I centri diurni per disabili non hanno ancora riaperto i battenti dopo il lockdown e per le famiglie il disagio è sempre più evidente. Succede ad Amelia dove sono presenti due strutture di questo tipo. Che sulla carta avrebbero potuto riaprire dopo il 18 maggio ma così non è.
Con la Delibera di Giunta n. 374 del 13 maggio scorso e l’emanazione delle relative linee operative di indirizzo, è stato decretato che “Le strutture semiresidenziali rivolte ai disabili fisici e psico-fisici sono autorizzate a programmare la ripresa dell’erogazione delle attività a partire dal 18 maggio, a seguito della predisposizione di uno specifico piano concordato con il Distretto di riferimento oltre che con l’ente locale’.
Un traguardo percepito come fondamentale da numerose famiglie che in questi mesi di confinamento hanno dovuto contenere lo stress connesso alla gestione della disabilità, senza poter contare su nessun sostegno operativo. A ritardare le procedure di riapertura ci sono varie motivazioni. In primis la delega ai distretti sanitari di zona che deve organizzare flussi di utenza, spazi e lo screening con tamponi per prevenire il rischio di contagio da Covid-19.
Familiari dei disabili in fibrillazione
Il distretto sanitario di Narni – Amelia non ha ancora presentato un cronoprogramma di riapertura dei centri diurni per disabili. Stando a quanto riferito dal direttore di zona, il dottor Giorgio Sensini, ai familiari degli utenti, la Usl starebbe attendendo una standardizzazione delle procedure di riapertura da mettere in atto in tutta la regione.
Una attesa che potrebbe protrarsi per un tempo indefinito e che sta generando fibrillazione nelle famiglie del territorio. Parliamo di circa 50 disabili solo ad Amelia, i cui familiari premono affinché possano riattivarsi i percorsi socio-educativi bruscamente interrotti a causa della pandemia.
I protocolli di contenimento
Oltre alle lungaggini organizzative istituzionali, la questione della riapertura dei centri diurni per disabili di Amelia è ancora più delicata. Questo perché, ad oggi, solo una delle due strutture operanti nel territorio ha prodotto uno specifico protocollo gestionale per fronteggiare il pericolo di contagio da COVID-19. Prevedendo cioè una riorganizzazione di numeri di utenza, spazi, attività e la predisposizione di specifiche cautele contro il rischio sanitario. Che è notevolmente aumentato dalla oggettiva difficoltà di contenere eccessivi contatti fisici.
Ad oggi il centro che fa capo al comune (il C.I.R.P. – Centro di Integrazione e Riabilitazione di Porchiano del Monte) sembra non abbia ancora proposto una mappa riorganizzativa della struttura e una ridefinizione delle attività. Mentre il centro convenzionato “Spazio Creo”, attivo da circa un anno, preme per una rapida riapertura. Per questo ha proposto un proprio protocollo sanitario che segue le linee ministeriali.
“Noi siamo pronti a ripartire. Siamo in trepida attesa delle direttive Asl” dichiara Lino Leonardi, presidente di “Spazio Creo”. “Abbiamo articolato uno specifico protocollo contro l’abbattimento da rischio sanitario condiviso con i sindaci della zona sociale di Narni-Amelia e il direttore del relativo distretto Asl. Nella nostra struttura di 250 metri quadri possiamo ospitare fino a 20 persone. Seguendo le direttive ministeriali ne potremo accogliere 10/12 nel pieno rispetto delle norme sanitarie. Chiediamo alla regione e alla Asl – incalza – uno sforzo per accelerare gli adempimenti burocratici”.
Una necessità impellente, questa, per riattivare dei percorsi di sostegno e promozione di una normalità per i disabili, condizionata dalle necessarie precauzioni.