Pene ridotte per responsabili rogo ThyssenKrupp | Parenti vittime "Non è giustizia" - Tuttoggi.info

Pene ridotte per responsabili rogo ThyssenKrupp | Parenti vittime “Non è giustizia”

Luca Biribanti

Pene ridotte per responsabili rogo ThyssenKrupp | Parenti vittime “Non è giustizia”

La sorella di Rosario Rodinò "Rimpiango aver firmato accordo per risarcimento"
Ven, 29/05/2015 - 16:53

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Ridotte le pene agli imputati del processo del rogo ThyssenKrupp avvenuto nel dicembre del 2007, a seguito della sentenza di Appello bis, richiesta nella giornata di ieri dalla Suprema Corte di Roma. Queste le revisioni delle pene: 9 anni e 8 mesi a Herald Espenhahn, ex ad della multinazionale (-4 mesi), 6 anni e 10 mesi a Gerald Priegnitz e Marco Pucci, ex ad dell’Ast (-2 mesi), 7 anni e 6 mesi a Daniele Moroni (-18 mesi), attuale direttore dell’area centrale dello stabilimento di Terni,  7 anni e 2 mesi a Raffaele Salerno (-10 mesi) e 6 anni e 8 mesi a Cosimo Cauferi (-16 mesi).

Il legale di Espenhahn, Ezio Audisio, ha già annunciato che ricorrerà nuovamente in Cassazione: “Ci aspettavamo di più – ha detto l’avvocato dell’ex ad – le riduzioni sono state minime”.

Nell’aula della Corte D’Appello di Torino c’era anche Antonio Boccuzzi, l’unico superstite della squadra di operai vittime della tragedia e oggi parlamentare del Pd: “Ci sono state 4 sentenze e, in ognuna, è stato tolto un pezzetto di pena” – ha commentato l’onorevole.

In lacrime invece i parenti delle vittime che hanno urlato la loro rabbia al momento della lettura della sentenza “Questa non è giustizia”. A parlare con la stampa è stata poi Laura Rodinò, la sorella di Rosario Rodinò, una delle vittime del rogo: “Hanno trattato il caso come un banale incidente sul lavoro, non capendo che mio fratello e gli altri ragazzi sono morti per fare i vigili del fuoco e non perché stavano lavorando. Ogni giorno erano costretti a buttarsi nelle fiamme, questa non è giustizia”.
 

Impossibile per le famiglie delle vittime costituirsi come parte civile, visto che all’epoca dei fatti beneficiarono di un risarcimento in denaro da parte di Thyssen, scelta che, oggi, sulla quale oggi, alla luce di tutto l’iter processuale, non ripeterebbero: “Quando abbiamo firmato quell’accordo – continua la sorella del giovane – eravamo confusi e sotto choc, se potessimo tornare indietro oggi non rifaremmo quella scelta”.

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