di Spoleto 5Stelle
In questi giorni VUS e Comune si sollevano da ogni colpa con riferimento alla crisi idrica, imputando il problema al massiccio calo di pioggia e neve degli ultimi tre anni. Nei Comuni della valle spoletina sono state emesse ordinanze di sospensione delle forniture di acqua dalle ore 22 alle ore 6.
Di tutte le possibili scelte, togliere senza ragionevole preavviso la fornitura notturna alle famiglie è senz’altro la misura più “pigra”. Solo ora, dopo averci chiuso l’acqua, la VUS dichiara di aver stanziato fondi per gli interventi alle infrastrutture.
Nel corso degli ultimi cinquant’anni nella nostra Regione si sono imposte coltivazioni ad altissimo consumo idrico (es. mais e tabacchi). Le industrie poi sono tra i maggiori consumatori di acqua a livello assoluto. Andrebbe stilata una analisi ragionata di quali cambiamenti nei processi produttivi ne diminuirebbero l’uso.
Le famiglie sono finora le prime a pagare le conseguenze della emergenza idrica (anche se vanno senz’altro incentivati accorgimenti quali ad esempio riduttori di flusso ai rubinetti, adozione di cisterne di raccolta dell’acqua piovana, specie per i condomini – v. Legge Regionale n. 17/2008).
Una volta vi era una regola rigorosamente rispettata nella progettazione idraulica: la velocità dell’acqua meteorica deve essere RALLENTATA. Sono ancora presenti in certe zone (ad esempio i terreni limitrofi alla strada di Passo “La Spina”, ma si possono notare tali opere anche in Valnerina) degli sbarramenti in terra battuta o muretti a secco situati sul terreno coltivato, in senso ortogonale rispetto al corso d’acqua. Ora i fossi di scolo sono stati tutti cementati; anche le briglie, una volta realizzate in gabbioni, sono state fatte in cemento armato; niente più allagamenti, niente più ristagno d’acqua, niente più rifornimento per le falde acquifere.
Intanto organismi importanti per la vita pubblica come la Vus, quando sbagliano, vengono premiati (v. Bilancio 2012 e il regalo alla VUS).
Per finire va ricordato come diciassette delle 250 acque minerali commercializzate in Italia provengano dall’Umbria. Dai dati del Consiglio Regionale si apprende che le concessionarie attingono 1.223 milioni di litri circa all’anno e la Regione Umbria incassa 1 milione e 499 mila euro dai canoni di sfruttamento delle acque minerali. Dividendo queste cifre si ha un prezzo per litro di € 0,001. Cioè un millesimo di euro. Secondo i dati dell’osservatorio prezzi del Ministero delle Finanze il prezzo medio di un litro di acqua minerale è di € 0,46. Si ha un ricarico del 46.000 % (quarantaseimila per cento – si compra a 1 e si vende a 460), che nel commercio non è un prezzo o un ricarico pensabile, ma una follia, autorizzata del resto anche dalle altre Regioni d’Italia (v. L’acqua è gratis… ma non per noi)
L’acqua e’ un bene comune dei cittadini e non va né sprecata né regalata. Ai cittadini nessuno la regala, né essi intendono sprecarla (pagandola ben cara). La gestione dell’acqua deve essere pianificata in modo competente e previdente, non con ordinanze dell’ultimo momento, in nome di emergenze “ibride”, che emergenze non sono, in quanto prevedibili da anni.