Sembrerebbe rientrato l’allarme del presunto caso di scabbia che ha interessato una studentessa arrivata lunedì scorso al Pronto Soccorso dell’ospedale di Città di Castello con alcuni sintomi di tale infezione. A gettare acqua sul fuoco è il Servizio di Igiene e Sanità pubblica della USL Umbria 1 Area Nord, il quale ha comunicato ufficialmente che non si tratterebbe di scabbia. A certificarlo, invece, è stata la dermatologa che, dopo aver visitato la ragazzina e l’intero nucleo famigliare, avrebbe diagnosticato una acariasi, che in soggetti con dermatite atopica come nel caso della giovane in questione, può dare manifestazioni pruriginose di elevata entità.
“Non era scabbia dunque – rassicura il direttore sanitario della USL Umbria 1 Diamante Pacchiarini – ma anche se si fosse trattato di essa non sarebbe stato fondato alcun allarmismo. La scabbia non rappresenta un’emergenza sanitaria per la collettività. È infatti curabile con normali trattamenti cutanei (pomate e shampoo) applicabili per qualche giorno, al pari di quelli per la più diffusa pediculosi (pidocchi). Né si diffonde facilmente, perché non basta la semplice vicinanza ma è necessario un contatto stretto e diretto con la pelle o la promiscuità di effetti personali come indumenti e asciugamani”.