“Sentenza ingiusta, ma non accetto l’offerta, preferisco aspettare il verdetto della Cassazione” – sono queste le parole di Marco Pucci, ex alto dirigente Ast, al quale l’Ilva ha offerto la carica di direttore generale, prima accettata e poi rifiutata.
Marco Pucci è stato condannato, in appello, a 6 anni e 10 mesi perché ritenuto tra i presunti responsabili del rogo Thyssen di Torino, e la nomina dell’Ilva di Taranto ha fatto insorgere i Verdi, le associazioni di cittadini e ambientaliste, e Boccuzzi, l’ex operaio ora parlamentare del PD. La stessa Ilva di Taranto ha diffuso una nota nella quale Pucci, che avrebbe preso il posto di Massimo Rosini, spiega le ragioni del rifiuto: “Ringrazio i commissari per la fiducia che mi hanno mostrato nel nominarmi direttore generale dell’Ilva per la fase di trasferimento degli asset della società.
Tuttavia non ritengo di accettare l’offerta e preferisco attendere l’esito del ricorso in Cassazione sul processo che mi ha visto condannato ingiustamente per il tragico incidente alla thyssen di Torino.
All’epoca ero nel consiglio di amministrazione della società senza alcuna delega alla sicurezza e con responsabilità nelle aree commerciali e di marketing. Confido che i giudici supremi sapranno dare il giusto peso alle responsabilità penali personali. Sono tornato in Ilva un anno fa e continuerò a collaborare come manager per il risanamento e il rilancio della società”.
Sono stati i commissari straordinari Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba a nominare Pucci direttore generale per dare “avvio – come spiega una nota dell’Ilva – all’esecuzione del programma di trasferimento dei complessi aziendali dell’Ilva approvato con decreto del Ministro Dello Sviluppo Economico, Federica Guidi”.
In un primo momento l’alto dirigente aveva accettato l’incarico, ma le dure reazioni politiche e sociali avrebbero indotto Pucci a fare dietro front e aspettare, prudentemente il verdetto della Cassazione.
“Uno sfregio ai famigliari delle vittime. Sono amareggiato e sorpreso” – è questa la reazione di Antonio Boccuzzi, ex operaio Thyssen, ora parlamentare Pd che si è unito alle parole di indignazione che avevano già pronunciato Massimo Battista, dipendente Ilva e attivista: “Se dovesse essere confermata la sentenza d’Appello in Cassazione, forse a giugno, per l’ingegnere si aprirebbero le porte del carcere”. Duro era stato anche Angelo Bonelli, leader dei Verdi: “Non riesco a trovare alcuna spiegazione che possa giustificare una simile decisione che rappresenta un atto non corretto nei confronti delle famiglie delle vittime della ThyssenKrupp e della città di Taranto”.