Gli orologi subacquei professionali sono contraddistinti dalla presenza di una ghiera unidirezionale
Gli orologi subacquei professionali fanno parte dell’equipaggiamento tecnico necessario per svolgere attività subacquee in totale sicurezza. I dispositivi di questo tipo, in gergo tecnico chiamati “orologi diver” o “dive watch”, sono dotati di numerose funzionalità, in grado di supportare il sommozzatore non solo mediante la misurazione del tempo ma anche altri parametri.
Anche per questo, scegliere un modello adatto alle proprie esigenze è fondamentale ma l’ampia offerta di mercato può rendere il processo di selezione non semplice, così come i tanti fattori da prendere in considerazione. Ragion per cui, specie se si è diver alle primi armi o non particolarmente esperti, il consiglio è quello di cominciare a raccogliere informazioni e dati sui prodotti in commercio, magari documentandosi su siti specializzati come Recensioniorologi.it prima di scegliere l’orologio subacqueo da acquistare. Ma quali sono le caratteristiche e i parametri tecnici che incidono maggiormente sulla scelta del prodotto finale? Ce ne sono diversi da prendere in considerazione, alcuni di natura pratica e funzionale, altri definiti da un preciso standard normativo.
La norma ISO 6425
Introdotta per la prima volta all’inizio degli anni Ottanta, la norma ISO 6425 individua i parametri tecnici che un orologio deve possedere per essere classificato tra i “Divers’ watches” e risultare quindi idoneo all’utilizzo subacqueo professionale. Lo standard, aggiornato nel 2018, stabilisce che un orologio da immersione è contraddistinto da alcuni requisiti imprescindibili; anzitutto, deve essere equipaggiato con un dispositivo in grado di rilevare il tempo di immersione il quale deve risultare leggibile ad almeno 25 cm di distanza.
In secondo luogo, sia la cassa che le componenti meccaniche del movimento devono possedere proprietà antimagnetiche nonché un’elevata resistenza meccanica, così da garantire il funzionamento dell’orologio anche in caso di urti. In aggiunta, il dispositivo deve essere resistente ai possibili danni derivanti dal contatto con l’acqua salata, nonché resistere alla pressione dell’acqua durante le immersioni (almeno 20 bar, il valore che si raggiunge a circa 200 metri di profondità).
Differenze tra i vari modelli
Le caratteristiche sopra elencate sono comuni a tutti i modelli di orologio da immersione; al contempo, non tutti garantiscono gli stessi riscontri prestazionali. La resistenza alla pressione dell’acqua, ad esempio, rappresenta una delle principali discriminanti da questo punto di vista; i modelli ‘waterproof’ di livello base, ad esempio, sono in grado di sopportare circa 3 atmosfere di pressione e, pertanto, sono indicati per immersioni non oltre i 30 metri di profondità. I dive watch professionali (certificati ai sensi della norma ISO 6425), invece, sono in grado di reggere una pressione di molto superiore (oltre i 20 bar) e possono essere impiegati per raggiungere profondità oltre i 200 metri al di sotto del livello del mare.
Gli orologi subacquei professionali, inoltre, sono contraddistinti dalla presenza di una ghiera unidirezionale. Tipica dei dispositivi da immersione, questa componente assolve ad una funzione di primaria importanza, ossia tener conto dei tempi di permanenza in acqua e risalita. Viene definita “unidirezionale” poiché si muove soltanto in senso antiorario, lungo una scala sessagesimale; il sommozzatore, al momento dell’immersione, fa ruotare la ghiera (che generalmente è regolabile a scatti) fino a far coincidere lo ‘zero’ con la lancetta dei minuti. In tal modo, è possibile computare in maniera precisa il tempo restante, in relazione all’autonomia di immersione consentita dalle bombole. La ghiera mobile degli orologi subacquei è monodirezionale per un motivo ben preciso: in caso di urto durante la permanenza in acqua, un eventuale spostamento dello ‘zero’ porterebbe comunque la ghiera a segnalare un lasso di tempo ‘utile’ inferiore a quello reale, in maniera tale da non mettere a rischio l’incolumità del sub, anticipando i tempi di risalita rispetto alla reale autonomia residua.