Anche l’ultimo consiglio comunale di Spoleto non ha mancato di riservare gaffe e criticità che confermano come, a tre anni dall’avvio, la macchina burocratica necessita ancora di essere messa a punto. Persino per semplici comunicazioni tra autorità e rispettive segreterie della stessa maggioranza. L’ultima adunanza ha messo di nuovo in luce che il sistema non va solo “oliato” ma andrebbe riformato dalla base.
E quello che è andato in diretta streaming sulla piattaforma comunale è solo una parte di ciò che è realmente successo nelle sale del potere (si fa per dire) con il parlamento cittadino che, convocato per le 15,30 di giovedì, scopre solo all’ultimo minuto che allo stesso orario il sindaco Sisti ha convocato anche la Commissione elettorale comunale in vista del prossimo referendum dell’8 e 9 giugno (quello che neanche il centrosinistra sembra cavalcare più di tanto, nonostante i delicati temi trattati).
La diretta streaming tarda ad essere attivata ma in aula è già bagarre con il capogruppo di minoranza Giancarlo Cintioli (csx) che incalza il presidente del consiglio, Marco Trippetti, sulla assurdità della doppia convocazione. Il collegamento si attiva alle 14,45, quando gli animi sembrano sopiti, con Trippetti che legge la missiva del consigliere Paolo Piccioni (collega di gruppo di Cintioli) che aveva già esposto la doppia convocazione e proposto quindi il rinvio del Consiglio comunale anche perché, svolti i lavori preliminari ci sarebbe stato un breve periodo per la relazione degli stessi, quindi la firma finale.
Trippetti invece si riserva di decidere e sospende i lavori in attesa che rientrino i membri della Cec, forse sperando che questi ultimi facciano in fretta.
Ed in effetti così avviene, atteso che i consiglieri che siedono nella Cec rientrano in aula alle 16,20 trovando però solo i colleghi dell’opposizione. Della maggioranza, di giunta e consigliare, nemmeno l’ombra. Si scoprirà che sono tutti in riunione per decidere (così pare a sentire le successive dichiarazioni e i post politici sui social) i nomi degli scrutatori che saranno chiamati a gestire le sezioni del referendum.
Incurante che in aula ci siano consiglieri ma anche funzionari ad attenderla, la maggioranza a trazione Pd-M5S-Civici umbri continua la propria riunione.
Ripresentandosi in aula, con calma ovviamente, solo intorno alle 17,30. Una “mancanza di rispetto che non ha molti precedenti nella storia della politica locale” (copyright Giancarlo Cintoli), peraltro per parlare di questioni che possono essere ben trattate altrove e in altri momenti.
E di questo non può che essere responsabile il presidente che avrebbe dovuto sospendere la riunione e far rientrare tutti in consiglio.
Le reazioni, alla ripresa dei lavori, non si fanno attendere con Cintioli, Grifoni e Dottarelli che non le mandano a dire anche se Trippetti, visibilmente (e inspiegabilmente) contrariato, respinge ai mittenti le accuse. Un atteggiamento che non appartiene a chi in questi tre anni ha retto, per dirla costituzionalmente parlando, con onore e disciplina un consesso a dir poco difficile, anche per le continue provocazioni, quando non anche offese del board. E questo gli va riconosciuto come anche lo stile quasi british con cui ha gestito l’assise. Sarebbero probabilmente bastate delle semplici scuse, magari condite col non essere stato informato (un’altra volta?) della fine dei lavori preliminari della Cec, di non aver visto l’orologio, insomma una motivazione qualsiasi pur di tenere unito il consesso.
Lo stesso Piccioni, visto l’avanzare del tempo e quindi la nuova chiamata per la Cec per la firma dei verbali, prova a indossare i panni del pompiere e a chiedere una sospensione, con l’obiettivo di “radunare” i colleghi dell’opposizione e procedere alla verbalizzazione dei verbali, in attesa di riprendere, pardon cominciare il consiglio.
Ci prova anche il sindaco Sisti, appena abbozzando una sorta di scuse, ma ormai il dado è tratto e la minoranza ha già abbandonato il palazzo.
Segue una smielata rincorsa alla solidarietà verso Trippetti, che ringrazierà ognuno, da parte di Bonanni (M5S) che tiene a precisare come il suo comportamento di presidente non abbia eguali rispetto ai suoi ultimi predecessori (con chi ce l’ha non è dato sapere?), Buffatello (Pd) e Alleori.
