Coronavirus, Cna: un tavolo regionale per l'avvio della "fase 2"

Coronavirus, Cna: un tavolo regionale per l’avvio della “fase 2”

Redazione

Coronavirus, Cna: un tavolo regionale per l’avvio della “fase 2”

Il direttore Giannangeli: in Umbria le imprese devono riaprire presto e in sicurezza
Gio, 16/04/2020 - 10:17

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Un tavolo regionale per gestire l’avvio della fase 2 dell’emergenza Coronavirus e riaprire in sicurezza le attività. E’ quanto chiede alla Regione Roberto Giannangeli, direttore di Cna Umbria. “In Umbria, pur se tra mille difficoltà – la premessa di Giannangeli – il contrasto alla diffusione del contagio da Coronavirus è stato gestito nel migliore dei modi. Ma adesso è indispensabile la costituzione di un tavolo regionale per coordinare l’avvio della fase 2, quella della riapertura delle attività imprenditoriali“.

Definire le linee guida

Il tavolo è necessario – spiega il direttore della Cna – per condividere le linee guida sulla sicurezza sanitaria già adottate e sottoscritte dalle parti sociali il 14 e il 24 marzo scorsi, dalle quali poi discendono i protocolli aziendali che vanno implementati dalle imprese. Non è escluso che a queste linee guida nei prossimi giorni se ne aggiungano altre, viste le commissioni costituite allo scopo a livello nazionale. Perciò è ancora più necessario che si vada a istituire un tavolo regionale per assicurare che la riapertura delle imprese avvenga in sicurezza. Non possiamo permetterci di tornare al lavoro rischiando differenze di interpretazione da parte di enti preposti al controllo, oppure che manchino i dispositivi di protezione. Senza contare che ci sono attività specifiche per le quali andrà previsto e concordato un diverso modello organizzativo del lavoro”.

“Non si può aspettare”

A un mese esatto dal lockdown imposto dal Governo per prevenire la diffusione del contagio da Coronavirus – prosegue Giannangeli – la riapertura delle attività rappresenterebbe la miglior garanzia per sconfiggere la paura che si è insinuata in ognuno di noi, paura che ormai non riguarda più solo il timore di ammalarsi, ma anche quella per il futuro che ci attende e la preoccupazione di perdere gli attuali livelli di benessere. C’è la necessità impellente di riprendere le attività manifatturiere perché i mercati in cui operano le imprese non sono più disposti ad aspettare. Proseguire oltre significherebbe perdere clienti e commesse e uscire dalle catene di produzione, anche globali, faticosamente conquistate al prezzo di copiosi investimenti, sacrifici, innovazione. Lo stesso dicasi nel mercato locale di riferimento per le imprese di costruzioni: la primavera/estate, infatti, è il periodo in cui si concentrano i lavori di costruzione e/o riqualificazione edilizia e che producono la maggior parte del fatturato annuo del settore edile“.

Servizi alla persona, dilaga l’abusivismo

Infine – aggiunge il direttore di Cna Umbria – insistiamo anche sui servizi alla persona perché oggi assistiamo al dilagare dell’abusivismo. Bisogna trovare soluzioni condivise al più presto. Siamo sicuri che le Istituzioni saranno disponibili ad accogliere le nostre richieste. Abbiamo letto con attenzione, ieri (oggi, ndr) le parole della presidente della Regione, Donatella Tesei, che sottoscriviamo integralmente, ma la questione fondamentale è definire le regole per far convivere l’attività lavorativa con la tutela della salute di tutti. In questi giorni oltre alla sicurezza, altro tema prioritario è quello della liquidità aziendale“.

Il decreto Liquidità

A partire dalla prossima settimana e sulla base del decreto Liquidità, Cna e Fidimpresa, il confidi di emanazione, saranno in grado di assistere le imprese per semplificare i rapporti con il sistema bancario, anche mettendo a disposizione strumenti innovativi che vadano ad affiancare quelli più tradizionali.

Il decreto – spiega a questo proposito Giannangeli – ha creato molte aspettative e secondo noi va nella giusta direzione sebbene necessiti di alcune modifiche che ne semplifichino l’applicazione. Ma al di là degli strumenti presenti o futuri per far fronte ai mancati incassi, se le imprese non torneranno a lavorare sarà inevitabile che chiudano, mandando in fumo migliaia di posti di lavoro, perché i debiti non possono sostituire i fatturati. Le stime del Fmi (fondo monetario internazionale) prevedono che l’Italia nel 2020 perderà il 9% del proprio Pil. Stime che, proiettate in Umbria, si tradurranno in una ulteriore perdita di ricchezza, che si andrà a sommare ai risultati non brillanti degli ultimi 10 anni. È questo – conclude Giannangeli – ciò che vogliamo evitare con tutte le nostre forze”.

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