Se l’opposizione confidava in una breccia nel muro della maggioranza, dopo le liti intorno al caso Arcudi, dovrà rivedere i propri piani per mettere in difficoltà l’amministrazione Romizi. Come era apparso chiaro, infatti, le forze che sostengono Andrea Romizi sono rimaste compatte nel respingere la richiesta di revoca della carica di presidente del Consiglio comunale a Nilo Arcudi, dopo le affermazioni di un affiliato alla ‘ndrangheta registrate al telefono.
Arcudi, che non è indagato, aveva respinto qualsiasi coinvolgimento nell’inchiesta nella seduta consiliare all’indomani degli arresti effettuati tra la Calabria e l’Umbria. Allora era stato il sindaco Andrea Romizi a rimettere in riga le fila della maggioranza, chiamando alla compattezza la compagine di governo e la città stessa nell’affrontare il problema delle infiltrazioni mafiose nel territorio, senza strumentalizzazioni né giudizi avventati.
Un appello che il sindaco ha ripetuto anche nella seduta odierna, difendendo l’onorabilità delle Istituzioni. Per l’opposizione, invece, quanto emerso dalle intercettazioni, al di là degli eventuali risvolti giudiziari, avrebbe dovuto indurre Arcudi a fare un passo indietro.
Il presidente del Consiglio comunale non ha partecipato al voto con cui l’assemblea, a maggioranza, ha respinto la richiesta di revoca presentata dall’opposizione. Massimo Pici, eletto consigliere nella stessa lista di Arcudi e colui che nella maggioranza più ne chiedeva le dimissioni, ha votato contro l’istanza presentata dall’opposizione. Una scelta, ha argomentato, dettata da motivazioni tecniche, visto il parere negativo degli uffici comunali circa la procedura intrapresa per l’eventuale revoca della carica ricoperta da Arcudi.