Mentre oggi è stata la volta di nuovi interrogatori di garanzia sull’inchiesta sugli appalti a Terni che ha portato martedì agli arresti domiciliari il sindaco Leopoldo Di Girolamo (misura confermata nella giornata di ieri), non si ferma il dibattito politico in corso. Anche perché nel registro degli indagati figura quasi in toto l’attuale Giunta comunale di Terni (salvo l’assessore Tiziana De Angelis, nominata ad ottobre scorso).
Interrogati 4 dipendenti comunali, attesa per le misure
Oggi quindi, è stata una nuova giornata intensa al Tribunale di Terni dopo gli interrogatori di ieri che hanno portato alla revoca delle misure interdittive per Sandro Corsi della cooperativa Actl (difeso da un collegio di avvocati guidato dal professor Guido Calvi insieme all’avvocato Gianluca Luongo del foro di Roma e Roberto Spoldi del foro di Terni) e per Carlo Andreucci dell’Actl (avvocato Massimo Proietti), applicando la sospensione dalla carica per l’assessore ai lavori pubblici Stefano Bucari (misura interdittiva che sostituisce gli arresti domiciliari) e confermando invece i domiciliari per il primo cittadino, difeso dall’avvocato Attilio Biancifiori.
Davanti al giudice per le indagini preliminari Federico Bona Galvagno sono comparsi oggi (gli indagati sono stati sentiti in tutto per circa 8 ore) il dirigente del Comune di Terni Renato Pierdonati ed i dipendenti comunali Federico Nannurelli, Claudio Brugia e Paolo Neri (i primi tre difesi dall’avvocato Francesco Donzelli, l’ultimo dal legale Carlo Orsini). Per tutti e quattro, che hanno risposto alle domande del gip e del pm chiarendo le proprie posizioni, la procura aveva chiesto l’applicazione della sospensione dal proprio ruolo presso il Comune di Terni; il giudice si è però riservato la decisione, attesa per le prossime ore. Nel caso del tecnico Brugia è stato lo stesso pm a non confermare la richiesta della misura interdittiva.
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Stallo istituzionale in Comune, Mascio interpella la Prefettura
Intanto in Comune la situazione politica è in fermento, con la maggioranza in fibrillazione e divisa sul da farsi. Al momento il sindaco – sospeso dalla sua carica ed autosospesosi dal Pd – non sembra intenzionato a presentare le dimissioni, con le redini della Giunta passate al vicesindaco Francesca Malafoglia. I lavori del consiglio comunale vanno avanti come previsto, anche se la commissione convocata questa mattina è stata di fatto paralizzata. Da chiarire c’è un aspetto tecnico in vista della votazione del bilancio consuntivo 2016 (le sedute sono convocate per il 17, 18 e 19 maggio, mentre lunedì prossimo si terrà il question time): il vicesindaco Malafoglia potrà votare gli atti al posto del primo cittadino? Oppure – seppur temporaneamente – in consiglio comunale subentrerà il primo dei non eletti? O, ancora, a votare le pratiche saranno 32 consiglieri invece dei canonici 33? E’ su questo che il presidente del consiglio comunale Giuseppe Mascio ha interpellato formalmente la prefettura.
“La dimostrazione di quanto sta accadendo in città è avvenuta non più tardi di questa mattina su temi che riguardano centinaia di cittadini, attività produttive e commerciali”. Lo scrivono in una loro nota, in riferimento allo svolgimento e all’esito della seduta della prima commissione consiliare, i rappresentanti dei gruppi d’opposizione Patrizia Braghiroli (M5S), Stefano Fatale (FI), Paolo Crescimbeni (Gruppo misto), Marco Cecconi (Fratelli d’Italia), Enrico Melasecche (I Love Terni), Franco Todini (Il Cammello). “Il Presidente del Gruppo del PD Andrea Cavicchioli – continua la nota – non più di poche ore fa aveva, assicurato ‘andiamo avanti, nell’interesse superiore della città!’ ma questa mattina in prima Commissione Urbanistica la maggioranza si è liquefatta. Infatti nell’esame di provvedimenti che riguardano aumenti di cubatura, variazioni di destinazioni d’uso, che hanno anche forte rilevanza politica, di fronte alla richiesta delle opposizioni della indispensabile presenza dell’assessore all’Urbanistica, poiché Bucari, come noto, è stato interdetto dai pubblici uffici, non si è presentata la vicesindaco Malafoglia che giuridicamente è stata obbligata ad assumere su di se le deleghe ai lavori pubblici, all’edilizia e all’urbanistica. Il segretario generale ha precisato che la stessa potrebbe a sua volta riassegnare tali deleghe, come quelle del sindaco, ad altro assessore rimasto in carica. In assenza di tale provvedimento di fatto la prima Commissione si è bloccata. La maggioranza inoltre ha dimostrato di essere tutt’altro che compatta, tant’è che Silvano Ricci non ha mai votato a favore di nessuna delle 194 varianti inserite nella delibera di varianti al PRG. L’opposizione viceversa, in maniera responsabile, rendendosi conto delle esigenze dei cittadini si è sempre fatta carico del funzionamento della commissione stessa pur, come detto, con una maggioranza incerta e claudicante. Partito Democratico, amministratori ancora in carica, capogruppo Andrea Cavicchioli – conclude la nota – se ci siete battete un colpo perché la città non può più aspettare!”.
