DIOCESI FOLIGNO: IL MESSAGGIO PASQUALE DI MONS. GUALTIERO SIGISMONDI - Tuttoggi.info

DIOCESI FOLIGNO: IL MESSAGGIO PASQUALE DI MONS. GUALTIERO SIGISMONDI

Redazione

DIOCESI FOLIGNO: IL MESSAGGIO PASQUALE DI MONS. GUALTIERO SIGISMONDI

Sab, 03/04/2010 - 18:22

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Il messaggio del vescovo di Foligno, monsignor Gualtiero Sigismondi, per la Santa Pasqua 2010. Sul sito della Diocesi di Foligno altri spunti, con omelie e messaggi del presule, in occasione della Settimana Santa.

È veramente risorto!

“Quando nasce il Signore a Betlemme, c'è dell'attesa, l'attesa dei profeti, l'attesa di tutto il mondo, c'è soprattutto l'attesa di due cuori: quello della Vergine e di san Giuseppe. Alla morte di Cristo, la mattina di Pasqua, chi attende il Signore? Ci sono delle donne, che vanno al sepolcro. Che cosa vanno a fare? Vanno a rendere omaggio al corpo di Cristo, chiuso nel sepolcro. Non hanno nessuna speranza, non portano nessun annuncio. I suoi apostoli, chiusi nel Cenacolo per paura, non per comunione di anime, a porte chiuse, che cosa aspettavano? Niente aspettavano! Avevano ancora nell'animo l'impressione oppressiva delle giornate appena chiuse e qualche parola che adesso a fatica ricordavano intorno alla ì Risurrezione. E, forse, nell'anima, era forte il bisogno di chiudere questa avventura, ritornare chi al proprio lago, chi alla propria barca, chi al proprio mestiere, chi alla propria casa”. Queste riflessioni di don Primo Mazzolari – una delle figure più significative della Chiesa italiana della prima metà del Novecento – prendono spunto dal fatto che gli Evangelisti, nel narrare l'evento stupendo della Pasqua di Cristo, sono concordi nel testimoniare che quando si apre il sepolcro non c'è nessuno che attende. E tuttavia i vari racconti evangelici, nel loro complesso, hanno nella forma un carattere particolare: essi si interrompono bruscamente, contengono tensioni e contraddizioni che non è sempre possibile risolvere interamente. Sembra che vi traspaia qualcosa di immenso che, per così dire, fa esplodere le forme consuete della nostra esperienza. Ne è prova evidente il fatto che Giovanni, datosi a gambe non appena riceve dalla Maddalena la notizia del trafugamento del corpo del Signore, sebbene giunga per primo al sepolcro, non entri. Si arresta sulla soglia del sepolcro, non tanto perché trafelato o preoccupato di dare la precedenza a Pietro, che, ansimante, giunge più tardi di lui, quanto perché folgorato dal ricordo delle Scritture; ed è proprio questo ricordo a suggerirgli la nota dell'Alleluia pasquale. Sono le Scritture, interpretate dalla Sindone e dal Sudario perfettamente piegati, ad aprire gli occhi di Giovanni (cf. Gv 20,8); sarà nelle Scritture che l'Angelo del Signore, posto a custode del sepolcro vuoto, inviterà le donne a trovare la nota dell'Alleluia (cf. Mt 28,5-7); sono sempre le Scritture, illuminate dalla Frazione del Pane, ad aprire gli occhi dei discepoli di Emmaus (cf. Lc 24,30-31). “Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture”: il Credo che professiamo ogni Domenica attesta che sono le Scritture, lette nella fede della Chiesa, a consegnarci la certezza che Cristo “morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita”. I segni della passione, che il Risorto porta impressi nel suo corpo glorioso, più che ferite della sua Crocifissione sono feritoie della luce pasquale; più che segni della sua Passione, che “ha inaugurato nel sangue il Mistero pasquale”, sono insegne dell'opera mirabile della Redenzione, che ha sconfitto l'antico Avversario, imponendo alla morte un limite invalicabile!

+ Gualtiero Sigismondi


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