FESTIVAL DEI 2 MONDI: LA PIOGGIA NON FERMA LA LONDON SIMPHONY ORCHESTRA CHE INCANTA SPOLETO (GUARDA CHI C’ERA) - Tuttoggi.info

FESTIVAL DEI 2 MONDI: LA PIOGGIA NON FERMA LA LONDON SIMPHONY ORCHESTRA CHE INCANTA SPOLETO (GUARDA CHI C’ERA)

Redazione

FESTIVAL DEI 2 MONDI: LA PIOGGIA NON FERMA LA LONDON SIMPHONY ORCHESTRA CHE INCANTA SPOLETO (GUARDA CHI C’ERA)

Lun, 14/07/2008 - 17:30

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di Carlo Ceraso

Alla fine anche Matrigna Natura si è dovuta arrendere. Ci ha provato in tutti i modi a guastare il concerto finale di questo 51.mo Festival dei 2 Mondi. Nuvole nere che hanno ingrigito per tutta la giornata quel cielo di Spoleto che il Lippi ha impresso nell’abside del Duomo. Ci ha provato, la matrigna, le cui “intenzioni” si sono polverizzate sotto le note Strauss, Stravinsky e Brahms. La platea è pronta, elegante come sempre (anche se dalle borsette ricamate delle signore spuntano piccoli ombrelli che posson sempre tornar utili). A rappresentare il Governo c’è il Ministro Brunetta che poco prima ha confermato la volontà di sostenere la manifestazione. E’ tutto come sempre. Non si respira però la stessa aria. Neanche un ‘occhio di bue’, una luce, sulla finestra del Maestro Gian Carlo Menotti. Ma prima o poi, spera qualcuno, faranno tutti l’abitudine a dimenticarlo.

Eccolo Daniel Harding salire sul palco con la sua London Simphony Orchestra. Il Don Juan, come L’Uccello di Fuoco, non sono per la verità appropriati alla Piazza: già le ultime file della zona ‘vip’ stentano a sentire i virtuosismi degli straordinari orchestrali. Figurarsi quelli seduti in cima alla scalinata. A Palazzo Vincenti Mareri, messo gentilmente a disposizione di una ventina di giornalisti, non si sente nulla. Eppure son musiche di straordinaria bellezza. Eseguite magistralmente. La bacchetta di Harding agita il cielo della Piazza. E’ l’unica cosa che si ‘muova’ insieme ai piccioni che ormai hanno nidificato: le rondini, le naturali protagoniste di ogni concerto finale, stavolta se ne rimangono al di là del campanile del Duomo. Una sola, durante l’esecuzione di Stravinsky, ‘entra’ in piazza e compie uno, due, tre cerchi perfetti sopra il palco degli orchestrali. C’è chi vorrebbe interpretare quel volo, ma sono considerazioni solo dei più nostalgici. Di tutto ha bisogno il Festival tranne che di saccenti aruspici. Un lungo applauso saluta la fine della prima parte del concerto. Le signore ritoccano il trucco, i signori parlottano un po’ fra loro. L’orchestra è di nuovo pronta per la Sinfonia n. 2 di Brahms, l’opera scritta durante un soggiorno sulle Alpi austriache e che non a caso è stata spesso paragonata alla Pastorale di Beethoven. Eccole le rondini. Tagliano in due la piazza, il loro garrito sembra offuscare le magiche note. Comincia a piovere. L’arco del primo violino da il segnale agli orchestrali: bisogna abbandonare il palco. In piazza si aprono gli ombrelli. I più decidono di attendere: la Matrigna sembra non avere la meglio. I meno invece si avviano a prender posto alle cene di gala. Sul palco sale Giorgio Ferrara, indossa una camicia colorata poco adatta per il Concerto finale. Ma anche a questo forse si farà l’abitudine. “Il maestro Harding chiede 10 minuti di tempo, poi il concerto riprenderà”. E così è. La magia di Brahms riempie Piazza del Duomo. Di rondini e piccioni ora non c’è più traccia. L’orchestra si ferma. E’ finita. E la Piazza esplode in un lungo applauso.

E’ l’ora delle cene. Tre in tutto. Alla Rocca della CaRiSpo, all’Inpdap della Bps e al Meeting Point del Festival. Si attendono i fuochi. Che, a mezzanotte in punto, arrivano per la gioia di grandi e piccini. Ma lungo la Flaminia, al Bar Api, al Giro della Rocca e al Frontone di gente ce n’è poca. Ma anche a questo c’è chi spera si possa fare l’abitudine.


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