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ASSEMBLEA DEGLI ELETTI PDL A BASTIA: GIAMPIERO PANFILI ” CI RIUNIAMO TROPPO TARDI”

Redazione

ASSEMBLEA DEGLI ELETTI PDL A BASTIA: GIAMPIERO PANFILI ” CI RIUNIAMO TROPPO TARDI”

Dom, 20/09/2009 - 19:09

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di Giampiero Panfili (*)

“Cari amici,

cari colleghi e Dirigenti di Partito, prendo la parola in questa sede nella doppia veste di Consigliere Provinciale e, mi verrebbe da dire soprattutto, in quella di affezionato militante di questo partito. Un'esperienza politica la mia, che non mi permette di scindere le due cose, vengo da una tradizione politica lontana e, come tutte le abitudini di vecchia scuola, difficile da cambiare! Finalmente l'occasione utile per confrontarci su alcuni temi quotidiani, per riflettere su questioni cui dobbiamo dare risposta in primis a noi stessi, quali militanti di un movimento che non deve avere la presunzione né solo l'ambizione di essere il primo partito italiano ed europeo, ma che deve puntare all'affermazione di quei Principi e di quelle Idee che guidano la nostra vita nell'esperienza di tutti i giorni.

Abbiamo sempre sentito la necessità di un confronto e, come primo spunto, vorrei sottolineare che l'appuntamento di oggi è già tardivo. Siamo stati catapultati in una realtà di Partito unico senza aver prima costruito i necessari legami propri di una Comunità umana, prima che politica con tutte le difficoltà e le contraddizioni che ne sono conseguite. Un Partito è unità di singoli uomini che si ritrovano in una battaglia comune forti di Valori ed Idee condivisi. Non è ammissibile un Partito che sia la casa di tutti, ben vengano le più aspre differenze e distinguo purchè non si arrivi a contraddizioni interne che sviliscono l'essenza stessa del movimento. Rifiuto di appartenere ad un mondo costruito solo sul grande carisma del suo leader, i partiti, quelli di “vecchia” e sana memoria sono sopravvissuti, pur essendo nel frattempo cresciuti e cambiati, ai loro leader, perché forti di un patrimonio e di un retro-terra culturale che oggi dobbiamo riscoprire insieme. Per questo motivo avrei voglia di capire fino in fondo: cos'è il PDL! Un Partito di ex è una definizione che non possiamo accettare e che non vogliamo sostenere davanti alle nostre comunità di militanti.

Un accozzaglia di ex che si ritrovano insieme per essere contro la sinistra e le sue bugie, non è una bandiera che può infiammare gli animi dei nostri militanti né smuovere le coscienze di chi oggi è politicamente altrove! “Dovevamo unire due organigrammi, perché il popolo del Pdl era già coeso, era già un tutt'uno, era già più avanti rispetto ai due partiti!” Rischiamo semplicemente di raddoppiare una classe dirigente che è già somma di personalismi! Nello scacchiere politico, se non abbiamo una forte personalità, individuale e di Partito, dobbiamo ricorrere a squallide logiche di personalismo per dover tutelare piccole posizioni di rendita che risultano incomprensibili ai nostri elettori. Il punto è dunque quello di recuperare da subito il tempo perso, costruire immediatamente un Partito che sappia mostrare i muscoli e che sia pronto a gettare il cuore oltre l'ostacolo. Occorre che da subito si prevedano momenti di incontro e di confronto, non tra di noi (seppur utilissimi), ma direttamente con la nostra gente, quella che non si candida e che troviamo nelle nostre sedi al momento delle elezioni, i militanti, i simpatizzanti, i volontari. Non voglio un partito di rappresentanti eletti, se si corre il rischio di mandare nei consessi elettivi persone prive di rappresentatività! Non entro nelle polemiche nazionali, e non sono d'accordo con alcune dichiarazioni del Presidente Fini, ma su di una cosa ha ragione: non c'è ancora dentro questo partito una sede dove poter dire di non essere d'accordo!

In maniera telegrafica, vi sottopongo alcune questioni:

  • recuperare immediatamente il contatto con gli iscritti, che non può essere gestito dai singoli, e che è il momento migliore per valutare la rappresentatività effettiva di ognuno e la sede ideale per istituire il laboratorio politico di cui abbiamo bisogno! Lamentavamo, all'interno di AN, come anche dentro FI, una certa oligarchia – per non dire monarchia di leader – a ricaduta non possiamo permettere che ciò si verifichi nei territori. E quindi chiedo l'istituzione di organi, magari soltanto provvisori in attesa delle direttive nazionali che meglio struttureranno il movimento, adibiti al confronto dove valorizzare prima degli eletti, i militanti, che sono i nostri veri elettori. Quante volte abbiamo denunciato l'incompatibilità tra eletti e coordinatori: oggi abbiamo la possibilità di cambiare le cose.

  • Istituire immediatamente un'assemblea di soggetti incaricati dell'appuntamento elettorale regionale, nella quale chiarire quelle che sono le nostre aspettative. Se davvero vogliamo vincere la Regione dell'Umbria dobbiamo mettere in campo le nostre migliori forze, il che significa candidare tutti quei soggetti che hanno dimostrato un peso consistente, nessuno escluso, anche a costo di sacrificare qualche piccola e trascurabile riserva di voti personali. Una classe dirigente non può avere paura della crescita del partito né tantomeno, può anteporre il proprio successo personale agli interessi – non dico del movimento – ma dell'intera popolazione umbra, che da troppi anni ormai attende un cambio di gestione politica!

La parola d'ordine, e scusate ancora l'ennesima espressione da passionale militante, deve essere quella di “strutturarci”, forti dell'entusiasmo che ancora ci circonda e dei successi che il Governo porta a casa quotidianamente, organizzati, decisi e combattivi per essere pronti, da subito, a vincere – e quando dico vincere, non mi riferisco ad una spartizione di poltrone, ma a quella rivoluzione culturale e politica che a livello nazionale è già cominciata e che, in Umbria, sta aspettando soltanto noi! Ci chiedono di volare più alto…non possiamo sottrarci a questa sfida.”

(*) Consigliere Provinciale PdL


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