Ast: Mors(elli) tua, vita mea / Messaggio a Berlino ‘Ad non è gradita’ - Tuttoggi.info

Ast: Mors(elli) tua, vita mea / Messaggio a Berlino ‘Ad non è gradita’

Carlo Ceraso

Ast: Mors(elli) tua, vita mea / Messaggio a Berlino ‘Ad non è gradita’

Autorità indignate per il comportamento della Morselli
Gio, 07/08/2014 - 14:37

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Ohm, ohm, ohm. Non c’è autorità pubblica, politica e sindacale di Terni come di Perugia, ma forse qualcuna la troverete anche a Roma, che, nei pochi momenti di pausa, fosse anche solo prima di addormentarsi, non ripeta ossessivamente il mantra per trovare la calma interiore necessaria a poterla affrontare di nuovo.

Di chi si parla? Quasi scontato; di Lucia Morselli, l’a.d. di Ast Terni (gruppo ThyssenKrupp) fresca di nomina, che da qualche settimana a questa parte sta facendo vedere i sorci verdi a tutti. Non solo per il Piano industriale che prevede il taglio di circa 600 dipendenti delle storiche acciaierie ternane senza considerare l’indotto – rispedito al mittente da sindacato, governo, regione dell’umbria e comune di Terni –, quanto per il carattere a dir poco scontroso che contraddistingue l’occhialuta manager con fare un po’ troppo da saputella anche davanti alle autorità del Governo nazionale.

Negli anni si è guadagnata diversi appellativi, non tutti gratificanti per il sentire comune: ‘tagliatrice di teste’, ‘maestrina dalla penna rossa’, ‘mastino da combattimento’, kaiserin Lucia,  tanto è determinata a raggiungere gli obiettivi che le vengono assegnati. E per i quali, neanche a dirlo, viene ben remunerata. Un caratterino che a Essen, sede dell’impero siderurgico tedesco, conoscono bene avendo, a Donna Lucia, già assegnato la vertenza della Berco, risoltasi con l’estromissione di più di 400 lavoratori rispetto ai 611 destinati in prima battuta al licenziamento. I risultati? Per la società grandiosi; per il futuro delle maestranze rimaste e degli stessi siti produttivi bisognerà attendere la chiusura del corrente bilancio e di quelli a seguire. Ma il timore che la mannaia non abbia invertito il trend, a sentire i sindacati, è forte.

Il suo arrivo a Terni, prima quale consulente, poi nominata in corsa a.d. dopo la clamorosa e ancora inspiegata uscita di scena dell’ingegner Pucci (chissà se un giorno la vorrà raccontare), ricalca molto da vicino l’avventura Berco. Sindacato e istituzioni, infatti, erano già pronti al peggio appena si era sparsa la notizia del suo arrivo in città.

Internet d’altra parte è pieno di mission impossible realizzate dalla Morselli, una laurea in matematica alla Normale di Pisa e un master in business administration.

Quello però che nessuno si aspettava erano i suoi modi di fare – come li narrano a microfoni spenti alcuni dei protagonisti –, conditi anche con parole colorite, di commenti tranchant su tutto e tutti, di atti unilaterali dal sapore a volte quasi provocatorio. Da mandare fuori dai gangheri chiunque.

E dai gangheri sono usciti in diversi, anche fra le autorità di pubblica sicurezza, per quel carattere ‘inadeguato alla carica che ricopre’ la Morselli. E che ha convinto le stesse istituzioni a muoversi, neanche tanto ufficiosamente, affinché Tk sappia che l’a.d. non è persona gradita. Un messaggio che in queste ore sta per essere recapitato non solo a Essen ma, attraverso i canali diplomatici, anche a Berlino.

Si potranno pure tagliare i ‘costi inutili’ – e sotto questo profilo qualche responsabilità negli anni passati ce l’ha pure il sindacato e la politica, passati da controparte a essere prima “concertatori” e poi uno sorta di ‘striscianti cogestori’ dell’acciaieria ternana – ma gli ‘operai’ non sono mai un ‘costo inutile’. Inutili sono quelle aziende e quei manager incapaci di trovare soluzioni, alternative; coloro che preferiscono la più facile cura della mannaia, della ‘medicina amara’, a quella della prevenzione, di un risanamento sostenibile. Probabilmente la Morselli preferisce prestarsi più a indossare i panni di Ryan Bingham, il personaggio interpretato da George Clooney in Up in the air, che quelli di un Generale capace di salvare ogni uomo del suo esercito. Di generali così ce ne sono in giro, eccome. Se non li si cerca è solo perchè i veri obiettivi della proprietà sono altri. Lo scenario che è stato prospettato per le maestranze della Ast e per la stessa città di Terni, già gravemente ferita nel lavoro, farebbe impallidire persino il fantasma di Tom Joad di Bruce Sprengsteen (su Youtube l’esecuzione a Sanremo con i sottotitoli in italiano, per chi volesse comprendere meglio il testo e, volesse Dio, avere magari un sussulto di coscienza).

