Il “check-up” sullo stato di salute del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 in Umbria, effettuato dal Comitato di Sorveglianza che annualmente deve valutarne stato di applicazione, risultati e prospettive, ha dato un responso positivo: alla quinta annualità del programma – dati 2011 -, il “Psr” umbro si presenta con quasi tutte le 34 misure attivate, oltre 24 mila nuove domande pervenute (a conferma di come gli agricoltori ne abbiano compreso e sfruttato le opportunità), una spesa complessivamente erogata di oltre 314 milioni di euro, domande attualmente in fase istruttoria per quasi 84 milioni, risorse ancora disponibili per nuovi bandi pari a 67 milioni e 630 mila euro. Nel corso della riunione annuale, svoltasi oggi a Spoleto nella sede di Palazzo Leti Sansi, alla presenza dei rappresentanti della Commissione Europea Maria Merlo, del Ministero dell’Agricoltura Stefano Angeli e della società “Agriconsulting” di Roma, che svolge il ruolo di “valutatore indipendente” del Programma di Sviluppo Rurale, il Comitato di Sorveglianza ha proceduto all’approvazione del Rapporto Annuale di Esecuzione 2011 del “Psr”, valutandone altresì la proiezione del suo impatto sul territorio regionale, in termini di crescita e di occupazione.
“In presenza di un quadro generale caratterizzato dalla crisi economica e da consistenti mutamenti strutturali che hanno investito nell’ultimo decennio il settore agricolo – ha dichiarato l’assessore all’agricoltura della Regione Umbria Fernanda Cecchini – si conferma anche per il 2012 il positivo andamento del ‘Psr’ per l’Umbria 2007-2013: dall’inizio dell’anno, sono stati pagati agli agricoltori umbri ed altri beneficiari oltre 30 milioni di euro, e altri 13 saranno pagati entro la prossima settimana. Questo significa – ha sottolineato l’assessore – che in Umbria la spesa complessiva sul programma ha raggiunto 350 milioni di euro, pari al 50 per cento della dotazione, con un livello di pagamento tra i più alti fra i ‘Psr’ regionali (l’Umbria si colloca, nel 2011, al settimo posto della classifica dei programmi regionali, con un avanzamento della spesa pari al 39,64, circa due punti in più rispetto alla media nazionale, N.d.R.). Si tratta dunque – ha aggiunto – di risultati importanti per un piano importante nella sua dimensione finanziaria, che ci consente di sostenere investimenti e innovazione, vera chiave per lo sviluppo futuro dell’agricoltura”.
La buona “performance” di spesa (accompagnata dal forte impegno della Regione per ridurre i tempi di erogazione dei pagamenti) pone fra l’altro l’Umbria – è stato sottolineato nel corso dei lavori – al riparo dei rischi di “disimpegno automatico”, il ritiro, cioè, da parte della Commissione Europea, delle risorse non utilizzate. Anche per il 2011 – è stato ricordato – sono state confermate le politiche atte a garantire le “pari opportunità” fra uomo e donna (con l’attribuzione di un punteggio aggiuntivo per l’imprenditoria agricola “al femminile”), così come un particolare accento è stato posto sul “miglioramento della qualità della vita”: un’“analisi trasversale” – hanno spiegato i responsabili della società “Agriconsulting” –, che ha raccolto e interpretato impressioni e percezioni soggettive di agricoltori e imprese sull’impatto che le misure del programma hanno avuto sulle loro vite concrete.
Altro tema-chiave del Programma, registrato dagli indicatori di valutazione, quello della “biodiversità”, un fattore condizionato dalle pratiche agricole e dall’uso del territorio. In questo senso – è stato sottolineato – la conservazione di habitat agricoli e forestali di alto pregio naturale (e dei sistemi di coltivazione/allevamento ad essi associati) costituisce il principale contributo della politica di sviluppo rurale al prioritario compito dell’Unione Europea di arrestare il declino della biodiversità.
Per quanto riguarda le principali produzioni agricole dell’Umbria (19.019 le imprese in Umbria nel comparto agroalimentare, pari al 22,74 per cento delle imprese attive sul territorio), i dati 2011 evidenziano un recupero per il frumento, un andamento altalenante del prezzo del tabacco, un ruolo crescente della viticoltura, una lieve ripresa per la zootecnia, mentre è il mercato del biologico a far registrare “performances” di vendita (+11 per cento), che sono, in percentuale, le migliori di tutto il comparto.