Nella seduta del Consiglio regionale di martedì 5 febbraio u.s. si è discusso, tra gli altri punti, di centrali a biomasse e impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. L'ordine del giorno, di iniziativa dei consiglieri Pd Galanello, Smacchi e Barberini faceva riferimento alla “Necessità di modifica della normativa regionale che disciplina la materia dell’installazione di impianti a biogas in Umbria” ed ha riportato 14 voti favorevoli (Pd, Psi), 5 contrari (Prc, Comunista umbro, Idv, Lega nord) e 10 astensioni (Pdl, Udc, Fd'I), risultando quindi bocciato per la non prevalenza dei voti positivi.
Nel suo intervento, il Capogruppo socialista Massimo Buconi ha inteso innanzitutto inquadrare il tema, ampio e complesso, della politica energetica, evidenziandone il carattere strategico rispetto sia alla politica di tutela ambientale che a quella di sviluppo economico della Regione. L'energia produce effetti non solo sull'ambiente e sul paesaggio, ma ha a che fare con la qualità della vita e la crescita e sostenibilità economica dell'intero sistema. Vi è un interesse economico legittimo da parte delle imprese umbre e italiane, ai fini della loro sopravvivenza nel mercato della competizione, a che il costo dell'energia sia in linea con quello medio degli altri Paesi europei e non solo.
Da qui il netto appoggio alla produzione di energia da fonti rinnovabili e allo sviluppo della Green economy, un principio che va applicato nel pieno rispetto degli insediamenti umani, e quindi in modo da consentire la permanenza sul territorio di famiglie e imprese, senza dimenticare che ciascuno è chiamato, in ragione anche dei suoi consumi, a fare la propria parte. Il che significa – ha rimarcato Buconi – che, dato l'impatto intrinsecamente legato a qualsiasi produzione energetica, compresa quella verde, la questione degli impianti non può porsi nei termini esclusivi della loro localizzazione, più o meno distante dalla propria abitazione e dalla propria Città, pena il venir meno dello stesso sviluppo sostenibile futuro.
Per converso, le decisioni della politica non possono limitarsi a individuare le distanze degli impianti dagli insediamenti umani, ma debbono chiamare in causa due azioni che – secondo Buconi -, se ben praticate, potrebbero ribaltare la percezione comune dei cittadini rispetto alle problematiche energetiche. La prima azione consiste nella restituzione di piena credibilità e autorevolezza al sistema dei controlli pubblici, fortemente compromesse nell'immaginario collettivo a causa dei “cattivi esempi” quotidiani che la classe politica, attraverso i media, propina ai cittadini. La seconda azione, parallela alla prima, sta nell'inaugurare un metodo di “partecipazione preventiva” dei cittadini alle decisioni: una volta condivisi ed accettati i caratteri ineliminabili della politica energetica, Istituzioni e cittadini dovrebbero confrontarsi attraverso modalità autonome ed istituzionalizzate, che magari prevedano la presenza negli organismi valutativi di rappresentanti dei cittadini interessati, in modo che essi possano intervenire e verificare in ogni fase e non solo sopraggiungere alla fine del processo, quando ormai il grado di complessità nella lettura della questione può risultare solo fuorviante.
Per quanto premesso, Massimo Buconi ha quindi, in chiusura del suo intervento, espresso accoglimento verso l'o.d.g. Galanello, Smacchi e Barberini nonché verso la politica ambientale condotta dalla Giunta regionale, mentre ha respinto la mozione presentata dal consigliere Stufara, che chiedeva il ritiro dell'ordine del giorno, dicendosi culturalmente molto lontano da essa, in quanto espressione della vecchia e pericolosa “politica del no a tutto”.