Aggiornamento ore 20.00 – Si è conclusa alle 17:00 la manifestazione organizzata dal “Coordinamento No Acquedotto” che ha chiesto la chiusura immediata dei lavori dell’ acquedotto che attraversa la Valnerina. Un centinaio di persone sono partite dalla piazza centrale di Ferentillo Matterella per arrivare, dopo aver transitato nel borgo di Precetto, davanti alle ruspe e al cantiere dell’acquedotto chiedendo in maniera chiara e forte lo stop immediato dei lavori.
Tornerà ad alzare la voce oggi pomeriggio a Ferentillo, per dire ancora una volta il suo fermo no all’acquedotto Pentima – Scheggino, soprattutto alla luce della variante al progetto presentata dal Sii (Servizio idrico integrato), il coordinamento No acquedotto.
Proprio nei giorni scorsi il Sii era intervenuto a spiegare i benefici della nuova opera idrica in corso di realizzazione, “la più importante degli ultimi 40 anni e che è destinata a generare ricadute di alto livello su tutta la Conca ternana. Il nuovo acquedotto servirà infatti a risolvere i problemi dell’attuale sistema di distribuzione dando a Terni una grande quantità di acqua di eccellenti qualità organolettiche. In pratica sostituirà l’acqua della Conca che è di qualità inferiore rispetto a quella della Valnerina” aveva spiegato il Sii. Evidenziando i controlli effettuati e l’assenza di impatto sul fiume Nera “in quanto i prelievi sono eseguiti nelle falde a circa 300 metri di profondità”.
Il coordinamento per il No acquedotto, invece, continua a pensarla diversamente e, carte alla mano, si prepara alla protesta che prenderà il via oggi alle 15 dai giardini pubblici di Ferentillo Matterella. Diciamo no all’acquedotto, spiegano i promotori della protesta, perché: “nei pozzi non c’è acqua; 17 milioni di euro pagati dai cittadini tramite bollette ed enti pubblici, abbiamo le bollette tra le più care d’Italia; opera inutile e dannosa alla Valnerina; la crisi idrica non c’è e di acqua ce n’è tanta e si spreca; alto rischio di disseccamento del fiume e di tutto l’ecosistema, sorgenti di montagna comprese; lavori senza gara d’appalto“. Il coordinamento spinge quindi per la ripubblicizzazione dell’acquedotto e per il risanamento di quello esistente “che registra perdite di più del 40%“.
Dopo un incontro pubblico organizzato dal coordinamento No acquedotto al comune di Ferentillo, dove i tecnici ed i geologi invitati avevano mostrato le numerose criticità sull’acquedotto di Terria collocato in ambiente sismico, il 12 gennaio il direttore del Sii Paolo Rueca affermava che “gli eventi sismici non hanno comportato modifiche alle falde o conseguenze ai pozzi costruiti” e che “sin dal 2015 il Sii ha avviato insieme al Cnr uno studio specifico con l’installazione di strumenti di monitoraggio in continuo (…) e che dai dati rilevati (…) possiamo sostenere che il costruendo acquedotto ed in particolare i pozzi di produzione da realizzare o realizzati non corrono il rischio di rimanere senz’acqua”. Ma il coordinamento evidenzia tutta un’altra situazione: “oggi sappiamo che i pozzi scavati a Terria che dovrebbero alimentare l’acquedotto Scheggino – Pentima, garantiscono una portata idrica ridotta rispetto alle previsioni per cui il Sii ha presentato una variante al progetto in cui chiede una ‘rilocalizzazione delle perforazioni’ cioè una nuova autorizzazione a perforare la zona alla ricerca dell’acqua”.
Il coordinamento cita quindi i documenti del Sii: “Il pozzo P2 (…) ha registrato una produttività inferiore alla previsione (…) e il pozzo P3 in base ai logs geofisici sembra presentare una situazione analoga. Pertanto – continua il Sii – la modifica che si intende apportare al progetto comporta una rilocalizzaione delle perforazioni per intercettare settori dell’acquifero basale a maggiore fratturazioni”.
Tra le criticità c’è il fatto che vari pozzi sono stati scavati sopra il sito di una vecchia discarica (il coordinamento No acquedotto è infatti riuscito a recuperare dei documenti del Comune di Ferentillo degli anni ’80 che dimostrano la presenza nella zona di una discarica di rifiuti solidi urbani). E ora, poi, si chiede di scavare nuovi pozzi. Da qui vari interrogativi: “Ma non era tutto garantito e monitorato? Non è che la variante al progetto nasconde qualcos’altro? Magari la possibilità di continuare a scavare in maniera più libera dai vincoli ambientali per aumentare, in un futuro prossimo la captazione in un Ambiente da tutelare?”.
Il coordinamento chiede quindi che la variante necessiti una nuova Via (valutazione di impatto ambientale) che tenga conto degli scavi e dei lavori già eseguiti che incidono pesantemente sul sito. “Parafrasando il direttore del Sii Paolo Rueca che ha definito l’acquedotto come opera magna, di ‘magna’, al momento, – dice il fronte dei contrari all’opera pubblica – ci sono soltanto i contributi pubblici e quelli delle bollette fatte pagare agli utenti per quest’opera nefasta ed inutile. Siamo di fronte al paradosso, all’assurdo: stanno costruendo 34 km di acquedotto che attraversa la Valnerina, i parchi naturali, la cascata delle Marmore e nei pozzi l’acqua non c’è, i fatti smentiscono le dichiarazioni: non hanno trovato l’acqua prevista nonostante le perforazioni e la colata di cemento riversata a Terria”.
“Il coordinamento – viene poi spiegato – ha chiesto al Sii i dati del monitoraggio del Cnr ma il 2 febbraio il Sii ha risposto che non è nelle sue disponibilità (chissà perché?); abbiamo fatto richiesta direttamente al Cnr e appena avremo i dati li renderemo pubblici, ma ad oggi sappiamo che nei pozzi scavati e previsti l’acqua non c’è, che siamo di fronte ad un acquedotto senza acqua, che i fatti starebbero dimostrando quello che abbiamo sempre denunciato. Tutto questo oltre al fatto che i lavori sono stati concessi in house, per più di 17.000.000 di euro, senza gara di appalto al socio privato del Sii e siamo in attesa dei risultati delle indagini della Procura, nel cui operato continuiamo a confidare. Oltre al fatto che il fabbisogno di acqua a Terni è già completo e non è necessario alcun ulteriore apporto idrico e considerando che quasi il 50% dell’acqua distribuita dal Sii si perde prima di arrivare ai rubinetti. Oltre al fatto che abbiamo le bollette più salate dell’Umbria e tra le più care d’Italia. Oltre al fatto che i costi dell’inutile opera sono a carico degli utenti, mentre i profitti se li spartiscono i gestori. Per questo è necessaria una risposta popolare di massa per bloccare i lavori. Fermiamo il ‘mostro’, il serpente velenoso di cemento e ghisa che morde in profondità e che si srotola lungo la Valnerina. Difendiamo il territorio, la nostra storia e il nostro futuro, non ci arrenderemo!”.