Caso gender, scontro Regione-Prefettura sull'applicazione della legge - Tuttoggi.info

Caso gender, scontro Regione-Prefettura sull’applicazione della legge

Massimo Sbardella

Caso gender, scontro Regione-Prefettura sull’applicazione della legge

Sul protocollo per l'attuazione della legge primo stop degli eccellenti rapporti auspicati tra Regione e Prefettura. E Pillon si frega le mani...
Mer, 12/09/2018 - 09:49

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Al centro di piazza Italia, a Perugia, c’è la statua di Vittorio Emanuele II, l’uomo che, con l’aiuto determinante di Garibaldi, riunì l’Italia sotto un unico regno. Ai lati della piazza, l’uno di fronte all’altro, Palazzo Donini, sede della Giunta regionale, e il Palazzo della Provincia, che nell’ala est ospita la Prefettura, la rappresentanza del Governo nei territori, da qualche settimana con un nuovo inquilino. E a luglio, poco dopo il suo arrivo, il prefetto Sgaraglia, tra i suoi primi “viaggi” istituzionali, aveva attraversato piazza Italia, passando davanti alla statua di Vittorio Emanuele II, per una visita di cortesia alla governatrice umbra Catiuscia Marini. La presidente aveva rivolto il più sincero saluto di benvenuto al prefetto, ricordando gli “eccellenti” rapporti di reciproca collaborazione tra l’amministrazione regionale e la Prefettura di Perugia, soprattutto per quanto riguarda il coordinamento sul territorio di tutte le forze dell’ordine “chiamate al delicato ed importante compito della tutela della sicurezza dei cittadini“.

Ora, in materia di sicurezza, gli umbri si augurano che Marini e Sgaraglia, e tutti gli altri rappresentanti istituzionali, continuino ad avere “eccellenti” rapporti di reciproca collaborazione. Non così, a quanto pare, circa il protocollo per l’attuazione della legge regionale contro l’omofobia e le discriminazioni di genere. Alla vigilia della firma del protocollo, il cui elenco degli invitati per la firma è stata contestata dalle opposizioni (dal consigliere del Gruppo misto De Vincenzi, poi dalla Lega con il consigliere Valerio Mancini e la discesa in campo del senatore Pillon), è arrivato alla preside Marini lo stop del Prefetto, sotto forma di una diffida, perché quel protocollo sarebbe illegittimo e non conforme alla legge regionale.

In entrambi i Palazzi, Donini e la Prefettura, si lamenta l’invasione di campo. La Prefettura, perché ritiene che la Regione non possa imporre i programmi educativi delle scuole. La Regione, perché al di là della risposta nel merito fornita al Prefetto (le scuole sono libere o meno di adottare i programmi antidiscriminazione finanziati con la legge regionale) si dubita che un rappresentante del Governo possa intervenire per annullare, nei fatti, parte di una legge regionale senza un pronunciamento della magistratura. Tra l’altro, si fa notare, il testo era stato inviato a gennaio al predecessore di Sgaraglia, che non aveva avuto nulla da ridere.

Cosa è cambiato da gennaio ad oggi? Intanto, che al Viminale non c’è più il dem Minniti, ma il leghista Salvini. E magari non è un caso se, dopo che la Regione aveva ignorato le proteste delle associazioni escluse dal protocollo e del consigliere di De Vincenzi che le aveva portate in Aula, dopo la conferenza della Lega a Perugia sia arrivato lo stop della Prefettura.

Esultano i vertici Lega Umbria, con i suoi parlamentari e consiglieri regionali che chiedono alla presidente Marini il ritiro immediato dell’atto. “Come avevamo annunciato in conferenza stampa qualche giorno fa – scrivono –  la Giunta regionale ha approvato un protocollo in contrasto con la legge in cui, sotto il paravento delle solite ‘discriminazioni omofobiche’, si prevede che le organizzazioni gay siano arruolate per andare nelle scuole umbre a fare educazione sessuale ai bambini. Eppure la legge regionale, dopo la nostra battaglia in assise con consigliere Valerio Mancini che presentò a tal proposito 52 interventi per ostruirne l’approvazione, aveva radicalmente escluso ogni intervento diretto sui minori. La Lega ha scoperto l’inganno e lo ha annunciato in conferenza stampa trovando, secondo quanto riportato dalla stampa,  la piena condivisione del Prefetto. Alla luce di ciò – precisano dalle fila del Carroccio – la Giunta Marini ritiri l’atto e ammetta l’ennesimo fallimento: i bambini non possono essere strumenti di propaganda politica”.

Di “diretta pressione” della Lega sul prefetto parla apertamente Omphalos. Che con il suo presidente, Stefano Bucaioni, si dice stupita della decisione del prefetto, perché quanto previsto nel protocollo è conforme con il disposto della legge, che prevede la promozione da parte della Regione di “iniziative di informazione, sensibilizzazione e formazione allo scopo di prevenire atti di violenza determinati dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere in tutti gli ambiti, a partire da quello familiare e scolastico”. Insomma, non si educa alla cultura gender, ma a prevenire il bullismo omo-transfobico, tra i genitori, gli studenti ed il personale scolastico.
Quanto al braccio di ferro con la Lega, Omphalos respinge le affermazioni di Mancini circa la destinazione dei 40mila euro stanziati per l’attuazione della legge nel periodo 218/19. Quei fondi, replica Bucaioni, sono interamente destinati a progetti e azioni per l’applicazione della legge stessa “e non certo a finanziare Omphalos o le altre associazioni Lgbti“.
Ma Omphalos va oltre il battibecco con la Lega e chiede alla Regione che si proceda alla firma come concordato già da tempo con tutti i soggetti, Prefettura compresa.  “E se alla firma del protocollo ci sarà una sedia vuota – attacca Bucaioni – ce ne faremo una ragione e il Prefetto si prenderà la responsabilità della sua eventuale assenza“. Insomma, si chiede alla Regione di andare avanti, anche a costo di uno strappo tra le Istituzioni.
A Palazzo Donini c’è irritazione. Sentimento che pare non manchi neanche in Prefettura. E il senatore Pillon si frega le mani: è finito il tempo delle proteste plateali in piazza che spesso venivano snobbate e derise.
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