C’è modo e modo dunque di dire le cose, di affrontarle. Anche quelle più dolorose. Lo chiamano “rispetto”. Invece, su questo, la Morselli sembra fare orecchi da mercante.

Fra le ‘perle’ di questi giorni l’aver lasciato a fare anticamera per più di due ore lo stesso Prefetto, Gianfelice Bellisini, in coda insieme al sindaco Leopoldo di Girolamo, accorso allo stabilimento per cercare di avviare un percorso utile a calmare gli animi degli operai asserragliati fuori dalla direzione dell’Ast e a trovare soluzioni meno dolorose.

Per non parlare dell’atteggiamento che la manager avrebbe tenuto con loro per tutta la lunga notte dell’assedio: le sarebbe mancato solo una birra in mano, i piedi sulla scrivania, il cinturone alla vita e la frase alla Sergio Leone “…e’ uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare” per completare il quadro.

Una gaffe istituzionale fra le altre, specie nei confronti dell’Autorità di Governo, che altrove avrebbe comportato la convocazione immediata dell’ambasciatore tedesco. Non qui in Italia, dove siamo bravi a fare l’abitudine di fronte ad ogni tipo di aberrazione.

Non stupisce invece che la Morselli abbia accettato la chiamata del giorno dopo fatta dal ministro Federica Guidi. Non tanto per la parità di genere, né per l’autorevolezza degli uffici di Via Veneto (già disertati in passato come per la vertenza Berco, a rileggere le cronache del tempo). Quanto, soprattutto, perché la Guidi è imprenditrice capace, modenese come la Morselli, già vicepresidente di Confindustria (dove la famiglia Guidi ha ancora molta influenza); insomma una davvero tosta, alla quale non conviene dire di ‘no‘. I dettagli dell’incontro non sono stati resi noti; certo è che di fronte alla ministra, la ‘tagliatrice’ ha dovuto abbassare cresta e “rasoio” e rinviare ogni decisione sui licenziamenti al 4 settembre.

Tregua raggiunta? Neanche per sogno. L’ultimo colpo di scena – decisione unilaterale, provocazione, gioco al rialzo, a questo punto chiamatelo come credete – lo si è avuto l’altra mattina quando gli operai della Società delle Fucine si sono visti i cancelli sbarrati. Così, (dis)armati di una buona dose di rabbia, i lavoratori si sono diretti in Comune infiammando la piazza. Non chiedevano la garanzia del posto, ma “lavoro”. Come lo avevano svolto fino alla sera prima, prima che, senza spiegazioni, venissero bloccati.

Un nuovo fronte che ha colto di sorpresa le istituzioni, con il primo cittadino Leopoldo Di Girolamo che, senza pensarci due volte, ha indetto una riunione straordinaria convocando sindacati e maestranze. Rinnovando al termine anche a loro, che per le Acciaierie lavorano alla finitura dei prodotti da consegnare ai clienti, ogni “sostegno alle iniziative di protesta” ma dovendo ammettere, sconsolato e amareggiato, che “fino al 4 settembre non c’è possibilità di confrontarsi con la Morselli”.

Una situazione che rischia di innescare una nuova ‘miccia’ a Terni, città da sempre pacifica (non per questo meno determinata a difendere il proprio sviluppo) e che ha fin qui guardato con ironia anche alla “scorta privata” di cui la Morselli si è da qualche giorno dotata per i suoi spostamenti. Non ce n’è mai stato bisogno da queste parti, neanche dieci anni fa quando furono ben 900 i licenziamenti annunciati dall’allora board. Neanche quando l’ex sindaco Paolo Raffaelli ruppe le trattative e abbandonò il tavolo per l’indisponibilità a poter ricevere quella proposta. Eppure una soluzione fu trovata anche in quella difficile situazione. Sarà che gli interlocutori erano più disponibili ad ascoltare, a rispettare la controparte istituzionale e sindacale. Ohm, ohm, ohm.

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