DIOCESI SPOLETO-NORCIA, LA CARITAS INAUGURA LA NUOVA SEDE DI SPOLETO - Tuttoggi.info

DIOCESI SPOLETO-NORCIA, LA CARITAS INAUGURA LA NUOVA SEDE DI SPOLETO

Redazione

DIOCESI SPOLETO-NORCIA, LA CARITAS INAUGURA LA NUOVA SEDE DI SPOLETO

Mar, 11/01/2011 - 10:34

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Quale Caritas oggi. Forme concrete di collaborazione. È questo il tema del Convegno che si tiene al Chiostro di S. Nicolò di Spoleto giovedì 13 gennaio 2011, vigilia della festa del patrono S. Ponziano, in occasione dell'inaugurazione della nuova sede della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, situata nella Piazzetta della Misericordia. Per l'occasione giungeranno in città – su invito dell'Arcivescovo Renato Boccardo – mons. Vittorio Nozza Direttore di Caritas Italiana, il prof. Luca Diotallevi docente di Sociologia nella Facoltà di Scienze della Formazione all'Università di Roma Tre e il prof. Marcello Rinaldi, Delegato regionale Caritas Umbria. Il primo analizzerà il ruolo della Caritas in risposta alle attuali sfide educative ed economico-sociali; il secondo parlerà sul ruolo dei cattolici e sulle trasformazioni sociali nell' Umbria di oggi; il terzo presenterà l'identità, le motivazioni e le finalità della Caritas regionale. I lavori inizieranno alle ore 9.00. Alle 12.15 ci sarà l'inaugurazione della nuova sede della Caritas. La sessione pomeridiana prenderà il via alle 15.00. Dopo il saluto dell'Arcivescovo, mons. Nozza lancerà alcuni spunti alle comunità parrocchiali sulla sfida educativa e don Vito Stramaccia, direttore della Caritas di Spoleto-Norcia annuncerà la programmazione delle attività per il nuovo anno. Con questo convegno la Chiesa diocesana intende portare il proprio contributo alla società civile per aiutare gli uomini e le donne a pensare al domani e a non rimanere ancorati solo al mondo di ieri. È urgente, infatti, educare la gente a guardare la vita in senso critico. «E noi come Chiesa – afferma don Vito Stramaccia direttore della Caritas diocesana – proveremo a fare ciò dialogando con i responsabili dei servizi sociali dei Comuni che ricadono nel territorio dell'Archidiocesi, con le associazioni di volontariato presenti e con gli operatori delle Caritas parrocchiali. Certo, non abbiamo soluzioni immediate e non è nostra intenzione sostituirci a chi è preposto a provvedere direttamente ai bisogni delle persone. Vogliamo solo metterci ancora una volta in gioco, ribadendo la vicinanza e la predilezione della Chiesa – la Chiesa del grembiule come amava definirla il Vescovo Tonino Bello – per gli ultimi, per i poveri. E quando parlo di ultimi e poveri non intendo solo quelli che non hanno una casa, che frugano nei cassonetti della spazzatura per recuperare gli avanzi di cibo, che bussano alle nostre porte chiedendoci soldi per pagare i mutui e le utenze, che provengono da Paesi ridotti a brandelli da miseria e guerre. Loro sono e continueranno ad essere al centro del nostro servizio. Ma penso a quelle persone che, magari piene di soldi e comodità, hanno smarrito il senso della vita, hanno accantonato il valore fondamentale della fraternità e delle relazioni interpersonali, hanno perso il gusto di pensare in grande. Mi piace, dunque, immaginare la Caritas anche come realtà che contribuisce alla costruzione di stili di vita orientati all'essere e non all'avere». Anche la Conferenza Episcopale Italiana con gli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020 “Educare alla vita buona del Vangelo” invita le comunità cristiane a proporre autentici stili di vita. E la Caritas, fedele al Vangelo e all'uomo, deve rispondere. Anche perché una buona educazione può evitare situazioni di disagio e povertà. L'impegno è quello di far sì che la Caritas di Spoleto-Norcia sia sempre più evangelica, profetica, libera da vincoli che non permettono di camminare a servizio dell'uomo. «Purtroppo – dice ancora don Stramaccia – anche nel nostro territorio spoletino non mancano le criticità: c'è poco lavoro, non si vedono prospettive. Sembra che tutto vada bene, ma in realtà non è così. È necessario calarsi ancora di più nei problemi della gente, coinvolgersi, spendere energie per far sbocciare nuovamente le coscienze delle persone addormentate dai mezzi di comunicazione di massa. Accanto all'educazione, l'impegno civile. È vero che anche i cristiani si stanno allontanando dalla politica, ma la Chiesa non smetterà di formare, di istruire, di consigliare, di trasmettere criteri e valori affinché l'uomo si prenda cura dell'uomo, anche attraverso la cura della città. Questo perché nell'uomo si riconosce la figura di Cristo, perché siamo figli di un Dio che si è incarnato. Paolo VI affermava che “La politica è la forma più alta ed esigente della carità”. Una frase scomoda e che imbarazza chi della politica ne ha fatto un mestiere e non una missione. Noi la vogliamo prendere, invece, come un monito a spendersi nelle cose del mondo per cercare la crescita dell'uomo. Lo stesso Gesù, davanti alle folle affamate, non si è limitato ad esprimere la sua compassione fatta solamente di parole. Egli ha detto ai suoi discepoli: “Date loro voi stessi da mangiare!” (Matteo 14, 16). Il nostro convengo – conclude don Vito – vuole mettere al primo posto la carità al prossimo, non solo materiale ma anche formativa e culturale».


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