Riccardo Foglietta
“La risposta giunta dall’assessore all’Ambiente Luigi Bencivenga ai quesiti posti in merito all’acquisto della centrale a biomassa Printer, che si trova a Maratta a pochi metri di distanza dall’inceneritore, rispecchia l’ignavia politica di questa amministrazione.” Così Fabio Neri, esponente del Comitato No Inceneritori Terni, ha commentato il risultato del question time che si è svolto in Comune questa mattina. “L’amministrazione – ha proseguito Neri – non si oppone alla realizzazione dell’impianto in questione, poiché questo è stato già autorizzato, ma garantisce sull’applicazione dei controlli sulle emissioni; ovviamente ci interroghiamo sulla reale efficacia di questi controlli, dato che oramai il livello di sospetto nei confronti degli organi di controllo è altissimo, viste le numerose inchieste che mettono sotto accusa chi dovrebbe controllare le emissioni. Non è pensabile continuare ad avere questo atteggiamento nei confronti dell’inquinamento e delle emissioni di impianti come gli inceneritori, impianti assolutamente inutili che favoriscono grandi affari dettati dagli incentivi pubblici per la produzione di energia elettrica. In Umbria è stato già superata la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili posta come obiettivo dal quadro energetico nazionale e regionale: il vero affare non è rappresentato tanto dall’impianto, quanto dall’autorizzazione che porta con sé. Oggi, infatti, sappiamo che l’autorizzazione unica è stata concessa nel 2009 e sarà valida fino al 2019, rappresentando così una garanzia di profitti per la Tozzi Holding S.r.l., che avrà mano libera per tantissimi anni. Toccherà a noi cittadini – ha concluso Neri – mettere in campo iniziative che rendano chiaro che quell’impianto non lo vogliamo e che vorremmo vederlo smantellato per avviare, in quell’area, la realizzazione di impianti per il trattamento a freddo dei rifiuti dando così il via al polo del riciclo e del riuso.”
Sabato pomeriggio, presso la sala comunale sita in Via Aminale, si è tenuto il convegno organizzato dal Comitato No Inceneritori Terni dal titolo “Emissioni di diossine dall’incenerimento dei rifiuti: efficaci metodi di misura e possibili effetti sulla salute”. A fare da relatori erano presenti il chimico ambientale Federico Valerio, direttore del servizio di chimica ambientale presso l’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova, ed il dott. Carlo Romagnoli, referente per l’ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente) Umbria. Queste le parole del dott. Valerio: “Diossine e furani si formano in seguito ad ogni combustione in cui siano presenti cloro e composti organici, sono due degli inquinanti più pericolosi perché hanno effetti tossici a bassissima concentrazione e per misurare queste due sostanze dobbiamo fare riferimento al picogrammo, corrispondente ad un miliardesimo di milligrammo. Diossine e furani sono sostanze caratterizzate da persistenza e bioaccumulabilità: ciò significa che si concentrano progressivamente nell’ambiente e lungo la catena alimentare, arrivando a mettere a rischio perfino il latte materno. Ciò accade perché – ha illustrato Valerio – la principale fonte di esposizione alle diossine sono i cibi, in particolare quelli grassi come carne e formaggio; il problema, quindi, non è tanto quante diossine respiriamo ma quante diossine mangiamo. Per controllare meglio il possibile rischio sanitario dovuto all’esposizione alle diossine bisogna misurare in continuo non solo le emissioni dei camini degli inceneritori, ma anche le deposizioni al suolo identificando le fonti e facendo una stima dei loro rispettivi contributi.” Il contributo del dott. Romagnoli, infine, è stato il seguente: “Bisogna smetterla di sottovalutare i determinanti ambientali che influiscono sulla salute pubblica ed occorre riprendere il controllo dei servizi di prevenzione, oggi funzionali a “portatori d’interesse”, rendendoli invece funzionali al diritto alla salute dei cittadini. A Taranto si è consumata una strage di civili che non ha eguali nella storia d’Italia. Oggi – ha concluso Romagnoli – le strategie di prevenzione tutelano gli interessi dei privati attraverso politiche di servizio agli stessi da parte del pubblico, per cui il controllore lavora per il controllato, andando così a generare un palese conflitto d’interessi: la soluzione del problema sarebbe l’attivazione di un osservatorio indipendente su salute e ambiente.”
© Riproduzione riservata