Cerimonia al Sacro Convento con omaggio della comunità francescana e di quella cittadina per il capo restaurato della Basilica di San Francesco
I frati della Basilica di San Francesco e tutta la città di Assisi hanno reso omaggio, venerdì pomeriggio, al maestro Sergio Fusetti e ai suoi cinquanta anni di carriera, di cui gli ultimi 27 passati a curare quel grande tesoro che è appunto la Basilica.
Sergio Fusetti è arrivato in Umbria 50 anni fa, chiamato dalla Sovrintendenza quando era a Roma per restaurare degli affreschi in Basilica: innamoratosi della città fin dal primo ingresso da via San Giacomo, per un periodo, da Assisi, Fusetti ha lavorato ai beni culturali di tutta l’Umbria, creando anche un’azienda di restauro che si è occupata e si occupa di beni culturali in tutta Italia. Nel 1997 la grande tragedia del terremoto, che ha ‘costretto’ il Maestro a occuparsi “solo” della Basilica, prima con il ‘Cantiere dell’Utopia’ – un restauro record a due anni e costi limitati, ‘solo’ un miliardo di lire, pari a 500.000 euro di oggi, che si chiuse il 5 aprile del 2006 – e poi della manutenzione ‘ordinaria’.
Dal Cantiere dell’utopia sono rimasti fuori cinquantamila frammenti di Giotto e Cimabue – pezzetti di cielo stellato, segmenti di figure, mattoncini del 1200 con pezzi di affresco attaccati e tante piccole croci dipinte – che oggi sono tutti catalogati, numerati e sistemati in centinaia di piccoli cassetti. “C’era il sovrintendente Paolucci, nominato commissario straordinario, che seguiva ogni fase e il Custode che batteva i pugni sul tavolo e ricordava ogni giorno che bisognava finire prima del Giubileo”, ricordava anni fa Sergio Fusetti al Corriere della Sera. “Venne tolto il rosone e furono portati via 1300 tonnellate di detriti. Grazie ai volontari vennero trasportati sul prato. Nacque una tendopoli come primo ricovero dei frammenti. Separati, perché non si mischiassero quelli di Giotto e quelli di Cimabue. Vennero stesi materassi per conservarli meglio”. Gran parte di quei frammenti sono tornati al loro posto, altri sono in tanti piccoli cassettini: “In passato i frati li avrebbero spazzati via. Io – ancora Fusetti nell’intervista al Corriere del 2017 non dispero di rimetterli al loro posto. C’è un progetto della Normale di Pisa e uno dell’Universitá di Bari, che, con l’aiuto della tecnologia, possono creare un programma ad hoc. C’è chi ha suggerito di venderli per finanziare la manutenzione che ha costi altissimi. Ma, finché sarò qui io, saranno al sicuro”.
Nell’attesa di poter realizzare il sogno di poterli ricomporre, nell’ambito della due giorni sul tema “L’Umbria del Duecento come crocevia di culture“, iniziativa congiunta tra Sacro Convento e Galleria Nazionale dell’Umbria, nella Sala Cimabue del centro convegni Colle del Paradiso oltre a un incontro sulle opere del Maestro di San Francesco esposte a Perugia ancora per poche ore, la comunità francescana e le autorità civili cittadine hanno detto grazie a Fusetti per il suo lavoro. Presenti tra gli altri Mauro Gambetti, già custode della Basilica e oggi cardinale, e il suo successore fra Marco Moroni che ha espresso la gratitudine di tutta la comunità: “Competenza, professionalità, amore e passione. Quattro sostantivi per sintetizzare l’opera del Maestro Sergio Fusetti in questi cinquant’anni. Competenza e professionalità acquisite sul campo e perfezionate nel tempo, a contatto con i capolavori d’arte della Basilica. Amore e passione per il proprio lavoro e per ciò che la bellezza riesce a trasmettere. E a questi termini – ha detto Moroni – unisco anche il profondo rispetto per l’istituzione che questo luogo rappresenta e per coloro che lo animano. Esprimiamo attraverso questo evento il nostro grazie a Sergio Fusetti per tutto questo e per la sua amicizia”.