Tra settembre e novembre 2015 Arpa Umbria, in collaborazione con il Comune di Fabro, ha avviato un’indagine ambientale riguardante l’abbancamento di ceneri derivanti dalla combustione del carbone (CCPs) prodotte dalla centrale ENEL di La Spezia avvenuto in 3 fasi successive nel periodo 1986-1990. I tecnici dell’Agenzia hanno esaminato tre matrici ambientali: aria, acqua e suolo. Arpa Umbria, entro il mese di gennaio 2016, formalizzerà un Piano di indagine allargato, teso ad acquisire ulteriori informazioni sulle matrici ambientali.
Le conclusioni dell’accertamento. “L’indagine effettuata nell’area della zona industriale e artigianale, denominata “complesso Borgosole”, nel Comune di Fabro – scrive l’Arpa – costruita su un terrapieno costituito da CCPs riferibili alla centrale ENEL di La Spezia, ivi stoccati nel periodo attorno al biennio 1988-89, ha consentito di accertare vari superamenti delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC), per solfati, boro e manganese e tetracloroetilene (PCE). Tali superamenti delle CSC si realizzano in un contesto geologico caratterizzato, oltre che dalla presenza di CCPs, dalla presenza di sedimenti alluvionali fluviali, attuali e recenti, in parte apportati da operazioni di bonifica per colmata, sovrastanti depositi pliocenici di origine marina, con livelli salmastri e gesso. I sedimenti marini pliocenici presentano varie caratteristiche composizionali simili a quelle dei CCPs.
Il confronto tra le caratteristiche proposte dai punti di monitoraggio ubicati nell’area di abbancamento dei CCPs e quelli della Rete Regionale, distribuiti in un’area più vasta, propone un quadro idrochimico caratterizzato da parziali analogie ma anche notevoli differenze, specialmente per i campioni raccolti nel settore ubicato sottogradiente piezometrico all’abbancamento di CCPs. In tale settore, il punto ZIF4 propone caratteristiche solo parzialmente correlabili a caratteristiche naturali e che, soprattutto per quanto attiene alle concentrazioni in Mn e soprattutto del Mo, evidenzia la possibilità di apporti esterni correlabili alla presenza dei CCPs”.
Allo stato attuale delle conoscenze, il dettaglio informativo non consente di correlare con sufficiente certezza tali caratteristiche alla presenza dei CCPs e necessita di essere completato mediante un ampliamento di indagine, che verrà avviato a partire dal prossimo mese di gennaio.
Ora però anche i sindaci di Panicale e Piegaro chiedono verifiche L’eco degli esami dell’Arpa condotti nel comune dell’Orvietano è arrivata fino alla Valnestore e visto che i risultati di quei test “sembrerebbero non escludere del tutto la presenza di anomalie”, i sindaci Cherubini e Ferricelli chiedono l’allargamento di quelle analisi fino ai loro territori. “Tali indagini – scrivono in una lettera indirizzata all’Arpa – seppur parziali e da completare tramite un allargamento conoscitivo, vanno ampliate anche ai tenitori di Panicale e Piegaro, restando a disposizione per il coordinamento sull’ubicazione dei punti che dovranno essere oggetto di analisi”.
E questo perché come noto anche la Valnestore negli stessi anni fu interessata dall’interramento di ceneri. Un tema caldissimo e quanto mai sentito nella zona, perché come riportato nella lettera “tali punti saranno individuati sulla scorta della complessa indagine archivistica, visto il notevole lasso di tempo trascorso, da tempo iniziata e tutt’ora in corso da parte delle scriventi amministrazioni”. Un’inchiesta archivistica in corso per stabilire quindi dove, quanto e cosa è stato sepolto negli anni nella valle.
Questa indagine in Valnestore va ad aggiungersi a quella distinta e parallela, già annunciata e avviata al comune di Piegaro per l’allarme lanciato da cittadini e associazioni in merito ai decessi in seguito a patologie gravi, avvenuti in zona negli ultimi anni, indagine quantitativa che parte da sospetti e dubbi per per decenni sono circolati. Ora si attendono risposte.