AMICI DELLA MUSICA FOLIGNO: UN SUCCESSO L'ESIBIZIONE DELL'ORCHESTRA SINFONICA ABRUZZESE - Tuttoggi.info

AMICI DELLA MUSICA FOLIGNO: UN SUCCESSO L'ESIBIZIONE DELL'ORCHESTRA SINFONICA ABRUZZESE

Redazione

AMICI DELLA MUSICA FOLIGNO: UN SUCCESSO L'ESIBIZIONE DELL'ORCHESTRA SINFONICA ABRUZZESE

Lun, 01/02/2010 - 19:52

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Ha confermato le aspettative il concerto di apertura della Stagione 2010 degli Amici della Musica di Foligno. Nonostante la pioggia battente e la neve apparsa quasi in pianura, in molti hanno raggiunto l'Auditorium San Domenico per l'atteso arrivo dell'Orchestra Sinfonica Abruzzese. “Siamo onorati di inaugurare il nostro cartellone ospitando una delle più prestigiose orchestre italiane – ha dichiarato la Presidente dell'Associazione folignate Ambretta Ciccolari-Micaldi -. Un atto dovuto in cui all'indiscusso valore artistico, si unisce anche la volontà di esprimere solidarietà e affetto a chi sta vivendo momenti difficili”. Con sede a L'Aquila, la Sinfonica, diretta dal M° Vittorio Antonellini, non si è infatti arresa al terremoto riprendendo la propria attività ad appena dieci giorni dall'evento sismico. E una intensità nuova è sembrata davvero sprigionare dalla loro musica apprezzatissima da un pubblico attento ed entusiasta. Profonda e puntuale, efficace e vitale l'esecuzione di un programma dedicato interamente al Settecento (Mozart, Krommer, Haydn) che ha evidenziato l'incisività della direzione e lo straordinario respiro d'insieme dei 40 elementi. Con un momento di vero e proprio entusiasmo per i virtuosismi dei due clarinetti, i solisti Gianluca Sulli e Luca Iacobucci del Concerto in mi bemolle maggiore op. 35 per due clarinetti e orchestra di Franz Krommer.

Alla fine del concerto, dopo calorosissimi applausi e un bis dedicato ad Haydn, il direttore d'orchestra Antonellini ha risposto ad alcune domande.

Al traguardo dei 40 anni dalla fondazione, il tremendo terremoto del 6 aprile poteva interrompere il cammino della vostra orchestra. Invece…

Invece pur tra mille difficoltà non ci siamo lasciati travolgere dagli eventi. Il terremoto ci ha doppiamente colpiti, sia come istituzione sinfonica, con la nostra sede distrutta, l'archivio completamente perso, sia a livello personale. Senza casa, ognuno accolto in luoghi di fortuna, sulla costa, nelle tende. Il disorientamento più totale. Ma ci siamo messi subito in moto. Abbiamo vissuto giorni convulsi, comunicavamo, quando possibile, con i telefonini. Ci siamo voluti ritrovare e ci siamo riusciti.

Sì, ma considerate le condizioni, l'Aquila e i paesi vicini rasi al suolo, sarà passato del tempo?

A dir la verità siamo riusciti a convocarci per un primo incontro il 17 aprile. A dieci giorni dalla prima scossa. Decisi e convinti ad andare avanti, a non fermarci. C'è stata una profonda presa di coscienza. Sapevamo che la scelta era tra proseguire o arrendersi. In quest'ultimo caso avremmo messo a rischio l'esistenza stessa dell'orchestra. Forte era anche la consapevolezza che in quel preciso momento la decisione avrebbe avuto un valore in più, avrebbe coinvolto un'intera comunità impegnata in una ripresa difficile, ma possibile. E così è stato. Il 7 maggio la prima prova. Il 10 abbiamo suonato il Requiem di Mozart ai funerali delle vittime del terremoto. Da quel giorno non abbiamo più smesso di suonare.

Il risultato è che in nove mesi avete fatto 85 concerti, tra cui alcuni straordinari eventi nelle principali città italiane, alla Scala a Milano, al Colosseo, con i grandi del panorama internazionale come Uto Ughi.

Sì, c'è stata davvero un'attenzione grandissima. E in tutto questo dobbiamo anche ringraziare il Teatro Marrucino di Chieti che ci ha ospitato per le prove fino al mese scorso, quando abbiamo finalmente ritrovato nel ridotto del Teatro Comunale di l'Aquila una nuova sede.

Nel cuore di una città ferita, la musica ritrova un suo spazio vitale. Eppure si potrebbe pensare che altre sarebbero le priorità per una comunità che si deve ricostruire, la musica non è un bene materiale. Eppure…

Eppure la nostra musica ha avuto e sta tuttora avendo un significato in più. Quando ci siamo ritrovati, quando abbiamo ripreso a suonare, tutti sono stati con noi a sostenerci con energia e motivazioni. La nostra volontà ad andare avanti era diventata la volontà di una comunità a mantenere una identità condivisa. Se ce la fate voi, ci dicevano, ce la faremo anche noi. Eravamo un simbolo di ripresa e fiducia nel domani. Ci siamo dati forza a vicenda. Prova ne sia che la nostra sede, il ridotto del Teatro Comunale è diventato un punto di riferimento, un luogo di incontro per attività culturali varie, presentazioni, conferenze, eventi artistici.

Circondati dalle macerie.

Il grande problema di chi vive momenti drammatici come quelli che stiamo conoscendo è che, oltre all'evidente necessità della ricostruzione materiale, vitale diventa la necessità di riallacciare i fili di un tessuto sociale che si frantuma, di ricostruire quelle relazioni spezzate che solitamente costituiscono la fisionomia, lo spirito di una terra. Quando i luoghi di incontro, le amicizie, i rapporti in genere subiscono un'interruzione, è l'anima stessa di una collettività ad essere in pericolo. Ritrovare pur tra le case e i monumenti crollati un nuovo punto di partenza, è fondamentale. Una casa senza anima, non è una casa.

E per la vostra orchestra. Quale futuro immaginate?

Siamo consapevoli che le cose non saranno mai più come prima. Che la situazione non cambierà domani, che abbiamo davanti anni in cui sarà necessario reinventarsi, trovare nuove forme di stare insieme e di fare musica. E che abbiamo anche bisogno dell'aiuto di tutti, ma non perché terremotati, bensì come istituzione musicale in crisi, come realtà che attraversa un momento difficile e che, come tale, merita attenzioni e sostegno.

Maestro, la sua casa?

La mia casa distrutta, rasa al suolo. Avevo librerie per una lunghezza totale di 128 metri, lì c'era la mia vita, ho recuperato quasi nulla. Vivevo nel centro di L'Aquila. Oggi sono in una mansarda. Va bene anche così.


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