Una giornata importante per le acciaierie di Terni, per l’arrivo in Viale Brin di Luigi Di Maio (M5S), vicepresidente della Camera. Ad accoglierlo, oltre alla delegazione istituzionale del sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, il sindaco di Narni, Francesco De Rebotti e i rappresentati umbri del M5S a Governo, l’onorevole Tiziana Ciprini e il senatore Stefano Lucidi, c’era una folla di operai che hanno appreso da una fonte autorevole che il sito di Terni “verrà salvato”.
La sfida, per Di Maio, è proprio questa: partire da Terni per rilanciare una politica industriale e di sviluppo del paese, anche passando attraverso una sorta di nazionalizzazione della fabbrica, con l’utilizzo del Fondo Strategico Italiano e del decreto “Sblocca Italia”.
“L’Italia deve decidere cosa fare delle sue industrie – ha detto Di Maio – io non ce l’ho con Thyssen, il problema è dell’Italia e del Governo e di cosa si vuole fare di quest’azienda e degli operai che ci sono dentro. Secondo noi si può salvare – continua il vicepresidente della Camera – sfido Renzi a mettere nello “Sblocca Italia” la questione di Terni”.
A Luigi Di Maio sono stati negati la visita degli stabilimenti e il pranzo alla mensa con gli operai, ma il vicepresidente, con prudenza, smorza la polemica: “Qui il problema è che si rischia il licenziamento di circa mille persone, le scortesie istituzionali, sono una cosa marginale”. Una risposta fin troppo diplomatica ad un “atteggiamento Thyssen” non certo nuovo ad affronti a cariche pubbliche, ma che certo suona come aria nuova per i lavoratori ternani che vedono in pericolo il proprio posto di lavoro.
“Io non ce l’ho né con Thyssen né con Fiat – conclude Di Maio – ma con lo Stato e il governo Renzi che deve decidere di prendere in mano questi stabilimenti e continuare a dare e, soprattutto, a produrre acciaio, altrimenti tra qualche anno lo andremo a comprare dai cinesi al doppio del prezzo”.
Il vicepresidente della Camera si è poi recato nell’auditorium di Viale Brin, dove si è tenuto l’incontro pubblico, al quale è intervenuto anche il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo: “Ringrazio Di Maio per essere venuto a Terni non per una passerella. Questa dell’Ast, pur avendo avuto per i 130 anni di anniversario l’udienza da Papa Francesco, molte personalità, il presidente del Senato Gasso, il ministro Zanonato e vice presidente della Camera, questa vertenza non ha sul terreno nazionale un’evidenza adeguata alla sua importanza.
Non è una vertenza simile alle altre – spiega il sindaco – questa è una fabbrica che sola in Italia produce inox, materia che continua a salire nei consumi mondiali.
Abbiamo un sito produttivo integrato – continua Di Girolamo – dal rottame al manufatto finito: è qualcosa che può dare ricchezza e lavoro al paese, e non ci rassegniamo che per normative europee autolesionistiche e incapacità di contrastare quello che è accaduto in Europa si perda l’Ast.
Non vogliamo mantenere qui i tedeschi a tutti i costi – conclude il primo cittadino – anche se per 20 anni hanno garantito sviluppo investimenti e lavoro, poi hanno commesso errori che hanno portato l’Ast in condizioni prefallimentari. Diciamo loro di metteterci sul mercato a chi vuole fare inox con un stabilimento che è eccellenza nel mondo. Siamo sicuri che con alcuni ritocchi possiamo battarcela con tutti, non siamo inferiori a nessuno”.
L’impegno del M5S si è concretizzato anche nella deputata in Europa, Laura Agea: “Il problema di Terni in Europa è conosciuto da diverso tempo: dobbiamo tutelare i diritti dei lavoratori e ho presentato alla Commissione Europea un’interrogazione urgente sulla questione di Terni. L’Ast può essere l’occasione che le istituzioni italiane hanno per far vedere che l’economia italiana può ripartire.
Esiste la volontà precisa di tutelare i lavoratori, visto che il lavoro sembra essere la priorità; dimostrino con Terni che c’è la volontà di difendere il polo siderurgico per creare nuove occasioni di sviluppo e lavoro, lo Stato torni a investire e torni ad essere un interlocutore credibile”.
Le foto sono di Federica Pucino ©