Non tutte le ciambelle riescono col buco per la maggioranza ad Assisi, che nelle ultime legislature – Proietti 1 e 2, e ora anche nello Stoppini 1 – ha sempre avuto avvii travagliati. E se nei primi due casi le magagne della coalizione erano emerse in consiglio nell’atto di eleggere il presidente del consiglio comunale (dove per due volte il Pd aveva battuto i civici), stavolta il problema rischia di essere leggermente meno risolvibile: perché a sbattere la porta e ad annunciare le mani libere è l’ex capogruppo del Partito Democratico Paolo Lupattelli, il più votato della lista con 357 preferenze (secondo solo a Veronica Cavallucci).
“Sacrificato” nel toto giunta non tanto per le competenze quando per la distanza (l’ex capogruppo dem vive da poco nel ternano, dove lavora, e il sindaco Valter Stoppini ha preferito una squadra presente sul territorio; nel criterio della rappresentanza territoriale lo “copre” Francesca Corazzi, che pesca nello stesso bacino di voti), Lupattelli recrimina non tanto e non solo la scelta, quanto le modalità.
Dopo una lunga premessa “aziendalista” (in sintesi: “Immaginate di lavorare in un’azienda. Siete un giovane venditore e lavorate lì da molto tempo. Portate ormai da nove anni in dote all’azienda uno dei fatturati più alti. Addirittura, di recente siete diventati secondi per fatturato tra tutti i venditori. Ma quando si liberano 5 posti dirigenziali e voi siete tra i principali indiziati per ricoprire uno di questi posti, al momento della scelta definitiva non vi viene neanche comunicata la decisione contraria a quattr’occhi”), Lupattelli spiega che “Esco dal gruppo consiliare del Partito Democratico e dall’attuale maggioranza di governo. Non mi dimetto da consigliere comunale perché 357 persone neanche un mese fa hanno dimostrato la loro fiducia nei miei confronti votandomi. Solo una candidata in tutto il comune ha ottenuto più voti: ma, a quanto pare, il manifesto volere degli elettori per qualcuno non è importante. E non sarebbe corretto lasciare la barca. Sulla barca ci rimango ma mi siedo da un’altra parte. Non si può rimanere in un posto dove non ci si sente a proprio agio, dove non si è apprezzati, dove si percepisce ostilità, dove si è considerati un ‘problema’. Sarò libero di fare le mie scelte e prendere le mie decisioni, scevro da logiche partitiche e da leggi non scritte, sempre con il solo e unico obiettivo di lavorare per il bene dei cittadini”.
“Chi mi conosce – la conclusione della Lunga nota – sa molto bene chi sono: non un opportunista, non un arrampicatore sociale o uno che corre dietro alle poltrone, ma è mancata la trasparenza, è mancata la fiducia, sono mancati i fatti a seguito di tante belle parole spese sulla mia persona. E se abbassassi la testa e andassi avanti accettando le ingiuste scelte fatte da altri, la mia coscienza non me lo perdonerebbe, non mi sentirei a posto con me stesso. I contentini non fanno per me, non sono un soggetto da comprare con qualcosa“.