“Il provvedimento interinale adottato non inibisce alla Regione di esercitare i propri poteri amministrativi rieditando il Calendario venatorio sul punto, mediante nuova istruttoria che puntualmente consideri le valutazioni di Ispra (che non sono vincolanti, ma andrebbero solo, se del caso, motivatamente disattese e
sempre tenendo conto del principio di precauzione ove sia insuperato il quadro di incertezza scientifica determinato da una congerie di valutazioni difformi)”.
Con queste motivazioni il presidente del Consiglio di Stato ha respinto l’istanza, presentata da Federcaccia, di revoca del decreto monocratico con cui lo stesso presidente ha anticipato il termine della caccia in Umbria per turdidi e beccacce, in attesa della discussione in camera di consiglio fissata per il 14 gennaio 2025.
Un provvedimento nel quale il presidente del Consiglio di Stato sembra anticipare in parte anche il giudizio di merito, evidenziando che sulla gestione delle specie in questione c’è difformità di valutazioni scientifiche e che il parere di Ispra, obbligatorio ma non vincolante per le Regioni nell’iter per l’adozione dei Calendari venatori, diventa di fatto vincolante se eventuali deroghe non sono adeguatamente supportare con dati scientifici.
In assenza dunque di un nuovo intervento della Regione – impensabile, considerando anche il cambio di maggioranza dopo il voto di novembre e il fatto che la Giunta è stata appena nominata e che l’Assemblea è alla sua prima seduta – restano quindi le date per la fine della caccia indicate dal decreto del Consiglio di Stato: per i turdidi 9 gennaio, per gli acquatici fino al 20 gennaio, per la beccaccia fino al 30 dicembre.