Alessia Chiriatti
Una patologia psichiatrica, per la quale lo stato spende quanto incassa dal monopolio. E' il gioco d'azzardo. Una piaga divenuta ormai emergenza, anche a causa del gioco online, meno controllabile e più insidioso, e che arriva a riguardare anche i minori, una fascia decisamente meno tutelata e a rischio. I numeri possono risultare impressionanti: sono 1480 gli esercizi commerciali che ospitano le new slot in Umbria, per un totale di quasi 2 milioni di euro giocati al giorno solo in questa regione. La Regione Umbria sta lavorando ad una legge regionale a riguardo: al tavolo sono seduti l'assessore Carla Casciari, la Presidente Marini con la delga alla Sanità, l'assessore Paparelli, ma anche Anci, Confcommecio e Confesercenti. Nel gruppo di lavoro interdisciplinare c'è anche la dottoressa Sonia Biscontini, forte della sua esperienza pilota con il primo CERT a Foligno e Spoleto, laddove molti centri di questo tipo non trattano tali emergenze, e alcuni operatori scolastici, il cui ruolo sarà quello di cercare di percepire i campanelli di allarme nel mondo dei minori, prima che il vizio del gioco diventi patologia. Un modo per coinvolgere gli esercenti, affinché anche le vincite non siano specchietti per le allodole.
I dati – Sono numeri preoccupanti quelli riportati durante la conferenza stampa di oggi: lo stato spende tra i 6 e gli 8 miliardi per le cure, quando l'approccio al gioco diventa patologico. L'incasso è poi dedicato per il 74% per i premi, mentre il resto spetta alle tasse e agli esercenti. Si spende inoltre in cure sanatarie quanto si incassa dalle vincite. Il gioco d'azzardo ha inoltre avuto una crescita esponenziale, e questo per diverse ragioni: per la diversificazione dell'offerta, per quantità e tipologia di giochi, a causa dell'incremento della pubblicità, o ancora per via della crisi economica, laddove nei giocatori permare una pallida illusione di poter tamponare le difficoltà economiche con una vincita. Il gioco d'azzardo é ormai classificato come un disturbo dei controlli degli impulsi, e la sua sintomatologia é anche di tipo relazionale. Si calcola che annualmente l'incremento si attesti al 10%, e che le persone a finire in questa trappola hanno un basso livello scolastico, di cui la maggior parte sono uomini. Il passo verso l'abuso di psicofarmaci, fumo e alcol è poi breve. Mediamente in Umbria si fa più uso di gratta e vinci, per continuare con la classifica che vede il lotto al secondo posto, con a seguire le scommesse sportive, le carte e i giochi online.
Il gioco online – E' proprio quest'ultimo a preoccupare di più, a causa della sua incontrollabilità. Non solo slot machine, ma anche una forma di azzardo privato, dove si registrano casi in cui alcuni giocatori compulsivi, dopo 12 ore trascorse al computer a giocare, sono state oggetto di TSO.
I minori – Il dato è allarmante anche per i minori: uno studio condotto in Alta Valle del Tevere, ha registrato che mediamente un giovane minore spende circa 11€ al mese in gioco. Ecco perchè è ritenuto necessario, nel tavolo regionale, avere come interlocutori anche esponenti del mondo dell'istruzione. Attualmente ciò che la Regione può fare è evitare di far apporre le slot machine in locali vicini alle scuole.
La necessità di rivincita è spesse volte alla base di questo disagio, insieme al bisogno di riscatto rispetto ai propri vissuti. Poi arriva lo sconquasso familiare, il disastro economico, famiglie intere sull'orlo del baratro, con lo spettro dell'usura o i prestiti chiesti agli stessi esercenti. il gioco, invece, deve essere considerato tale e non un percorso pervasivo. Ad aiutare a lanciare l'allarme sono i familiari. Ed è proprio ragionando sulla problematica di coppia, lavorando sui rappoti relazionali e non sul sintomo, che si giunge alla terapia di supporto giusta, con un aiuto per le famiglie a sè stante. Esiste anche una forma di tutoraggio economico, mentre, almeno le istituzioni umbre, ritengono che il proibizionismo in questa contingenza non serva, ma piuttosto favorisca il nero e il sommerso. Sarebbe invece più utile incentivare lo slot mob e favorire gli esercizi commerciali che non impiantano le “macchinette mangia soldi” all'interno dei loro locali.
L'esperienza – Ed è un pò quello che hanno fatto quelli di Libera Umbria, con il presidio Antonio Montinaro dell'associazione, in collaborazione con l'associazione Arcat Umbria: lo scorso sabato hanno presentato la “Mappa dei bar senza slot” di Perugia… in un bar senza slot.
Libera Perugia ha infatti deciso di avviare un monitoraggio dei bar della città che non hanno al loro interno “macchinette mangia soldi”, con l’obiettivo di costruire una mappa da mettere a disposizione della collettività.
“Crediamo – dicono da Libera – che un monitoraggio della situazione esistente in città possa essere utile per avere piena consapevolezza delle dimensioni del fenomeno e anche per sostenere quegli esercizi che scelgono di non lucrare su un sistema che sta producendo enormi danni sociali e umani. Con un totale di circa 86 miliardi di euro la ricca azienda del gioco in Italia arriva ad essere la terza impresa del paese con circa 1.260 euro di spesa pro capite nel 2011 per tentare la fortuna e una struttura fondata su 400mila slot machine che invadono le città, una ogni 150 abitanti. Un ricco giro d’affari che, sempre più nel nostro paese, ‘scantona’ nel gioco d’azzardo con profitti sempre crescenti per la criminalità organizzata. In Umbria – secondo i dati della Guardia di Finanza e della sezione perugina dei Monopoli di Stato – tra gennaio e giugno del 2013, sono stati gettati dagli umbri nelle 5.406 tra slot machine e videolottery legali dislocate nei 1.486 esercizi della regione, 366 milioni di euro. In media, ogni 24 ore gli umbri immettono nelle macchinette qualcosa come due milioni di euro”.
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