L’Associazione Tartufai Altotevere lancia un appello alla Regione Umbria e agli organi di controllo perché la legge regionale in materia venga pienamente applicata, tutelando la libera raccolta e preservando gli ambienti tartufigeni naturali. E’ il senso dato alla conferenza stampa di stamattina nel municipio di Città di Castello dal presidente del sodalizio Antonio Bicchi e dai componenti del consiglio direttivo, alla presenza dell’assessore Luca Secondi, che ha sottolineato come “l’amministrazione comunale lavorerà al fianco dei tartufai per sostenere le loro ragioni e difendere le prerogative della loro attività e la vocazione tartufigena del territorio”.
Insieme ai componenti del consiglio direttivo, il presidente Bicchi ha tracciato i contorni di una comunità di tartufai che nel comprensorio è stimabile in almeno 2000 unità e che, con il tesseramento, garantisce alla Regione una importante fonte di entrate. “Risorse – è stato detto – che è fondamentale vengano reinvestite in politiche di difesa della vocazione tartufigena del territorio, in un contesto umbro nel quale, per il cambiamento climatico degli ultimi anni e le pratiche scorrette di estrazione dei tuberi, la produzione di trifola ha fatto registrare un calo del 60%”. In vista dell’assemblea degli iscritti convocata per il 28 aprile alle ore 21, il sodalizio ha deciso di prendere di petto una situazione problematica, nella quale una legge regionale giudicata ottima non viene di fatto applicata appieno e con il necessario rigore.
C’è un problema interpretativo, ma anche di non sufficiente sorveglianza, che riguarda le tartufaie controllate nei terreni agricoli, che non possono superare i 3 ettari, ma che purtroppo nei fatti hanno spesso estensioni superiori e rischiano di penalizzare l’attività di raccolta dei tartufi
Bicchi ha posto anche la questione della necessità di un governo del taglio dei boschi, per non danneggiare le zone tartufigene con pratiche inadeguate e spregiudicate: “Con l’Agenzia Forestale Regionale abbiamo stipulato una convenzione che sul demanio dello Stato ci permette di intervenire in caso di taglio dei boschi per segnalare e proteggere le zone a vocazione tartufigena ma la stessa cosa andrebbe fatta nelle aree private, attraverso un meccanismo di incentivazione al rispetto delle aree sensibili”. Ecco perché i tartufai altotiberini si faranno carico di sollecitare la convocazione da parte della Regione di un tavolo con le associazioni dei tartufai e la associazioni agricole per condividere principi e azioni per la salvaguardia della produzione umbra.
“L’Umbria è rimasta l’unica nel panorama nazionale a difendere la libera raccolta dei tartufi così come è stata fatta tradizionalmente nei nostri territori – hanno sostenuto i componenti del consiglio direttivo dell’associazione – ma c’è bisogno che le istituzioni facciano la loro parte e agiscano, anche investendo le risorse che provengono dal settore, per la sua salvaguardia e per la valorizzazione di una produzione che è importante per la storia, la cultura e anche l’economia delle nostre comunità”.