Carlo Ceraso
E’ di sicuro la crisi industriale più brutta degli ultimi 20-30 anni quella che sta attanaglia le fabbriche della città del festival, la città a vocazione turistica che, ironia della sorte, non riesce a far decollare il turismo come si dovrebbe e rischia di perdere pezzi negli altri settori. Istituzioni e parti sociali fanno quel che possono, costrette a destreggiarsi ora con imprenditori poco illuminati, ora con veri e propri speculatori, ora con cavilli burocratico-giuridici che i furbetti conoscono e sfruttano meglio di chiunque altro. Perché ogni città ha il suo quartierino, quello dei furbetti, e se non ce ne sono di autoctoni, c’è da giocarsi i cabasisi che ne spunta sempre qualcuno di fuori. Le ultime settimane hanno registrato solo nubi nere (anche per colpa di qualche sindacalista che ha una predisposizione genetica a annacquare le cose fino al loro inevitabile declino) anche se per qualche azienda sembra intravedersi qualche spiraglio di luce.
Ims – è la situazione più preoccupante, socialmente parlando, perché qui sono in gioco i destini di più di 300 famiglie. L’incontro in Regione di venerdì scorso ha visto la presidente Marini mettere sul tavolo “ogni azione e ogni struttura utile a risollevare le sorti dell’azienda” (clicca qui). A cominciare dalla stessa Gepafin. Ma bisognerà valutare il nuovo Piano industriale e conoscere in dettaglio la situazione finanziaria dell’azienda, ancora oscura ai più. Le cifre parlano di milioni di euro di debiti e altrettanti di crediti. La bilancia pende ovviamente dalla parte dei debiti, ma nessuno sa dire di quanto. Forse neanche l’ingegner Castiglioni la conosce fino all’ultimo centesimo. E questa potrebbe essere la notizia del giorno: pare infatti che durante la riunione a Perugia la Proprietà abbia manifestato un qualche imbarazzo ogni qual volta i vertici della Giunta (e i loro funzionari) facevano riferimento a quella esposizione finanziaria, piuttosto che ad un’altra. Possibile che il management non abbia dettagliatamente relazionato al Gruppo i propri numeri? Difficile dirlo. Sembra però, a sentire fonti autorevoli di Palazzo Donini, che Castiglioni abbia deciso l’invio a Spoleto di un proprio dirigente contabile a verificare la situazione, definita ‘seria’ tanto da far già ipotizzare il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per il 2012. Intanto si apprende che fra martedì e mercoledì prossimo i Sindacati saranno ricevuti dall’assessore regionale Vincenzo Riommi che illustrerà loro gli esiti dell’incontro e le strategie che l’ente intende avviare.
Minerva – torna invece a sperare la Minerva, storica azienda di Santo Chiodo che dall’ottobre 2009 è passata ingestione alla avellinese Scaf Srl dell’amministratore Giuseppe Andreone (che l’ha presa in affitto dalla curatela che segue il fallimento della precedente gestione; il contratto scadrà a novembre 2012 ). Un ingresso che sembrava riportare un po’ di sereno ma che in realtà si è trasformato in una specie di incubo per le maestranze ancora in cassa integrazione. Nella struttura spoletina, dicono i rappresentanti di Fiom-Fim-Uil, non lavora sostanzialmente più nessuno. Ma proprio la scorsa settimana si è registrata una importante novità: un imprenditore di Taranto, a quanto conferma Adolfo Pierotti (Fim Cisl), ha scritto alla curatela e ai sindacati per manifestare il proprio interesse a rilevare il sito spoletino.
Nuova Panetto & Petrelli – c’è interesse anche per la Nuova Panetto & Petrelli, l’azienda tipografica di via Martiri della Resistenza, che soffre il fallimento dell’azionista di maggioranza, la Team 2000 che deteneva l’80 del pacchetto. Messo all’asta senza risultato, nonostante l’ultimo prezzo base palese fosse sceso alla ‘misera’ cifra di 750mila euro. In questi ultimi giorni si è fatta avanti una cordata di imprenditori di Roma e Milano disposti a rilevarla, tanto da esser disposta a non attendere le decisioni del presidente del Tribunale di Latina chiamato a decidere sulla riproposizione di un avviso d’incanto. Sembra invece miseramente caduta la pseudo-trattativa avviata mesi fa da una cordata di 7 imprenditori lungo l’asse Roma-Spoleto-Foligno e affidata alla commercialista spoletina Patrizia Galli. Quest’ultima, alla fine di luglio (clicca qui), aveva annunciato la disponibilità a rilevare l’80% azionario ad una cifra di 800mila euro, ben 50mila in più del prezzo d’asta. Ma da un bel po’ di giorni della Galli & Co. non si ha più notizia, tanto che, com’era facile immaginare, nessuno si è presentato all’ultima asta del 22 settembre scorso. Il prezzo così rischia ora di scendere intorno ai 500mila euro, quanto un appartamento in centro storico.
Tecnokar – qualche preoccupazione, ma al momento non ci sarebbe alcun allarme ufficiale, sembra provenire dall’altra azienda metalmeccanica di Santo Chiodo, la Tecnokar di patron Luzzi che lo scorso giugno si era attrezzata, sotto il profilo societario, per far fronte a nuove, probabili commesse in campo militare (qui). Per il momento siamo alle ‘voci’, ma gli uffici dell’assessorato regionale allo sviluppo economico e quelli dei sindacati sono con le orecchie dritte.
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