” In un momento di grave crisi economica che avrà effetti gravi e duraturi,l'Italia sconta ritardi storici in termini di welfare, infatti il sistema del welfare non è stato adeguato ai cambiamenti avvenuti nel mercato del lavoro. Questa è la prima grande crisi dell' epoca del lavoro precario e gli strumenti che si usano sono superati, del secolo scorso, ma i bisogni sono nuovi. E quindi ora più che mai va sostenuta la proposta di legge sul “reddito sociale”. Nel nostro paese (e in Grecia) non esistono misure di reddito garantito come nel resto d'Europa, un reddito minimo che assicuri una vita libera e dignitosa. L'ha già fatto la Regione Lazio dove il reddito sociale è legge.
Proposta di legge presentata dal Consigliere Regionale S.Vinti “Istituzione del reddito sociale. Sostegno al reddito in favore dei disoccupati, inoccupati o precariamente occupati”
Quattro le condizioni previste per accedere al reddito sociale:
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risiedere nella regione da almeno 24 mesi al momento della presentazione della domanda;
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l'iscrizione alle liste di collocamento dei Centri per l'impiego;
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un reddito personale imponibile non superiore a 8.000 euro nell'anno precedente;
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il non aver maturato i requisiti per il trattamento pensionistico
Oltre a un erogazione di denaro non superiore a 7.000 euro l'anno, la legge sul reddito sociale attribuisce ai Comuni e alle Province la facoltà di erogare una serie di prestazioni indirette ad esempio tariffe ridotte su mezzi pubblici locali e libri di testo gratuiti;a favorire la fruizione di attività e servizi di carattere culturale, ricreativo e sportivo e a contribuire al pagamento delle forniture di pubblici servizi. Gli enti locali relativamente alla disponibilità potranno prevedere l'erogazione di contributi per ridurre il canone di locazione.
Sono previste sanzioni in caso di dichiarazioni non veritiere o qualora il soggetto venga assunto con contratto di lavoro subordinato o a tempo determinato, ovvero nel caso in cui lo stesso svolga un attività lavorativa di natura autonoma.
Inoltre la decadenza è prevista nel caso in cui il beneficiario rifiuti una proposta di impiego offerta dal Centro per l'impiego territorialmente competente, ma non nell'ipotesi di non congruità della proposta. Vale a dire: i benefici non decadono se il soggetto non accetta una proposta che non tiene conto del salario precedentemente percepito,della professionalità acquisita,della che formazione ricevuta e delle competenze formali e informali certificate dal Centro per l'impiego.
Dobbiamo su questa proposta iniziare un percorso di confronto con le rappresentanze del mondo sociale, sindacale e lavorativo affinché anche l'Umbria si doti di questo strumento fondamentale che nulla ha a vedere con la vecchia logica assistenzialistica, perché anche la nostra regione sia all'avanguardia nella difesa dei lavoratori, e diventi un modello positivo per il resto del Paese.”
(Comunicato a cura del Circolo spoletino di Rifondazione Comunista.)