Facendo riferimento ad alcune note stampa recenti relativamente all’incremento della raccolta differenziata di rifiuti in molti comuni umbri, tra cui Spoleto, arriva oggi nelle redazioni la presa di posizione di Confcommercio Umbria, mandamento Spoleto e del Con Spoleto, Consorzio operatori turistici, entrambe a firma di Tommaso Barbanera.
“L’Umbria è la Regione dove tra il 2017 e il 2018 i costi della Tari sono maggiormente accresciuti, di circa l’8,5%, come attestato anche dallo studio effettuato da Confcommercio Umbria; tutto ciò va inserito in un contesto dove a carattere nazionale c’è stato un incremento dal 2010 ad oggi del 76%.”
“Occorre invertire il modo di utilizzare la nettezza urbana– sostiene Barbanera– che da costo, come è stato finora, possa diventare una risorsa, come avviene in tante città europee. Rispetto a tutto ciò una domanda viene comunque spontanea: se negli ultimi anni è aumentata la differenziata, perché la bolletta per i cittadini e per le imprese non diminuisce?
Dove finisce ciò che differenziamo? Viene reimmesso sul mercato o ne viene fatto altro utilizzo? Sarebbe opportuno che chi gestisce questo servizio desse delle risposte, in virtù del fatto che il costo del servizio avviene considerando, tra le altri voci, la quantità di nettezza urbana prodotta da un territorio e il numero dei trasporti effettuati in discarica; quindi va da sé che, se aumenta la differenziata ci dovrebbero essere meno rifiuti e quindi meno trasporti e di conseguenza meno costi per l’utente.
E’ tanto vero ciò che diciamo che il Comune di Città di Castello, a fronte di un incremento della differenziata, ha ridotto il costo della Tari agli utenti del 16%. È possibile conoscere l’andamento della produzione della nettezza urbana degli ultimi 5 anni di questo territorio in rapporto all’incremento della raccolta differenziata?
Questi quesiti li stiamo ponendo ormai da diversi anni, ma nessuno ha mai dato delle risposte.
Va ricordato che il servizio di nettezza urbana è appunto un “servizio”, che deve contemplare soltanto i costi che occorrono per espletarlo; chi se ne occupa non deve ragionare secondo la logica dell’utile e, se qualora esso ci fosse, dovrebbe essere ristornato ai singoli comuni per ridurre il costo del servizio stesso.”
“È ora che i cittadini e le imprese vengano resi edotti di come funziona e quali sono i costi reali di questo servizio- conclude Barbanera- e quindi chiediamo alla nostra Amministrazione di verificare e far conoscere alla Città quanto da noi richiesto,
in quanto tutto ciò si inserisce in un quadro di forte pressione fiscale ( vedi l’incremento dell’IMU e l’imposta sulla pubblicità che in alcuni casi ha raggiunto il 150%).“