Jacopo Brugalossi
E’ arrivato il turno di Umbria Mobilità fare il punto della situazione sui finanziamenti per il primo stralcio della Mobilità Alternativa di Spoleto, i cui ritardi, messi in luce nei giorni scorsi dalla ditta esecutrice dei lavori (leggi qui), potrebbero mettere seriamente a rischio il completamento del cantiere di via della Posterna. Se l’altro ieri era stato il Comune di Spoleto a chiamarsi fuori dal contenzioso, con un comunicato che sottolineava come tutti i finanziamenti erogati dal Ministero fossero stati girati a Umbria Mobilità (qui), oggi è il turno della holding regionale dei trasporti chiarire la sua posizione, a maggior ragione dopo essere stata chiamata direttamente in causa dall’amministrazione della città del Festival, cosa che i vertici aziendali avrebbero mal digerito.
Fondi del ministero – “Dal primo dicembre 2010 (data della fusione con la Spoletina Trasporti) – si legge nel comunicato diramato stamattina – la Umbria TPL e Mobilità ha sempre, e con tempestività, erogato alla impresa esecutrice dei lavori le somme trasferite dal Ministero dei Trasporti, facendosi carico, ancorché con una tempistica in alcuni casi differita, del restante 40% attingendo dalle risorse proprie”. Già, perché i soldi con cui si sta finanziando il progetto della mobilità alternativa spoletina sono a carico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per il 60%, e di Umbria Mobilità per il restante 40%.
Crisi di liquidità – L’azienda umbra ammette quindi di aver erogato i finanziamenti propri alla ditta Della Morte, in alcuni casi, con qualche dilazione, ma ribadisce anche di aver girato puntualmente tutte le somme arrivate dal Ministero. “Alla data di emissione del 16° Stato Avanzamento Lavori – spiega il comunicato – Umbria TPL e Mobilità ha erogato all’impresa aggiudicataria dell’intervento la somma complessiva di 4.684.200 euro, mentre restano da liquidare, sempre al 16° SAL, ulteriori 1.719.823,00 euro che, per criticità finanziarie della Società, non è stato possibile erogare”. In ogni caso, dall’azienda si tiene a precisare che “alla fine dei lavori l’intervento finanziario sarà comunque in linea con le obbligazioni a suo tempo assunte dalla Società SSIT”.
Creditori e debitori – L’impasse si potrebbe risolvere in tempi brevi solo se Umbria Mobilità potesse introitare il milione e 700mila euro di credito che vanta nei confronti del Comune di Spoleto. Esattamente la cifra che deve ancora essere versata alla ditta Della Morte. Questi soldi, fanno sapere i vertici dell’azienda, fanno riferimento alla seconda tranche di spese che il Comune ha sostenuto per co-finanziare il progetto (500mila euro), ai contratti del trasporto pubblico locale e a causali varie. Per il momento, in realtà, a Umbria Mobilità basterebbero 500mila euro, poiché entro una trentina di giorni potrebbe finalmente entrare nelle casse societarie il milione e 100mila euro di rimborso Iva cui la holding ha diritto.
“Rimpallo di responsabilità” – Il botta e risposta tra Comune di Spoleto e Umbria Mobilità non dirime pienamente la questione dei finanziamenti che la “Della Morte” attende per rimettere in moto il cantiere, sui quali sembra sempre più probabile l’interessamento della Corte dei Conti. E il perdurare della crisi di liquidità dei due enti non contribuisce certo a far crescere l’ottimismo sull’effettiva conclusione dei lavori. Parla esplicitamente di un “ poco edificante rimpallo di responsabilità” il consigliere provinciale Giampiero Panfili (Pdl), che ha inoltrato un interrogazione urgente al presidente della commissione affinché, sentita la presidenza di Umbria Mobilità, esponga in consiglio il reale stato degli atti. “Secondo il Comune – scrive Panfili – tutte le somme erogate dal Ministero dei Trasporti sono state puntualmente trasferite ad Umbria Mobilità la quale, però, sembrerebbe negare la circostanza mentre l’ATI incaricata, diffida formalmente il pagamento di quanto dovuto e non percepito; una situazione del genere, anche in considerazione del periodo di crisi che affronta il mercato, finisce con il togliere liquidità alle imprese con la conseguenza di rendere impossibile il pagamento dei lavoratori e l’avanzamento dei lavori”.
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