L'ex albergatore di Spello Roberto Ferracci fu condananto per tentato omicidio ma era ai domiciliari: ora portato a Capanne
Nel 2017 tentò di uccidere due giudici del tribunale di Perugia, accoltellandoli (nella foto di repertorio quei drammatici istanti). Ora Roberto Ferracci, condannato nel 2018 a 12 anni di reclusione da scontare però in una struttura terapeutica di Passignano sul Trasimeno, è finito in carcere. A deciderlo è stato il 2 novembre il magistrato di sorveglianza dell’uomo, dopo che il 59enne ex albergatore di Spello ha di recente minacciato di morte il suo psichiatra, rifiutando di sottoporsi alla visita medica necessaria alla sua permanenza nella struttura dove si trovava da 6 anni.
Era il 25 settembre 2017 quando avvenne il clamoroso tentato omicidio all’interno del tribunale di Perugia. Roberto Ferracci entrò nel palazzo di giustizia perugino con due coltelli nel marsupio diretto nell’ufficio del giudice Francesca Altrui, che si occupava del fallimento dell’hotel Julia di Spello, di proprietà della famiglia dell’allora 53enne e che era finito all’asta per debiti. Aveva dunque accoltellato il magistrato e poi anche il giudice Umberto Rana che era intervenuto per soccorrerla, ferendo pure un impiegato amministrativo. L’aggressore era stato poi bloccato dalle forze dell’ordine accorse all’interno del tribunale. Un gravissimo episodio in seguito al quale sono stati poi rivisti i protocolli di sicurezza di accesso al palazzo di giustizia di Perugia.
Finito sotto processo per tentato omicidio, era stato condannato in via definitiva a 12 anni di reclusione, ma sin da subito dopo l’arresto era stato ammesso al differimento della pena agli arresti domiciliari in una struttura terapeutica di Passignano. Nei giorni scorsi, però, Ferracci si sarebbe reso responsabile di gravi minacce di morte nei confronti del medico psichiatra che lo aveva in cura, rifiutando di sottoporsi alla visita specialistica di controllo, necessaria ai fini della permanenza nella struttura terapeutica. Per tale motivo il magistrato di sorveglianza, “rilevate le espressioni gravemente minacciose usate dal condannato all’indirizzo dei medici, considerato che, allo stato, appare inidoneità la struttura ospitante descritta come ‘non idonea’ a contenere adeguatamente la pericolosità del condannato” ha sospeso il differimento provvisorio dell’esecuzione della pena, ordinando l’immediato accompagnamento in carcere del condannato.
I carabinieri di Passignano, al termine delle formalità di rito, hanno dato dunque esecuzione al provvedimento del giudice, traducendo il 59enne al carcere di Perugia Capanne, a disposizione dell’autorità giudiziaria.