Si ritorna in aula mezz’ora dopo per “lavorare” neanche un’ora: quella che si poteva sfruttare benissimo (tra le 16,20 alle 18), se non avesse prevalso l’interesse dei partiti e movimenti alle liste degli scrutatori.
A proposito, chissà se la maggioranza si è data sul tema dei criteri – pur non previsti dalla norma – come quelli che chiese il sindaco Cardarelli e il presidente del consiglio Panfili di indicare in via prioritaria, tra le liste degli iscritti all’albo, coloro che non avevano occupazione.
La nota della minoranza di csx e cdx
“Un’altra brutta pagina del Consiglio Comunale della nostra città è stata scritta” scrive in una nota la minoranza di centrosinistra e centrodestra “Alla non accortezza del sindaco Sisti di convocare contemporaneamente la Commissione Elettorale e il Consiglio Comunale, è seguito il solito, scorretto, comportamento delle forze di maggioranza, avallato dal Presidente del Consiglio Comunale. Entriamo nel dettaglio per far comprendere quanto accaduto. Il sindaco ha convocato la Commissione Elettorale, della quale fanno parte anche alcuni Consiglieri comunali, senza concertare il tutto con l’Ufficio di Presidenza, provocando di fatto una concomitanza con il già convocato Consiglio Comunale. Tale incongruenza istituzionale ha richiesto forzatamente, subito dopo l’appello, una necessaria sospensione dei lavori del Consiglio. Il fatto ancor più grave è che tale sospensione si è poi prolungata per ragioni differenti dalla concomitanza, a causa di una lunga riunione di maggioranza, che nulla aveva a che fare con la Commissione Elettorale, non comunicata preventivamente ai Consiglieri d’opposizione che, nel frattempo, attendevano pazienti in aula la ripresa dei lavori. Dopo circa due ore dalla sospensione, e solo dopo reiterati solleciti da parte nostra, finalmente la maggioranza si è decisa a tornare in aula. Ecco perché, ritenendo tale comportamento non rispettoso delle istituzioni democratiche cittadine, oltre che scorretto da un punto di vista personale, abbiamo deciso di abbandonare i lavori del Consiglio Comunale, non prima però di aver ricordato alle forze di maggioranza che il Comune ‘non è casa loro’ ed il rispetto delle regole è condizione essenziale”.
Ater, 5 alloggi liberi, Pd Spoleto si sveglia
Ma non è solo l’ultimo consiglio comunale a tenere alta la tensione sui social. Ad accendere il dibattito, rilanciato da un post di Alleanza civica (Gianmarco Profili e Stefano Lisci), è l’interrogazione che il neo consigliere regionale del piddì Stefano Lisci ha presentato in queste ore all’assessore Fabio Barcaioli (Alleanza verdi sinistra) circa almeno 5 appartamenti che l’Ater da anni non avrebbe assegnato a famiglie di Spoleto. Se non fosse che le 5 unità appartengono al compendio di Palazzo Leonetti Luparini che, ironia della sorte, fa bella mostra di sé proprio davanti al Municipio. Lì dove Lisci è stato negli ultimi 3 anni quale vicesindaco – fino alla nomina di novembre scorso a palazzo Cesaroni – e gli ulteriori precedenti tre anni come consigliere di minoranza alla giunta De Augustinis. Una interrogazione che mette in imbarazzo sindaco e assessore comunale competente (Renzi), atteso dell’estremo bisogno che hanno diverse famiglie, alcune delle quali rimbalzate anche alle recenti cronache e che hanno più volte chiesto di poter essere sistemate in altre abitazioni, di cui non è dato sapere se abbia mai attivato i propri uffici nei confronti di Ater e della Regione. Lisci ha provato a rispondere al post ma la toppa è sembrata peggio del buco: “Non me ne sono accorto oggi, ma fino a ieri la giunta regionale di centrodestra e l’Ater non hanno trovato una soluzione…” ha scritto su Facebook in propria difesa. Così la domanda sorge spontanea: perché non presentare o denunciare pubblicamente la situazione al momento opportuno, ovvero in questi ultimi anni, anziché presentare un atto ispettivo (neanche una mozione, una interrogazione) nei confronti di un alleato di Palazzo Donini?
(C.C.)
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