Chi dopo il terremoto è ospitato negli alberghi ma non ha più i requisiti, dal 7 gennaio avrà 5 giorni di tempo per trovare un’altra sistemazione. Oppure potrà rimanere pagando. Unica eccezione chi ha dei figli che stanno frequentando la scuola nel comune dove si trovano ora. La disposizione arriva dalla nuova circolare firmata dal capo dipartimento della protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio, che riguarda le procedure per assicurare un’adeguata assistenza alle popolazioni colpite dai terremoti di agosto e ottobre presso strutture alberghiere che si sono rese disponibili a garantire tale ospitalità transitoria, anche al di fuori del territorio comunale o regionale di provenienza dei cittadini.
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Provvedimento d’urgenza dopo il terremoto
“A seguito dei terremoti del 26 e 30 ottobre, infatti, per tutelare la pubblica incolumità è stato deciso, anche in forma generalizzata e non formalizzata, – ricorda la prociv nazionale – di allontanare le persone dagli edifici e dai centri abitati interessati dalle scosse e di accoglierle in strutture al coperto, data l’evoluzione delle condizioni meteoclimatiche nelle aree interessate e della conseguente impossibilità di assistere adeguatamente i cittadini stessi attraverso l’allestimento di aree attendate. Come noto, l’assistenza alberghiera era stata esplicitamente ricompresa, dopo il terremoto del 24 agosto con l’art. 4 dell’ordinanza n. 394/2016, tra le diverse misure attivabili per garantire una assistenza transitoria, dopo la chiusura delle aree di accoglienza in tenda, ai residenti in edifici valutati, a seguito delle verifiche di agibilità, con un esito “diverso da A”, ovvero non agibile”.
Tutto cambia dal 7 gennaio
Dopo i terremoti del 26 e 30 ottobre, che hanno comportato un’estensione del territorio interessato e un conseguente incremento del numero degli edifici da controllare, le verifiche di agibilità degli immobili attraverso le schede Aedes e con procedure speditive FAST sono in corso e richiederanno, necessariamente, diverse settimane. In questo periodo di tempo, quindi, la perdurante precarietà è riconosciuta quale elemento che dà accesso alla fruizione dell’ospitalità alberghiera in forma generalizzata fino alla messa a regime delle procedure di verifica di agibilità/utilizzabilità delle abitazioni. In tal senso, fino al 6 gennaio 2017 (incluso), i Comuni interessati dagli eventi sismici dovranno attestare, alla data dei terremoti, la semplice condizione di residenza/dimora abituale delle persone ospitate segnalate, tramite le Regioni, dalle strutture alberghiere. Tale attestazione sarà necessaria per coprire, con le risorse disponibili per la gestione dell’emergenza, le spese sostenute.
Chi potrà restare negli alberghi
Contemporaneamente, sempre entro il 6 gennaio prossimo, le Regioni e i Comuni devono predisporre delle procedure univoche per individuare, non più in modo generalizzato ma puntualmente, le persone che possono essere ospitate nelle strutture ricettive in quanto:
- residenti/dimoranti in edifici classificati con esito diverso da “A” delle schede AEDES, o per i quali risulti presentata la relativa richiesta di sopralluogo
- residenti/dimoranti in edifici classificati con esito “non utilizzabile” nella scheda FAST
- residenti/dimoranti per i quali risulti presentata la relativa richiesta di sopralluogo o risulti programmata, da parte del Comune, una verifica a tappeto
- residenti/dimoranti in edifici ricadenti all’interno di “zone rosse”
Tutte le persone che non rientreranno in questi casi, a partire dal 7 gennaio avranno cinque giorni per organizzare il rientro in abitazioni agibili/utilizzabili o, comunque, per lasciare la sistemazione in albergo, termine dopo il quale le spese saranno poste a loro carico. Il termine dei cinque giorni verrà applicato anche ogni qualvolta le condizioni specificate verranno meno in date successive al 6 gennaio 2017, con il procedere delle verifiche di agibilità.
Questa procedura non si applica per le famiglie ospitate in alberghi di Comuni diversi da quelli di residenza che, per l’anno scolastico in corso, hanno figli iscritti a Istituti scolastici nei Comuni di accoglienza. Per loro, infatti, permane il diritto di rimanere nelle strutture alberghiere ad esse assegnate.