M5s interroga Minniti sullo scioglimento del consiglio comunale
Capire se vi siano i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale di Terni dopo l’inchiesta sugli appalti che ha portato agli arresti domiciliari il sindaco Leopoldo Di Girolamo e di fatto sollecitare il commissariamento. E’ con questo obiettivo che il Movimento 5 stelle ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Minniti.
Nell’atto, a firma dei parlamentari Lucidi, Giarrusso, Serra, Morra, Taverna, Donno, Scibona, Nugnes, Bertorotta, Cappelletti, Bulgarelli, Montevecchi, Castaldi, Catalfo, Blundo, Crimi, Buccarella, Lezzi, Martelli, Endrizzi, Marton, Bottici, Paglini, Mangili e Santangelo, dopo aver ripercorso l’inchiesta giudiziaria in corso, evidenzia che “a prescindere dall’effettiva responsabilità penale del sindaco di Terni, che rimane costituzionalmente non colpevole sino a condanna definitiva, appare tuttavia necessario che anche le amministrazioni locali siano salvaguardate nel loro prestigio e nella loro dignità, anche attraverso il doveroso principio di ‘onorabilità’ di coloro a cui sono affidate funzioni pubbliche; non è immaginabile un futuro per le nostre città basato su questi presupposti e fondato su un clima di incertezza giuridica e morale”. Per questo “si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda avviare le procedure amministrative volte all’immediato scioglimento del Consiglio comunale ed alla consequenziale nomina di un commissario per la gestione dell’ente”.
L’operazione del M5s nazionale viene spiegata dai vertici locali pentastellati – il senatore umbro Stefano Lucidi, il consigliere regionale Andrea Liberati ed i consiglieri comunali Thomas De Luca, Valentina Pococacio, Federico Pasculli, Patrizia Braghiroli e Angelica Trenta: “Con un sussulto di legalità e sapendo di agire nella certezza che, se un sistema c’era, è nostro dovere compiere tutti gli atti e azioni a nostra disposizione per impedire che tale sistema possa esserci ancora in futuro, e che riusciremo a far uscire la città di Terni dalla voragine drammatica e vergognosa in cui è precipitata, è stata depositata una interrogazione parlamentare d’urgenza, indirizzata al Ministro Minniti, e inviata in copia per conoscenza al Prefetto di Terni Dr.ssa Angela Pagliuca, per portarlo a conoscenza dei fatti e verificare se sussistono i motivi per avviare le procedure amministrative volte all’immediato scioglimento del Consiglio comunale ed alla successiva nomina di un Commissario per la gestione dell’Ente”.
Intanto anche Beppe Grillo interviene dalla homepage del suo blog sull’inchiesta di Terni, sollecitando le dimissioni del sindaco Di Girolamo.
Fdi-An e Sinistra Italiana vogliono il commissariamento
A sollecitare il commissariamento del Comune è anche Marco C. Cecconi (FdI – An): “L’interdizione da incarichi assessorili disposta dal giudice delle indagini preliminari a carico di Stefano Bucari – al di là di qualunque valutazione di merito – inchioda di fatto la composizione dell’attuale giunta ad un numero di componenti (solo 4) al di sotto del minimo di legge. E fotografa la paralisi politico-amministrativa di un Comune che, se vuole davvero ripartire, assicurare continuità, garantire ai cittadini i servizi che gli spettano (e che peraltro l’Amministrazione-di Girolamo ha di fatto negato, anche quando era nel pieno dei suoi poteri) può solo affidarsi ad un terzo: un terzo che abbia l’autorevolezza morale e l’autorità amministrativa per governare a pieno la città. Questo terzo, legge alla mano, non può che essere un commissario straordinario di nomina prefettizia: perfettamente in grado di garantire l’erogazione di tutti i servizi, assolutamente titolato a varare i bilanci ed a ripianare i debiti dell’Ente”.
E le dimissioni del sindaco vengono chieste anche da Sinistra Italiana Terni, che però parte da diverse premesse, difendendo le persone coinvolte dall’inchiesta, “persone sulla cui onorabilità e correttezza non abbiamo mai nutrito e non nutriamo alcun dubbio”. “In questo momento la questione che abbiamo di fronte è gigantesca, continuare in questo stillicidio, con un’amministrazione azzoppata ed in crisi di credibilità, o aprire la strada ad un commissariamento aperto in fase di predissesto, che comporterebbe il rischio di un’azione tecnica che individuerebbe sicuramente soluzioni indirizzate solo al risanamento dei conti fatte di tagli di servizi ed aumenti di tasse?” si chiede la Sinistra Italiana. “La scelta è difficile ma come Sinistra Italiana riteniamo che si debba prendere atto del logoramento dell’esperienza amministrativa in corso e del distacco che si è prodotto con larga parte della città. Questo consentirebbe di fare chiarezza in un clima più sereno sulle vicende giudiziarie, permettendo a chi è coinvolto di difendersi nella maniera più libera possibile, evitando un intorbidimento del dibatto pubblico che lascia spazio agli accordicchi ed ai mercanteggiamenti finalizzati al tirare a campare ed allo stesso tempo all’ulteriore imbarbarimento dello scontro politico, come abbiamo visto in questi giorni. Pensiamo sia il momento di rimettersi al giudizio dei cittadini ternani”.