Una serata per ricordare Florindo Di Paolo, il fonico più conosciuto e amato di Spoleto, scomparso prematuramente qualche mese fa. L'hanno organizzata tutti i suoi amici per sabato 7 giugno, a partire dalle 21 al Chiostro di San Nicolò, con lo scopo, spiegano, “di trattenere ancora Florindo tra noi, di sentire la sua presenza viva in mezzo ai tanti colleghi, compagni di lavoro, amici di vecchia data e amici più recenti, che non vogliono ancora credere alla sua scomparsa. Tra i primi, gli ex convittori Inpdap, che lo conobbero ragazzino quando, come loro, affrontò la durezza della vita di collegio a causa della morte della madre.
Perché è così che Florindo ha incontrato quella che sarebbe diventata la sua città, più sua che se ci fosse nato. Con la capacità di trarre dalle esperienze – anche quelle più difficili e dolorose – il succo migliore, capacità tipica del suo carattere forte, trovò a Spoleto, una Spoleto immersa negli anni più esaltanti del Festival dei Due Mondi, l'ispirazione per inventarsi il suo futuro nel campo dello Spettacolo, e anche il suo destino privato, accanto alla ragazza spoletina, che è stata la sua compagna amatissima fino all'ultimo giorno. Florindo, come molti teatranti, era un nomade con radici; non aveva orizzonti angusti e dunque ha voluto allargare le sue esperienze professionali oltre i limiti del suo territorio, ma senza perdere mai il punto di riferimento essenziale: la sua famiglia e Spoleto. Col doppio risultato di fare onore alla sua città attraverso la buona reputazione che lui e il suo gruppo meritavano in campo nazionale e internazionale, e di riportare indietro come capitale spendibile sul territorio, la qualità si esperienze di ampio respiro.
Florindo aveva una grande passione per il suo lavoro, ma la viveva senza retorica, anzi con un certo disincanto. Era attivo, ma non febbrile, risolveva i mille problemi che sempre si presentano nel corso dell'allestimento degli spettacoli senza ansia, anzi con un ironico distacco. Per questo ci saranno a ricordarlo tanti artisti che si sono avvalsi della sua preziosa collaborazione e che poi sono diventati suoi amici personali, al cui talento Florindo guardava con rispetto e con orgoglio di chi sa di essere considerato interlocutore degno.
Ci saranno tutti i suoi compagni di lavoro, quelli con cui ha condiviso sudore e impegno, ma anche battute, cene, viaggi di un lavoro pesante, vissuto con leggerezza. Ci saranno i rappresentanti delle Istituzioni cittadine, che tante volte hanno fatto ricorso alla sua professionalità e che hanno avuto modo di apprezzarne anche le doti umane, la razionalità, lo spirito propositivo.
Ci saranno tanti spoletini, abituati alla sua presenza in città, a vederlo sfrecciare in motorino per le vie del centro – casco, maglietta e calzoni di tela – o a montare cavi sul grande palco di Piazza del Duomo, o a fumare una sigaretta davanti all'ingresso degli artisti al Caio Melisso in un momento di pausa. Ci saranno tutti per stringersi intorno a sua moglie e ai suoi figli, per sentirlo ancora vicino e per dirgli grazie: per aver amato questa città con l'amore speciale che sa dare solo chi la sua terra l'ha scelta”.