Lo stato delle verifiche agli immobili
Secondo quanto si apprende dalla stessa protezione civile nazionale, sono in campo 164 squadre di tecnici ed esperti abilitati per le verifiche di agibilità con procedura FAST (Fabbricati per l’Agibilità Sintetica post-Terremoto) sugli edifici privati attivata, dopo gli eventi sismici del 26 e del 30 ottobre, nelle Regioni Umbria, Abruzzo, Marche e Lazio. Secondo i dati forniti dalle Regioni alla Dicomac (direzione comando e controllo) di Rieti, aggiornati al 5 dicembre, le squadre di tecnici abilitati hanno effettuato complessivamente a 20.733 verifiche su edifici privati: 8.660 in Umbria, 1.863 in Abruzzo e 10.210 nelle Marche. Gli edifici risultati agibili sono complessivamente 8.205 e 705 quelli che, pur non essendo danneggiati, risultano “non utilizzabili” per solo rischio esterno. Sono invece 7.021 gli esiti di “non utilizzabilità” per temporanea, parziale o totale inagibilità. Risultano invece 4.802 le verifiche al momento senza esito perché, nella maggior parte dei casi, si tratta di immobili nei quali non è stato possibile accedere e che necessitano di ulteriori sopralluoghi.
In particolare, nella Regione Umbria dalle 8.660 verifiche effettuate risultano 3 542 (il 57%) edifici agibili, 267 “non utilizzabili” per solo rischio esterno mentre sono 2.392 (38% circa) gli esiti di “non utilizzabilità”. Sono infine 2.459 gli edifici che, al momento, risultano senza esito. Nella Regione Marche dalle 10.210 verifiche effettuate risultano 3.778 (46%) edifici agibili e 365 che, pur non essendo danneggiati, risultano “non utilizzabili” per solo rischio esterno. Sono invece 4.112 (50%) gli edifici “non utilizzabili” mentre 1.955 le verifiche senza esito. Nella Regione Abruzzo sono state effettuate 1.863 verifiche dalle quali sono risultati 885 (60%) edifici agibili, 73 “non utilizzabili” per solo rischio esterno e 517 (il 35%) “non utilizzabili”. Sono invece 388 gli esiti non attribuiti. Nella Regione Lazio le verifiche di agibilità FAST sugli edifici privati sono state attivate lo scorso 30 novembre e i dati relativi ai primi esiti, al momento, non sono stati trasmessi.
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La situazione in Valnerina e a Spoleto
Ad approfondire la situazione relativa all’Umbria, con dati più aggiornati, è una nota della Regione: sono 6744 i sopralluoghi FAST (Fabbricati per l’Agibilità Sintetica post-Terremoto) effettuati negli edifici privati di 30 comuni umbri per la verifica puntuale dei danni subiti in seguito al sisma. Lo rende noto la Protezione Civile regionale evidenziando che in seguito ai controlli, sono risultati agibili 4002 edifici, 2469 edifici sono risultati non utilizzabili, mentre 273 non sono utilizzabili per rischio esterno. Il dato, aggiornato alle 20 del 6 dicembre, è in continua evoluzione, visto che i sopralluoghi proseguono in modo incessante.
Tra i Comuni in cui sono stati effettuati il maggior numero di sopralluoghi ci sono Cascia con 1183 edifici controllati e 691 edifici risultati agibili, mentre non sono utilizzabili 438, altri 54 non utilizzabili per rischio esterno. A Norcia i controlli sono stati effettuati su 1959 strutture, 565 sono state valutate agibili, 1242 non utilizzabili, 152 non utilizzabili per rischio esterno. A Preci i controlli effettuati sono stati 449 con 248 edifici agibili, 177 non utilizzabili e 24 compromessi per rischio esterno. A Spoleto sono stati controllati 735 edifici e 538 sono stati dichiarati agibili contro 182 non utilizzabili e 15 soggetti a rischio esterno. A Monteleone di Spoleto gli edifici controllati sono stati 268, 218 sono risultati agibili, 45 non utilizzabili, 5 non utilizzabili per rischio esterno.
(ultima modifica alle ore 16)