L’Umbria si riprende, pian piano. Sono dati confortanti quelli pubblicati dal Rapporto 2014 della Confcommercio della provincia di Perugia, illustrato stamani dal presidente dell’associazione Giorgio Mencaroni. I dati sono importanti soprattutto se comparati con quelli relativi alle imprese umbre per commercio, turismo e servizi rispetto al 2013. “La crisi – si legge nel rapporto pubblicato da Confcommercio – e il peso soffocante di tasse e tariffe hanno condizionato pesantemente la vita delle imprese, che spesso non hanno avuto a disposizione risorse sufficienti da destinare agli investimenti, o all’inserimento di nuova forza lavoro, o alla formazione, una funzione invece giudicata strategica. Pesante anche il condizionamento della concorrenza sleale e dell’abusivismo. C’è però anche qualche nota positiva: è aumentata la percentuale di imprese che hanno incrementato il proprio fatturato e, soprattutto, c’è nella quasi totalità degli imprenditori (89%) la determinazione ad andare avanti a tutti i costi. Crescono le imprese disposte a lavorare in rete, e la quota di quelle che utilizzano le nuove tecnologie“. I sintomi sono dunque quelli di un mercato che non disdegna l’avanzamento economico e prova a risalire la china anche dotandosi di strumenti innovativi, portandosi dunque al passo con le richieste del mercato.
Voglia di spendere – Se il buongiorno si vede dai saldi, il 2015 per le imprese del commercio è cominciato se non bene almeno in modo moderatamente positivo. In linea con la tendenza che sta emergendo a livello nazionale, infatti, un ricognizione effettuata dal Settore Moda Confcommercio della provincia di Perugia tra un campione di imprese di abbigliamento e calzature evidenza ad oggi un andamento delle vendite di fine stagione migliore dell’anno scorso. Il dato è costituito da una media tra coloro per cui i saldi stanno andando molo bene e chi si mantiene almeno ai livelli del 2014. Come d’abitudine, molto bene il primo week end, mentre ora si registra un andamento più “calmo”. “Ad essere significativo non è tanto il dato dell’andamento dei saldi 2015 in sé – sottolinea il presidente Confcommercio della provincia di Perugia Mencaroni – ma il fatto che segna per la prima volta dopo tanto tempo una inversione di tendenza, tanto più significativa perché confermata dalle vendite nel mese di dicembre, anch’esse generalmente migliori rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. I saldi confermano il rapporto di fiducia tra consumatori e imprese di vicinato: un buon inizio è di fondamentale importanza per i bilanci delle imprese e per la loro stessa sopravvivenza, anche se non sono certo un elemento sufficiente per affermare che abbiamo imboccato la via della ripresa”.
Le sei direzioni – Un’altra nota positiva scaturita dall’indagine è quella che vede nella quasi totalità degli imprenditori (89 per cento) “la determinazione ad andare avanti a tutti i costi nonostante il freno della crisi“, con aspettative alte per il 2015. Mencaroni ha inoltre indicato le 6 direzioni (riduzione pressione fiscale, tecnologie digitali, turismo, internazionalizzazione, reti di impresa, nuovi servizi per aiutare a fare impresa) “verso le quali dovrebbero essere orientati gli interventi prioritari“.
La pressione fiscale – “Serve anzitutto una riduzione delle pressione fiscale”, sostiene Mencaroni. “L’unico modo per uscire dal tunnel della crisi è il rilancio della domanda interna, tanto per i consumi che per gli investimenti. Noi lo diciamo da sempre, ma oggi sta finalmente diventando un’idea condivisa. Alla base ci deve essere una azione decisa per ridurre le tasse, tagliare la spesa pubblica improduttiva e rendere la burocrazia più veloce e efficiente. Poi ci devono essere le azioni a sostegno delle imprese che si stanno impegnando per la ripresa. Si deve favorire l’accesso alle nuove tecnologie digitali soprattutto da parte delle imprese piccole e piccolissime”. Infatti i maggiori problemi che le imprese si trovano ad affrontare, ai primi posti ci sono l’ormai insostenibile peso di Tasse, Tariffe e Tributi (45%) e l’elevato costo del lavoro (18%), che falcidiano i risultati di esercizio delle imprese e sono causa dei mancati investimenti.
Gli investimenti – Per la produzione del Rapporto, Confcommercio ha inoltre effettuato delle interviste per comprendere i trend economici umbri. In base ai risultati, il 78% degli intervistati non ha fatto investimenti nel corso dell’anno (erano il 70% nel 2009 e il 67% nel 2013). Chi ha fatto investimenti (22%) per il 56% lo ha fatto in macchinari e attrezzature (30% nel 2009), il 25% in immobili o impianti fissi (39% nel 2009), il 19% in tecnologie informatiche (21% nel 2009), il 13% in ampliamenti o nuovi rami di attività (9% nel 2009); scompare nel 2014 la voce formazione delle risorse umane e marketing che era al 6% nel 2009 e al 2% nel 2013.
Il fatturato – E’ invece in flessione il numero delle imprese (50%) che dichiara una diminuzione di fatturato (57% nel 2009, il 64% nel 2013); in leggera flessione anche il dato relativo alle imprese (33%) che denunciano una stabilità nel proprio fatturato (35% nel 2009, 28% nel 2013); migliora per il 2014 il dato delle imprese che dichiarano un aumento di fatturato, che passano dall’8% del 2009 (stessa percentuale lo scorso anno) al 17% del 2014. Nel 92% dei casi l’aumento di fatturato non è riconducibile alle opportunità che si generano anche in un momento economico sfavorevole, ma a tagli dei costi o variazioni nelle strategie aziendali e/o all’esplorazione di mercati di nicchia. Per contro, il 50% di imprese che dichiara una riduzione di fatturato, per il 94% la riconduce alla sola crisi economica.
Occupazione al palo – Segnale negativo per il dato dell’impiego lavorativo: solo il 3% delle imprese intervistate infatti ha dichiarato di aver fatto nuovi inserimenti di personale nel 2014 (nel 2009 era l’8%). Del 97% che dichiara di non aver fatto inserimenti di personale (93% nel 2013), un 32% delle imprese asserisce di avere già una eccedenza di personale, mentre il restante 65% afferma che in questo momento l’inserimento di nuova forza lavoro non è economicamente sostenibile. Dato ulteriormente allarmante è quello relativo alla concorrenza sleale insieme ai fenomeni di abusivismo che creano turbative del mercato (17%).
E infine: l’Umbria non fa squadra. Proprio il tema delle reti d’impresa e dell’aggregazione è stato approfondito per capire quanto già facciano parte delle normali strategie imprenditoriali. Il 17% degli intervistati dichiara di partecipare, o aver partecipato di recente, ad iniziative di reti d’impresa, in genere con scopi di marketing pubblicitario oppure di vendita on line, oppure per l’organizzazione di eventi e promozione territoriale. Una gran parte degli intervistati (82%) dichiara di non partecipare a progettualità condivise.
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