A Spoleto58 la sezione danza chiude la sua programmazione, nell’ultimo weekend della manifestazione, con il Ballet du Capitole de Toulouse diretto da Kader Belarbi in Dans les pas de Noureev. Uno spettacolo tutto incentrato sulle coreografie scritte in originale da Rudolf Nureyev o ridisegnate da celebri classici della danza ideati da Marius Petipa e Lev Ivanov. Kader Belarbi , ballerino e giovanissima etoile all’Opèra di Parigi nominata proprio da Nureyev, può oggi considerarsi l’erede di quella tradizione, tanto da poter lui stesso ridisegnare i balletti dell’immortale ballerino russo. Lo spettacolo di Spoleto è dunque un omaggio ad alcune delle coreografie che hanno lasciato una traccia indelebile di stile e tecnica nel mondo della danza. E’ così che la sfida dei ballerini solisti del Ballet du Capitole de Toulouse è davvero ardua, sempre in bilico tra emulazione del grande Nureyev e interpretazione dei suoi passi nei passaggi più difficili. La struttura fisica del ballerino russo era tale che ogni movimento fosse quasi fatto su misura per lui e per le sue capacità. Si può tentare un esperimento di non grande significato artistico, ma esemplare nello studio pratico di queste coreografie, ed è quello di mettere in parallelo l’esecuzione di un qualsiasi ballerino solista di quelli visti ieri sera, 9 luglio, al Teatro Romano con quella del Nureyev reale. Se ne trovano moltissime in registrazioni sul canale Youtube, le migliori quelle relative agli spettacoli degli anni ’70.
Ed è nel rispetto della famosa frase del grande interprete russo, “Fino a quando i miei balletti saranno danzati, io resterò vivo”, che si trova la ragione di valorizzare una eredità culturale che consente di sviluppare una profonda curiosità per l’origine di tutto ciò. In questo consiste il lavoro di Kader Belarbi.
Non c’è quindi nessun bisogno di raccontare nel dettaglio tecnico se una di queste coreografie viste al Teatro Romano, ormai tradizionalmente gremito di pubblico fino all’ultimo posto, sono state eseguite alla perfezione o no. Basta in effetti solo aver avuta la possibilità di rivederle vive e palpitanti di muscoli e sudore, aver comunque capito che ogni singolo membro della compagnia ha messo in scena la sua sfida personale e la sua voglia di interpretare una grande opera.
Il pubblico ha così molto apprezzato lo spettacolo, anche per la robusta iniezione di classicismo che al Romano mancava da un po’ di tempo.
La compagnia francese è molto compatta ed ha in se degli elementi di grande talento. Potente ed espressivo David Galstyan, meno incisivo in Romèo et Juliette, deciamente più a suo agio nella celeberrima La Bayadère, un cavallo di battaglia di Nureyev, insieme alla brava Maria Gutierrez-Nikiya.
Grande esercizio di stile classico, gradito al pubblico ma al limite dell’accademico, La Belle au bois dormant con Lauren Kennedy– Principessa Aurora e Avetik Karapetyan-il principe Dèsirè.
Attraente e fin’ora poco vista, nella riscrittura coreografica del grande artista russo, Le Lac des Cygnes- Pas de trois du Cygne noir, dove svettano nelle parti soliste Julie Charlet– Odile e Shizen Kazama-il Principe Siegfried entrambi capaci di trasportare la mente verso le grandi esecuzioni passate.
Grande finale con un altro grande classico della carriera di Nureyev, ovvero il Don Quichotte di Marius Petipa, nella versione elaborata dal ballerino russo per l’Opera di Vienna nel 1966. Al romano splendidi Julie Charlet-Kitri e Takafumi Watanabe-Basilio.
Riflettendoci, deve esserci un filo conduttore tra le capacità fisiche ed interpretative dei due ballerini di origini orientali (Watanabe e Kazama) e quelle del siberiano Nureyev (era nato ad Irkutsk nel 1938).
In apertura della serata al Teatro Romano si è anche proceduto alla premiazione de “Il Festival siamo noi”.
IL FESTIVAL SIAMO NOI- Anche quest’anno, il Festival dei 2Mondi incontra il mondo della scuola, richiamando i giovani alla riscoperta di un’identità culturale strettamente connessa proprio alla nascita e allo sviluppo del Festival di Spoleto. Giunto alla sua quinta edizione, è rivolto agli alunni delle scuole primarie e secondarie di I e II grado della città di Spoleto.
La scoperta del Teatro, tema del progetto di quest’anno, voleva. essere un invito a cercare, conoscere e ricostruire la storia del Festival attraverso alcuni luoghi della città nei quali, da oltre mezzo secolo, si svolge la manifestazione. Spoleto, Città Teatro per eccellenza, possiede infatti spazi scenografici che sembrano nati per ospitare la rassegna.
L’ottocentesco Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti e il suggestivo Teatro Romano hanno ospitato il laboratorio dei bambini della Scuola primaria “XX Settembre” di Spoleto.
Ad accompagnare i piccoli visitatori alla scoperta delle bellezze dei teatri sono stati gli studenti e le studentesse del liceo classico, delle scienze umane, artistico e linguistico “Sansi – Leonardi – Volta” di Spoleto, che hanno animato le attività con visite guidate, strutturate secondo la pratica della peer education, con rappresentazioni grafiche e scenografie costruite per l’occasione ed, infine, con un breve spettacolo teatrale con gioco finale.
Presenti al Romano tanti ragazzi del progetto, i loro insegnanti e il sindaco Fabrizio Cardarelli al quale è andato il compito di effettuare la premiazione.
Le classi premiate sono state la IV B e V A Scuola elementare XX settembre
Le due classi sono state premiate per gli elaborati presentati, un teatro in legno modellino esposto al palco ieri, il secondo foto e testi dal titolo “Quando a Spoleto si andava in carrozza”.
Le guide del liceo sono state IV A corso liceo classico, IV A corso liceo scienze umane, IV A e V B corso liceo linguistico III B e V A corso liceo artistico.
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Foto: Kim Mariani per Agf- (Il Festival siamo noi)
David Herrero- Ballet du Capitole de Toulouse