Il ‘donca’ a Perugia non perdona. Dal suo fascino restano rapiti proprio tutti: turisti, abitanti per ‘acquisizione’, amministrazioni comunali, regionali, studenti. Tanto che, sempre a Perugia, in barba alle più innovative campagne di marketing e alle brandizzazioni all’ultimo grido, la tipica inflessione del dialetto locale, con tutto il suo vocabolario, entra, per la seconda volta, in una campagna sociale oltre che ‘pubblicitaria’, fino a plasmarne il claim.
Il caso si presenta all’alba del nuovo servizio di mobilità notturna, promosso in primis dai sindacati studenteschi di Udu – Sinistra Universitaria, presentato ieri in conferenza stampa a Monteluce. Si chiama ‘Gimo‘, in dialetto perugino “Andiamo”, che con spinta vibrante vorrebbe richiamare tutti gli studenti e gli utenti in genere a salire sull’autobus. Il claim in realtà nasce da un acronimo, venuto fuori durante una discussione innocente in chat tra studenti: “Giovani In Movimento“, che, coincidenza, fa proprio ‘Gimo’. La storia vuole che BusItalia, che materialmente mette a disposizione le navette, non abbia battuto ciglio di fronte alla campagna di comunicazione e alla grafica presentata per il progetto, e l’abbia dunque fatta propria. Non solo: essendoci due navette, una verso l’acropoli e l’altra verso la periferia, l’idea, poi bocciata, sarebbe stata quella di dare due nomi eloquenti: ” Gim in su” e “Gim in giù”.
Come lasciarsi allora sfuggire l’occasione di mettere dentro alla campagna per la mobilità notturna un po’ di peruginità in barba all’internazionalizzazione di un servizio che dovrebbe attrarre, insieme al resto dell’offerta universitaria, centinaia di studenti e giovani non necessariamente umbri? Nel claim manca solo un “…ch’è bulo!” (tipica frase perugina per dire “andiamo che è bello”), per farla completa.
L’idea del claim piace tanto sia all’assessore regionale, Antonio Bartolini, che al Comune di Perugia, che aveva invece bocciato più volte la mobilità notturna per assenza di fondi per la sua realizzazione, poi stanziati dalla Regione Umbria. E l’idea sarebbe piaciuta talmente tanto che tra amministrazione e sindacato studentesco sarebbero volate scintille su loghi e collaborazioni da apporre sulla prestigiosa campagna.
Ma “Gimo” non è solo. Il precedente comunicativo era stato quello del Comune di Perugia, che aveva fatto affiggere dei poster di fronte ai cantieri per il rifacimento del manto stradale in centro storico con disegnata sopra una mascotte, un grifetto panciuto che provava a rimettersi in forma sollevando un bilanciere, che diceva: “Adè me fo bellino”, o “Chi bello vol comparì, qualcosa ha da soffrì“. Una di certo singolare strategia comunicativa, che ha diviso l’opinione di passanti, pedoni e del popolo di Facebook, tra chi la trova un’”idea simpatica” e chi “una bucciottata”, tanto per rimanere in tema di dialetto perugino, il “donca” appunto, che per i locali significa “dunque” (era l’interlocuzione con cui si iniziavano tutti i racconti davanti al focolare) e, “dunque” ecco l’elenco dei lavori in corso.
Dei lampi di genio comunicativi, dalle nuance tradizionali al sapor di ciaramicola (traduciamo per i popoli oltre Tevere: si tratta di un dolce tipico del perugino – ecco la ricetta) che sgomitano per ammaliare utenti e fruitori e farebbero impallidire copy e pubblicitari. Si scherza per provare a strappare un sorriso, al posto di essere sempre seri, come lo strapperebbe l’espressione di un ragazzo siciliano, americano, tedesco o cinese di fronte al “Gimo”, confuso se in realtà si tratti di un drink per astemi o del nome di una nuova palestra.
Ma poi in fondo, che sia da Accademia del Donca o della Crusca Quello che conta è che la campagna raggiunga l’obiettivo da raggiungere. Sennò tutti pronti con la prossima. “Du en da gi?”
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