Due clandestini sottopagati e minacciati dal titolare di un'azienda che allevava circa 800 ovini: eugubino finisce ai domiciliari
Il titolare di un’azienda di allevamento di ovini è stato arrestato per la pesante accusa di caporalato. Sfruttamento del lavoro (art. 603 bis c.p.) aggravato dalle violenze e minacce: è infatti questa l’ipotesi formulata al termine di un accertamento condotto dagli Ispettori del Lavoro di Perugia unitamente ai militari del NIL (Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro) a carico di un’azienda operante nel territorio del Comune di Gubbio, culminato con l’arresto dell’imprenditore agricolo che ne è a capo.
L’intervento, effettuato nell’ambito della campagna Ue “A.L.T. Caporalato D.U.E.”, programma finanziato dal Fondo Nazionale Politiche Migratori che mira al contrasto dello sfruttamento lavorativo, compiendo al tempo stesso un’attività di tutela delle vittime, è stato eseguito in collaborazione con i Carabinieri della Compagnia di Gubbio, con la locale Arma forestale e mediatori culturali dell’OIM, ha rilevato l’occupazione in nero di due lavoratori extracomunitari, intenti ad accudire circa 800 capi di bestiame. Dalle informazioni raccolte in sede ispettiva con l’ausilio dei mediatori culturali O.I.M. è emerso che i due dipendenti, risultati entrambi clandestini, lavoravano oltre 12 ore al giorno senza riposo settimanale, per una paga di poco superiore a due euro all’ora oltretutto in precarie condizioni di sicurezza: assenza del DVR (Documento di Valutazione dei Rischi), mancata nominata del medico competente e del Responsabile del Servizio di protezione e prevenzione (RSPP), così come inesistenti erano risultati i presidi antincendio e di primo soccorso e la conformità degli impianti elettrici. Uno dei due lavoratori, poi, dichiarava, di essere stato minacciato e malmenato in alcune occasioni dal suo datore di lavoro.
La condotta di sfruttamento, poi, emergeva anche dalla situazione alloggiativa dei due dipendenti. Essi, infatti, vivevano in un prefabbricato messo a disposizione dal datore di lavoro fatiscente e privo dei prescritti requisiti sanitari.Al termine degli accertamenti l’imprenditore è stato arrestato dai militari del NIL in quanto ritenuto responsabile del delitto di sfruttamento del lavoro aggravato, del delitto di favoreggiamento della permanenza nel territorio dello Stato di immigrati clandestini e del delitto di occupazione di cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno.
Inoltre, al medesimo datore di lavoro sono state comminate ammende per 21.000 euro per il mancato rispetto delle norme prevenzionistiche ex Dlgs 81/2008, oltre a 9.000 euro per violazioni amministrative e maxi sanzioni per il “lavoro nero”.
L’indagato, su indicazione del Sostituto Procuratore di turno, è stato sottoposto agli arresti domiciliari presso la propria residenza, a disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia.