Dopo la tragica scomparsa di Flavio e Gianluca un terribile “deja-vu” di dolore è tornato a tormentare la mente e il corpo di Donatella Lucaccioni, madre di Lamberto, il giovane di Città di Castello che, esattamente 5 anni fa (luglio 2015), morì di overdose dopo aver preso una dose fatale di ecstasy al Cocoricò di Riccione.
“Non possiamo restare indifferenti”
La mamma dell’allora 16enne tifernate, sconvolta dalla vicenda dei due ragazzini ternani, anch’essi deceduti a causa dell’assunzione di un mix di droghe, è tornata a ribadire che “non possiamo restare indifferenti,non possiamo nuovamente dire ‘se la sono cercata’, né pensare che uno spacciatore sia libero di vendere morte. Non diciamo ancora una volta ‘nessuno li ha costretti’, perché questa frase ci tiene lontani soltanto dalle nostre responsabilità”.
Io e mio marito abbiamo vissuto questo dolore 5 anni fa e lo stiamo vivendo anche oggi. Lo vivremo sempre. Come genitori abbiamo fallito, non abbiamo saputo proteggere il nostro amatissimo figlio Lamberto ed era l’unica cosa che volevamo. Ma credo che insieme a noi abbia fallito una intera società
La lettera…di Lamberto Lucaccioni
All’indomani della morte dei due giovani amici, Donatella, sul suo profilo Facebook, ha poi scritto una lettera, dando voce al suo Lamberto, come se fosse stato lui stesso ad averlo scritta:
Mi chiamo Lamberto Lucaccioni, ma tutti mi chiamavano Lamby. Avevo 16 anni, ero un ragazzo con una grande voglia di vivere. Avevo una famiglia bellissima, un rapporto fatto di condivisioni, parlavamo molto e si discuteva pure. C’era molta complicità tra noi, ma non eravamo amici, loro erano i miei genitori e come ogni genitore volevano proteggermi. Ma purtroppo quella maledetta sera del 19 luglio 2015 la mia curiosità è stata più forte della paura, volevo trasgredire, per una volta cosa vuoi che mi succeda! E poi l’amico più grande che mi considerava come il suo fratellino, non poteva vendermi una cosa che mi avrebbe fatto male. Invece non è stato così, è bastato un’attimo. Quella maledetta pasticca sciolta nell’acqua, insapore, si è presa la mia vita, i miei sogni. Nulla è valsa la corsa in ospedale, me ne sono andato solo. Nessuno mi aveva costretto, è vero, ma nessuno fece nulla quando iniziai a stare male. Questa è un po’ della mia storia. Un messaggio per voi ragazzi: amate la vita, divertitevi in modo sano, cazzeggiate, ridete, scherzate ma riflettete. State lontani da chi vuol vendervi l’illusione del divertimento assoluto: vi vende la morte. Io, Lamby, ora sono dall’altra parte, ma se ogni tanto alzate lo sguardo, io sarò lì e se per solo un attimo riuscirete a fare una piccola ma vera riflessione, allora la vostra vita sarà un vero capolavoro.