L’ultimo sondaggio, confezionato in casa Pd e tirato fuori durante una cena di vecchi e nuovi amici, a qualcuno ha fatto andare di traverso il boccone. Il partito dato al 25% dei consensi, 10 punti percentuali in meno di cinque anni fa (e ancora 2 in meno rispetto al tracollo alle politiche del 2018) qualora fosse confermato dal risultato delle urne il prossimo 26 maggio.
Una caduta libera che però gli ottimisti confidano di invertire (o almeno di attenuare) sulla base di quanto visto con le mobilitazioni per i due appuntamenti delle primarie, quello di dicembre che ha incoronato Gianpiero Bocci segretario regionale e quello per l’investitura nazionale di Zingaretti. Sia chiaro: i grandi numeri delle persone che si sono presentate ai gazebo dem appaiono tali perché misere erano le aspettative della vigilia, dopo gli sconfortanti risultati degli ultimi tempi, a cominciare dalla batosta di un anno fa alle politiche. E allora, in alto i calici, ma tra due mesi bisognerà riempirli di più.
La lista Giubilei
Il valore aggiunto prova a portarlo il candidato sindaco, Giuliano Giubilei. Che deve muoversi su un doppio binario: tenere unita la coalizione affinché non si disperdano ulteriormente voti, per pochi che siano (specialmente dopo la scelta della sinistra di candidare Katia Bellillo) e cercare di pescare nel campo avversario, utilizzando l’espediente, ormai comune a tutte le latitudini, della “lista del presidente”. Che però non è molto facile da comporre. Perché i personaggi più in vista (e quindi potenzialmente in grado di attrarre più voti) non sono molto convinti di mettere la faccia su una scheda che, se va bene, vale un seggio a Palazzo dei Priori, ma se va male si traduce in una sonora figuraccia. Largo ai giovani, ha fatto intendere Giubilei presentandosi ufficialmente al Cral Perugina. E molti erano lì, in prima fila. Ma sapranno lanciare le reti in altri mari, più a destra?
Curia (quasi) salomonica
Né c’è da aspettarsi un particolare aiuto da parte della Curia. Nonostante i buoni rapporti con la Regione e quell’integralismo cattolico della destra sponda Pillon-leghista che spaventa più di attrarre (anche per lo scontro sulla gestione dei migranti), a Perugia la Curia sembra prepararsi ad assumere una posizione salomonica: una parola di conforto a destra, una a sinistra. Con buona pace dei cinquestelle. Solo che, a conti fatti, pare che a destra i figlioli con una benedizione speciale (con tanto di lite familiare) sono uno in più che a sinistra. Certo, non basta per parlare di un riposizionamento politico, però la cosa spaventa ulteriormente il centrosinistra.
Romizi con la calcolatrice in mano
La coalizione centro-civico-destra è allettata dall’idea di mantenere Romizi a Palazzo dei Priori al primo colpo. O forse sarebbe meglio dire che è spaventata dalla prospettiva del ballottaggio, che è sempre rischioso per il sindaco uscente, contro il quale, al secondo turno, potrebbero coagularsi più malumori. Ne sa qualcosa lo stesso Romizi, che cinque anni fa, aggregando quella che sembrava essere un’armata Brancaleone, riuscì a sorpassare Boccali partendo da uno svantaggio di 20 punti percentuali.
L’ultimo sondaggio dà l’attuale sindaco e la sua coalizione proprio intorno al 50%. La forchetta, esattamente, è tra il 48 ed il 51%. Uno scarto minimo, che però può fare la differenza tra paradiso e purgatorio, se non vero e proprio inferno.
Gli assessori sono tutti mobilitati, specie Barelli e Waguè, chiamati ancora una volta a fare i guastatori nel campo nemico. Ma questa volta, andando in guerra con la divisa e non con gli abiti civili del partigiano, il compito è un po’ più difficile.
