Un romanzo per raccontare la complessa realtà dell'India. Giovedì 10 luglio alle ore 18 alla Sala dei Duchi del Palazzo del Comune di Spoleto verrà presentato il libro “India per signorine” di Rosa Matteucci.

L'India raccontata da Rosa Matteucci è disperata, grottesca e viva. Come i suoi incauti visitatori. Uno sguardo implacabile sull'India del Sud e sugli occidentali che la frequentano, un racconto vorticoso che travolge personaggi ed esperienze in un'ondata di grandiosa comicità. Il volume fa parte della collana Rizzoli 24/7 stranger. Scrittori in viaggio, il nuovo contenitore che, all'interno del progetto 24/7, ospiterà ogni anno 3-4 romanzi di viaggio di alcuni scrittori italiani, spesso al loro debutto da Rizzoli. I primi sono Wu Ming e Rosa Matteucci. Rosa Matteucci è nata a Orvieto nel 1960 e vive a Genova. Ha pubblicato tre romanzi, tutti da Adelphi: Lourdes (1998), Libera la Karenina che è in te (2003) e Cuore di mamma (2006). Collabora come editorialista con “La Stampa” e “Corriere dell'Umbria”. Scrive sceneggiature cinematografiche e ha partecipato come attrice ai film Mi piace lavorare di Francesca Comencini (2004) e La tigre e la neve di Roberto Benigni (2005).

Rosa Matteucci si getta alla scoperta del subcontinente e dei suoi affollatissimi luoghi di culto. Nel Kerala, dove la accolgono gigantografie di Marx, Engels, Lenin e canti parasovietici (le elezioni sono state vinte dal Partito comunista), visita l'ashram di Amma, dove la santa abbraccia ininterrottamente fino a 18.000 persone al giorno (Matteucci compresa, che dalle sue mani riceve anche una mela). A Tiruvannamalai, dopo un feroce corpo a corpo con pellegrini (solo mezzo milione), flagellanti indù, zingari distillatori di arak scatenati al ritmo del Ballo del qua qua, lebbrosi, storpi, vedove scampate alla pira, galli battaglieri, cani spellati e porcellini neri ghiotti di deiezioni umane (abbondantissime durante i pellegrinaggi), la aspetta un'orrenda notte funestata da tre scimmiotte che fanno cose irriferibili con la sua matita per gli occhi: “Dopo due ore ero già a bordo di un tassì che mi portava via, in un posto che fosse un tantino meno indiano”. Il posto più turistico, “il naturale capolinea di quanti sono stati sconfitti dall'India” è Mamallapuram, dove si prendono orfani in affitto per impietosire gli occidentali e i pesci palla affiorano sulla battigia, grossi come cocomeri, irti di spine aguzze, con labbra e occhi umani.