Ha avuto inizio oggi a Firenze il nuovo processo d’appello sulla vicenda del cosiddetto “Mostro delle Mura”, il palazzo di via Posterna a Spoleto balzato agli onori delle cronache non solo per le vicende giudiziarie che lo riguardano direttamente ma anche, più indirettamente, per il contenzioso in atto tra la Findem e il comune di Spoleto in merito al contratto di cessione dell’area retrostante, in cui è stato realizzato il parcheggio di superficie del primo stralcio della mobilità alternativa. Una vicenda, quella dell’”Ecomostro” – così lo ha ribattezzato qualcuno a Spoleto – che destò grande clamore in città, con risvolti giudiziari particolarmente intricati. Vediamo.
Prima condannati – Come i più attenti ricorderanno, l’inchiesta della Procura della Repubblica di Spoleto coordinata dall’allora Procuratore Capo Gianfranco Riggio e dal sostituto Federica Albano (Il primo in pensione da pochi mesi, la seconda trasferita nel Lazio) aveva portato alla condanna in primo grado di 6 tra appaltatori, tecnici e funzionari comunali, difesi dagli avvocati Massimo Marcucci, Manlio Morcella e Nerio Zuccaccia. Erano stati condannati a quattro mesi di reclusione (pena sospesa) e al pagamento di un’ammenda di 25mila euro per abuso edilizio e deturpamento delle bellezze naturali, visto lo stile moderno del palazzo e il suo impatto negativo sul precedente assetto dei luoghi.
Poi assolti – Una sentenza che la Corte d’Appello di Perugia in secondo grado ribaltò completamente, assolvendo i sei imputati. Relativamente al deturpamento estetico, spiegarono i giudici, la sussistenza del reato non può dipendere dal gusto personale del giudice ma deve afferire a determinati parametri oggettivi. Stando alla sentenza di assoluzione infatti, non c’erano prove che un palazzo moderno, pur se di dimensioni influenti, non potesse armonizzarsi con l’ambiente circostante.
Rinvio – A questa sentenza si era appellata a sua volta, attraverso il ricorso in Cassazione, la Procura Generale di Perugia, vincendo la “battaglia”. La Suprema Corte ha infatti rinviato gli atti alla Corte d’Appello di Firenze, dove oggi si è aperto l’appello bis. Aperto solo formalmente, visto che la mancanza di alcuni documenti che la Procura deve indispensabilmente acquisire ha indotto i giudici ad aggiornare la seduta al prossimo mese di luglio. Ancora qualche mese dunque per conoscere la nuova sentenza, anche se incombe la prescrizione dei reati (i termini scadranno nel mese di novembre). Prescrizione che comunque riguarderebbe solo le responsabilità penali dei sei imputati e non l’eventuale decisione sul presunto abuso edilizio.
Riproduzione riservata ©