“C’è un certo Luca Coletto che è stato condannato per incitamento a commettere atti di discriminazione razziale e per il delitto di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio etnico o razziale“. A puntare l’indice contro il neo assessore regionale alla Sanità e al Sociale, Luca Coletto, è il capogruppo del Pd, Tommaso Bori. Per il quale chi ha ricevuto condanne per fatti legati al razzismo non possa ricoprire cariche nelle Istituzioni pubbliche. La condanna era stata di mesi due di reclusione ed il divieto di svolgere propaganda elettorale per tre anni, condizionalmente sospese.
Bori fa riferimento alla condanna riportata nel 2009 da Coletto (che all’epoca era assessore provinciale di Verona) ed altri esponenti politici veneti, tra cui l’allora primo cittadino Flavio Tosi, per il delitto di “propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio etnico o razziale”. All’origine della denuncia i toni, giudicati razzisti, di una raccolta di firme, avvenuta nel 2001, per lo sgombero dei campi nomadi indetta dalla Lega nel 2001.
Un intervento, quello di Bori, a cui fa seguito quello del parlamentare e segretario umbro del Pd, Walter Verini, che lamenta il silenzio delle istituzioni sulla vicenda per la condanna definitiva per razzismo “nel curriculum” di Coletto. “Non è una cosa da far passare sotto silenzio – commenta Verini – soprattutto in un momento in cui episodi di razzismo sono all’ordine del giorno nel Paese. Per questo ci aspettiamo una presa di posizione netta e chiara, a partire dalla presidente Tesei. La quale ha scelto per guidare la sanità una persona lontana dall’Umbria non solo per la sua provenienza, ma anche per questo precedente inquietante, estraneo alle radici e al clima di questa regione. Per questo – conclude Verini – deve innanzitutto chiarire se tutto ciò fosse a sua conoscenza e far conoscere il suo pensiero”.