Riposizionamenti socialisti
Quesiti nella palude socialista. Il dissolvimento di Ncd, sarà compensato dalla lista del sindaco o dalle mosse dell’assessore? Oppure dall’area socialista che si è spostata a destra seguendo il vendicativo Nilo Arcudi? Lo scambio di campo con Massimo Monni (che sta lavorando per una lista a sinistra, ma che potrebbe non essere direttamente della partita) a chi porterà un vantaggio, a Giubilei o a Romizi? Il tutto, mentre il capogruppo di comodo Carmine Camicia gioca, come al solito, la sua partita.
L’incognita Lega…
La Lega è un’incognita. In termini di voti, Romizi può contare su un apporto mancato cinque anni fa. La domanda, però, è: a chi li prenderanno, i seguaci di Salvini a Perugia, questi voti? Perché se li tolgono a Forza Italia (che nel 2014 si accaparrò l’11,7% dei consensi) il gioco non vale, almeno per Romizi. E qualche ardore femminista, anche tra chi a livello nazionale giura fedeltà a Capitan Salvini, a Perugia ha cominciato a creare mugugni contro l’oltranzismo pilloniano. Che a livello locale può contare ben poco, però a qualche potenziale elettrice sta cominciando a dare fastidio. Ed è quello che sperano gli strateghi dem da via Bonazzi.
… e quella a 5 stelle
Cristina Rosetti aspetta il via libera dal partito per il tentativo-bis di contrastare i due grandi schieramenti a destra a a sinistra. Un via libera che ci sarà: a Perugia non ci sono le condizioni per un altro “caso Biondi”, come a Spoleto. La lista è già pronta per metà. Ma rispetto a cinque anni fa si vuole tentare di mettere in campo una squadra più competitiva, con nomi più conosciuti. E poi, occorre lasciare spazio a nomi provenienti dalla società civile, secondo quel progetto di apertura all’esterno del Movimento 5 stelle prospettato da Luigi Di Maio. Si parte da un 19% dei consensi (18% circa la lista). I più ottimisti, guardano al 24,5% delle politiche di un anno fa, anche se il tavolo da gioco è un altro. L’effetto reddito e pensione di cittadinanza riuscirà a dare una mano, al di là del lavoro fatto dalla stessa Rosetti e da Giaffreda a Palazzo dei Priori in questi anni?
Due conti
I conti si fanno in termini di voti, non di preferenze. Ma l’astensione, specie negli ultimi anni, è un’incognita difficile da sciogliere, più ancora dell’appeal di un partito o di un candidato. In pochi rispondono apertamente ad un sondaggio ammettendo che non andranno a votare. Qualche rilevazione, poi, nemmeno contempla questa domanda.
Il numero elevato dei candidati sindaco rende difficile la vittoria al primo turno. Quella a cui punta Romizi, per non avere brutte sorprese. Alle politiche di un anno fa, il sorpasso della Lega (al 17%) su Forza Italia (al 10,6%) è avvenuto pur con la sostanziale tenuta degli azzurri. Improbabile, però, che alle comunali questo scenario possa ripetersi. Fratelli d’Italia, che a Perugia ha piazzato due parlamentari, è in ascesa, come da trend nazionale. Non al punto, ovviamente, da consentire una vittoria di mera coalizione partitica. La differenza, dunque, la potrà fare il Romizismo, se saprà convincere anche chi non ha il cuore a destra.
Nel campo avversario l’obiettivo è portare il sindaco al ballottaggio e poi aggregare con la chiamata contro la destra xenofoba, sperando in un rigurgito di orgoglio “partigiano”. Per l’impresa serve però che i partiti non perdano la loro identità (c’è pur sempre un elettorato tradizionale a cui dare certezze nell’ex Umbria rossa) ed un sentimento civico reale, non “civetta”, che convinca i moderati a scegliere Giubilei al posto di Romizi. E non tanto per i messaggi dei due candidati, che in fondo parlano una lingua simile, anche se con storie politiche e professionali molto diverse tra loro, quanto per le persone che si metteranno intorno.