Una ricostruzione post-sisma caratterizzata dalla «cultura del sospetto» da parte delle Istituzioni verso i cittadini e i professionisti e un’«ingiustificata disparità di trattamento dello Stato nei confronti dei terremotati del Centro Italia rispetto a quelli di Catania» viene denunciata dal senatore Franco Zaffini in un’interrogazione al premier Giuseppe Conte.
L’esponente di Fratelli d’Italia chiede al presidente del Consiglio dei ministri di adottare «provvedimenti urgenti uniformando l’entità dei contributi riconosciuti per il terremoto del Centro Italia a quelli riconosciuti per il sisma della provincia di Catania» e, parimenti, di «snellire le procedure e i controlli per l’accesso ai contributi».
«Al 31 dicembre nelle quattro regioni del Centro Italia risultavano aperti solo 1.563 cantieri della ricostruzione privata a fronte di 6.435 pratiche di richiesta contributo – spiega Zaffini – vale a dire l’11 per cento dei 59.652 edifici che hanno riportato danni lievi o gravi. I numeri confermano che la ricostruzione viaggia con il freno a mano tirato in particolar modo a causa dei tempi di gestione delle pratiche. I controlli – prosegue – sono serrati e gli intoppi burocratici provocati da una normativa complessa, contraddittoria e a tratti nebulosa». Per tutti – si legge in una nota – è iniziato il «calvario della presentazione delle domande con white-list alle quali iscriversi e un iter di approvazione spesso oltre i dodici mesi anche per i piccoli danni. Questa modalità operativa che ha imbrigliato la ricostruzione – viene sottolineato –attiene a una cultura del sospetto delle Istituzioni verso i cittadini e i professionisti secondo cui, chi chiede i contributi, lo fa tentando di aggirare le norme».
Ecco, dunque, il confronto con ciò che sta avvenendo in Sicilia: «Alla fine del 2018 il Capo della Protezione civile ha emanato provvedimenti urgenti secondo cui qualunque tecnico, anche senza formazione, può compilare le schede AeDes e una semplice scheda Cila (Comunicazione inizio lavori asseverata) in Comune per far ottenere subito 25 mila euro per ogni unità immobiliare, di qualunque dimensione, non come da noi dove è stato fissato un tetto di poche centinaia di euro a metro quadrato. Ai terremotati del Centro Italia – insiste Zaffini – viene chiesto di redigere un vademecum di adempimenti che comprende un elenco di 49 documenti richiesti per presentare la domanda. Perché questa disparità di trattamento?».
«Nelle aree terremotate della provincia di Catania con pochi e semplici passaggi i cittadini potranno finalmente sistemare rapidamente le loro case – conclude il senatore – mentre da noi è impossibile perfino rivolgersi a imprese con cui il direttore dei lavori abbia lavorato nei cinque anni precedenti, venendo meno, in questo modo, la possibilità di utilizzare ditte di fiducia già conosciute e apprezzate. I controlli sono doverosi da parte dello Stato ma la cultura del sospetto che tiene bloccata la ricostruzione di migliaia di terremotati è intollerabile. A quasi tre anni dal primo sisma che ha colpito l’Umbria c’è ancora tanto da fare, alla nostra gente vanno subito restituite dignità e parità di trattamento».