Jac. Bru.
Sei rinvii a giudizio e un “non luogo a procedere”. Questo l’esito dell’udienza preliminare relativa al crollo della chiesa di San Giacomo, avvenuto il 23 novembre 2010, in cui rischiarono di perdere la vita 4 operai se non fosse stato per la prontezza di riflessi di uno di loro. Il Gup Augusto Fornaci ha quindi accolto le richieste formulate dal pubblico ministero Gianfranco Riggio (sostituito oggi in aula dal dottor Gennaro Iannarone, appena trasferito da Avellino) il 30 luglio scorso, a cui i legali della curia, costituita parte civile nel processo, si erano associati.
L’unica eccezione ha riguardato il collaudatore, prosciolto dalle accuse poiché non essendo terminati i lavori al momento del crollo, non ebbe modo di portare a termine il proprio lavoro. Gli altri sei indagati – tra cui figurano i progettisti degli interventi di consolidamento della chiesa, i direttori responsabili dei lavori, il coordinatore per la sicurezza e il legale rappresentante della ditta che materialmente li eseguì – dovranno presentarsi dinanzi al collegio penale il 9 ottobre del 2014, giorno in cui è stato stabilito l’inizio del processo.
Tra i capi d’imputazione loro carico figurano il disastro colposo e diverse violazioni in materia di edilizia, appalti e sicurezza. Proprio in riferimento a quest’ultimo va segnalato l’alleggerimento della posizione del responsabile, che in un primo momento era stato erroneamente accusato di non aver presentato alle autorità competenti il piano per la sicurezza dei lavori, consegnato invece regolarmente. Le indagini, condotte dal pm Federica Albano, si avvalsero della consulenza tecnica del dottor Nicola Augenti, che per primo avanzò l'ipotesi delle responsabilità umane nel crollo.
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