I Carabinieri della Stazione di Ponte San Giovanni durante l’ennesima perlustrazione notturna contro i furti, mentre controllavano i garage ed i seminterrati dei condomini dell’abitato della frazione, sono stati allertati da un cittadino che aveva notato qualcosa di sospetto all’interno del proprio scantinato in Via Catanelli. I militari, dopo aver prontamente cinturato l’area ed adottato tutte le misure di sicurezza, hanno effettuato un meticoloso sopralluogo, scovando stipato in un vano sottoscala un cittadino rumeno, B.C. D., classe 74, che vistosi scoperto ha cercato di darsi alla fuga, venendo subito bloccato. Condotto quindi in caserma, sul suo conto sono state effettuate le verifiche di rito al termine delle quali è emerso che l’uomo risultava colpito da un misura cautelare in carcere, emessa dal Tribunale- Ufficio GIP- di Fermo lo scorso 10 marzo essendosi reso colpevole in concorso di una rapina violenta in abitazione ai danni di un privato cittadino di Porto Sant’Elpidio. Pertanto è stato tratto in arresto e tradotto presso il carcere di capanne a disposizione di quell’autorità giudiziaria.

Il furto – Il pericoloso fuggitivo insieme ad altro complice, era riuscito ad introdursi all’interno dell’abitazione della vittima, grazie alla complicità di una donna rumena già tratta in arresto nei giorni successivi all’emissione del citato provvedimento di cattura, che aveva procurato loro le chiavi dell’appartamento, essenso riuscita a carpire la fiducia dello sventurato che l’aveva ospitata per consumare un rapporto sessuale. L'uomo è stato aggredito, immobilizzato, stringendogli il collo violentemente, e minacciandolo di morte se avesse reagito. Dopo avergli legato mani e piedi con un cavo elettrico, l’altro complice, anch’esso rumeno, ancora latitante, aveva rubato tutti gli oggetti in oro indossatti dal malcapitato nonché il dennaro che custodiva all’interno della tasca del giubbotto, nonché il denaro custodito in casa (pari complessivamente a circa 3.500 euro) e tutto l’oro presente. Da qui l’attività del coommissariato di fermo che ha individuato il trio criminale attribuendo le singole responsabilità, consentendo all’autorità giudiziaria di spiccare il mandato di cattura. Manca ora all’appello il terzo complice che è ricercato tra l’area marchigiana e quella umbra.