Una nuova legge, a brevissimo (presumibilmente già entro la fine di marzo) per la ricostruzione del Centro Italia colpito dal sisma del 2016. Tra i provvedimenti previsti il passaggio della ricostruzione leggera ai Comuni, i quali potranno operare per questo un massiccio potenziamento del personale. Prevista infatti la possibilità – come spiegato dal sottosegretario Vito Crimi – di stipulare con figure tecnico professionali e contabili contratti di lavoro a tempo determinato per due anni (2019-20) fino a 350 unità complessive in tutti i Comuni del cratere, per una spesa in due anni di 26,5 milioni di euro. I contratti a termine esistenti potranno invece essere prorogati sino al 31 dicembre 2020.
I dubbi dei sindaci
Aspetti che sono stati analizzati nel confronto a Roma tra lo stesso Crimi ed i presidenti delle Anci regionali di Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo. Appuntamento al quale, per l’Umbria, erano presenti il presidente di Anci Umbria, Francesco De Rebotti e il sindaco di Norcia Nicola Alemanno.
I sindaci chiedono una cabina di regia unica e immediatamente operativa, tempi certi, il rafforzamento della struttura commissariale e della struttura regionale Ufficio speciale per la ricostruzione, una migliorare interlocuzione con i Comuni e una più veloce gestione delle procedure per la ricostruzione. Ma soprattutto la possibilità che le deleghe di funzione ai singoli Comuni sia esclusivamente su base volontaria e il potenziamento della dotazione organica.
“Nel documento – spiega il presidente De Rebotti – occorre approfondire le questioni relative al sisma in una cabina di regia unica. Ci deve essere centralità, collaborazione e integrazione attorno al tema terremoto. La macchina, ha sostenuto bene il sottosegretario, va migliorata ed efficientata. In Umbria, l’Ufficio speciale di ricostruzione (USR) ha un valore fondamentale, perché dietro c’è tutta la struttura amministrativa e tecnica della Regione che è ben più potente di quanto può mettere in campo ogni singolo Comune della regione. Tra l’altro noi abbiamo Comuni medio piccoli”.
Quanto al personale messo a disposizione dei Comuni, viene ribadito che la carenza di tecnici è endemica e, fra l’altro, con ‘quota 100’ molti lavoratori ne usufruiranno. Viene giudicata positivamente la stabilizzazione delle vicende contrattuali di chi opera nell’Usr, ma occorre rafforzare la compagine tecnica che lavora sui progetti. L’Usr, in questo momento – è stato spiegato – può lavorare 700 pratiche l’anno su un totale di 9mila, quindi ci vorrebbero 10 anni. E lo spostamento delle deleghe sui Comuni, secondo De Rebotti, non faciliterà i tempi di lavorazione, appesantendoli: “I Comuni investiti di funzioni e responsabilità maggiori non necessariamente potrebbero rispondere bene a questo impegno, perché la condizione di partenza è già difficile. L’auspicio è che si preveda il carattere volontario delle deleghe”.
Il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, ricorda che “il tempo non è una variante secondaria nella ricostruzione” e si augura che dalla prossima settimana si possa iniziare ad avere in mano il testo del decreto per iniziare l’importante lavoro sugli emendamenti, “che sarà significativo“.
La relazione del commissario Farabollini
Del resto, il perché non sia stato finora possibile intervenire concretamente per snellire le procedure della ricostruzione e si provi dunque a cambiare strada lo spiegava già il commissario Piero Farabollini nell’audizione alla Commissione Ambiente della Camera.
Nella parte conclusiva delle 20 pagine della sua relazione, il professore premette che “la distanza in valore assoluto tra stima del danno e richieste di contributo” è talmente rilevante da aver dovuto richiedere a Governo e Parlamento la sanatoria sulle piccole difformità e la proroga al 31 dicembre 2019 dei termini per la presentazione delle domande di contributo.
Quanto al soggetti attuatore di questa ricostruzione che stenta, Farabollini parla della proposta di fare dei Comuni gli enti attuatori e le stazioni uniche di committenza per interventi privati, ma, specifica, “entro limiti di risorse compatibili con la struttura comunale”.
Le misure messe finora in campo riguardano una più snella applicazione del Durc di congruità; la possibilità di realizzare Studi di risposta sismica locale; l’individuazione di modalità per l’anticipazione del 50% ai professionisti; l’utilizzo dell’eventuale premio assicurativo sugli immobili comunali; la possibilità di erogare fino al 2% dell’importo dei lavori agli amministratori di condominio che abbiano svolto ulteriori attività in merito alla presentazione delle pratiche per la ricostruzione.
Le altre novità annunciate da Crimi
Ma il cambio di marcia prospettato dal Governo, attraverso le anticipazioni del sottosegretario Crimi, riguardano anche altri aspetti della ricostruzione. Cambiano infatti, sempre nell’ottica di provare a velocizzare le procedure, anche le regole per l’affidamento degli incarichi di progettazione ai tecnici per lavori al di sotto della soglia di rilevanza comunitaria: basterà una negoziazione con il professionista individuato, previa consultazione di almeno cinque tecnici inseriti nell’elenco speciale. Contestualmente, la soglia massima per adottare la procedura negoziata viene alzata da 2 a 5 milioni di euro.
I Comuni potranno inoltre autorizzare l’installazione delle casette di legno sul terreno di colui che ha la propria casa inagibile o su altri individuati dall’Ente stesso.