“Mentre apprendiamo, con soddisfazione, che la Commissione Agricoltura del Parlamento italiano ha approvato all'unanimità una mozione che impegna il Ministero ad attivare un'iniziativa tesa a reintrodurre lo storno tra le specie cacciabili – e a tal proposito ci auguriamo che la Comunità europea entro breve possa dare il proprio parere favorevole – continua invece la telenovela delle deroghe. Dopo che la Corte costituzionale aveva bocciato la legge sulla caccia della Regione Lombardia, ecco che l'ente approva una nuova legge regionale che – si legge – “… riconduce direttamente il provvedimento alla normativa europea e non più alla legge quadro nazionale”. Federcaccia non chiede all'assessore Bottini di porre in essere percorsi che possano portare la Regione Umbria ad essere sottoposta a procedura d'infrazione da parte della Comunità europea, con ricadute economiche su tutti i cittadini umbri. Anzi, abbiamo letto la risposta del responsabile dell'Infs, dottor Toso, che a proposito dell'incontro a suo tempo avvenuto tra alcune regioni che hanno autonomamente deciso la “quantità minima cacciabile delle specie fringuello e peppola” precisa di non aver dato “alcun avallo da parte dell'Infs”, e che “i dati attualmente disponibili non consentono una determinazione oggettiva e scientificamente solida della piccola quantità cacciabile”.
Ma allora, perché la Lombardia e il Veneto cacciano fringuello e peppola? Chiediamo pertanto all'assessore Bottini, del quale abbiamo sempre apprezzato la disponibilità ad affrontare i problemi venatori, di verificare il percorso posto in essere dalle due regioni del nord Italia e, qualora questo fosse compatibile con la direttiva comunitaria, attuare anche in Umbria con gli stessi criteri la caccia in deroga per le specie fringuello e peppola.”