Carlo Ceraso e Sara Cipriani
Se ci sono stati reati lo decideranno i giudici. Di certo l’assemblea dei soci della Spoleto Credito e Servizi, holding che controlla Banca Popolare di Spoleto, non si svolse in un clima per così dire democratico. A confermarlo è il video – che Tuttoggi.info ha potuto visionare e che pubblichiamo – girato dalle telecamere fissate nella sala riunioni dell’Hotel Albornoz. Immagini a dir poco imbarazzanti per la cooperativa di credito e che dimostrano le strategie studiate a tavolino (e puntualmente ottemperate) dalla “cricca” che attornia il padre-padrone Giovannino Antonini, già defenestrato per mano di Bankitalia dalla guida di Bps ma prontamente tornato in sella al piano superiore della controllante. Uno di quei casi, tipicamente italiani, di chi non è buono per il Re ma lo è per la Regina. Due i blitz con cui il dominus riuscì a salvarsi la poltrona. Il primo, nel febbraio 2011, quando scalzò Fausto Protasi dal board Scs; il secondo con l’assemblea di fine anno convocata da 2 dei 3 revisori dei conti (Cerbella e Mallardo, contrario il presidente del collegio Rossi) che dichiararono l’ingovernabilità della società, guarda caso proprio mentre la maggioranza del board si apprestava a sfiduciare Antonini. Come andò a finire è risaputo: Antonini e il fedele Bellingacci ottennero la fiducia dei soci presenti all’adunanza (1.200 su circa 20mila) che revocarono anche il mandato ai ‘ribelli’ Solfaroli, Cucchetto, Raggi e Protasi. Il filmato mostra il codazzo pronto a farsi in quattro per il proprio leader: ci sono rappresentanti delle istituzioni, amministratori, giornalisti, portaborse, qualche velina e velona, ma sopratutto diversi avvocati.
“Dentro i giornalisti” – eccolo dunque il video che sembrava essere stato distrutto e che Tuttoggi.info è invece in grado di mostrarvi. Immagini che non solo confermano la cronaca del tempo riportata su queste colonne (qui), ma che danno una dimensione preoccupante per le modalità con cui si sono svolti i lavori. Sul tavolo della presidenza si vedono il vicepresidente vicario Danilo Solfaroli (Protasi la notte precedente era stato a suo dire colto da una colica renale), il direttore Scs Alessandro Cardarelli e, caso anomalo nella storia della società, l’intero collegio dei sindaci anziché il solo presidente. “I giornalisti non soci possono seguire i lavori nella sala posta al primo piano” esordisce Solfaroli confortato dal direttore Cardarelli: i due sono stati infatti appena informati che 2-3 giornalisti non riescono ad accedere alla sala dell’Albornoz (Tuttoggi.info fu messo alla porta dall’ex pugile Valentino Giacomelli, astro nascente dell’entourage antoniniano. Un dettaglio che l’ordine della presidenza non sia stato rispettato dagli addetti alla vigilanza).
Statuto dimenticato – l’apertura dei microfoni da parte di Solfaroli, convince il revisore Roberto Mallardo a suonare la carica dei 1.200 accorsi all’assemblea, la metà dei quali dipendenti della PopSpoleto spintaneamente invitati dal d.g. Tuccari. E’ da questo momento che ha avvio il blitz, l’ennesimo della decennale gestione Antonini (il più famoso dei quali resta quello del Natale 2007 quando sfiduciò l’allora presidente Fabrizio Cardarelli, divenuto ormai troppo scomodo) . Ascoltiamo l’intervento di Mallardo: “Signori soci, poiché questa assemblea è stata convocata dal collegio sindacale riteniamo che i soci debbano decidere chi deve presiedere l’assemblea; chi è interessato a fare una proposta lo faccia”. Un invito che appare in sprezzo alle norme dello Statuto societario che all’art. 16 recita: “L’assemblea, sia ordinaria che straordinaria, è presieduta dal presidente del Cda o da chi lo sostituisce e, in mancanza, da persona designata dagli intervenuti”. La presenza di Solfaroli basta e avanza per avviare i lavori. Ma forse i fedelissimi del dominus temono che qualcosa possa andar storto, forse non vogliono che al momento del rinnovo delle cariche si proceda con voto a scrutinio segreto (quello palese è indubbiamente più facile da “controllare”). Anche se appare del tutto evidente che Antonini verrà in un modo o nell’altro rieletto dai presenti dal suo “popolo”.
“Buttalo fuori” – sei secondi. E’ l’intervallo di tempo che passa fra l’intervento di Mallardo e quello di Antonini, che in pratica è già pronto sul palchetto destinato agli interventi per prendere la parola. “Buongiorno a tutti, propongo di far dirigere l’assemblea dall’avvocato Claudio Caparvi, vi chiedo di alzare la mano, chi è d’accordo?” dice tutto d’un fiato come chi non vede l’ora di liberarsi del “nemico”. E’ a questo punto che interviene il notaio Marco Pirone: “…ha ragioni da vendere…non mi chiedete di verbalizzare” si sente (l’audio non è di buona qualità) mentre indica con ogni probabilità Cucchetto che protesta davanti al tavolo della presidenza. Solfaroli richiama più volte le regole statutarie: “a norma di statuto, in assenza del presidente è il vicepresidente vicario a presiedere l’assemblea”. Antonini da una parte invita la claque a “stare calma”, dall’altra fa di tutto per agitare gli animi e calcare la mano. “Stai zitto, stai zitto” urla dal palco a Cucchetto con la sua inconfondibile voce. E ancora: “invito questo provocatore ad uscire….è il solito provocatore, comunque…”. “Dichiaro aperta l’assemblea” interviene Solfaroli. Il padre-padrone è spiazzato, il copione che ha in mente, la strategia che probabilmente ha studiato nei minimi particolari rischia di svanire in una bolla di sapone: come quando rimane sorpreso dall’invito di Solfaroli “nominare il segretario dell’assemblea”.
Verrebbe quasi da ridere se la situazione non fosse invece socialmente drammatica, per quello che Scs e le sue controllate rappresentano per l’economia del territorio umbro e non solo. Ma Antonini non è uomo che si scoraggia, è un “combattente di strada”, come ama definirsi in certe trasmissioni. “A questo punto facciamo le persone serie, è l’assemblea che deve decidere” dice cominciando a perdere la pazienza. Fin quando non la perde definitivamente: “…buttalo fuori (indicando ancora Cucchetto, n.d.r.) allontaniamo questo provocatore” dice minacciando di scendere dal palco per sistemare personalmente l’ormai ex collega di board. E’ Mallardo a rinfocolare gli animi: “il volere dei soci è primario” dice con i revisori Rossi e Cerbella chiusi nel più assoluto silenzio.
“Vi prego di rispettare le norme dello statuto – riprende ancora il vicario – questo passaggio (la nomina del presidente dell’assemblea, n.d.r.) non è all’ordine del giorno….prego il dottor Antonini di prendere posto”.
Insomma l’ex fedelissimo di Antonini, finito anche lui nella relazione di palazzo Koch per il vorticoso giro di assegni con Antonini e Bellingacci (qui), le prova tutte; arriva persino a chiamare ‘dottore’ chi la laurea non l’ha mai presa (almeno di quelle valide per la Repubblica Italiana). E’ la volta di Gigi Piccolo, editore perugino dalle alterne vicende e fortune, il quale, alzatosi dalla prima fila urla come un pazzo verso Solfaroli: “tu non hai rispettato lo statuto!”. Ma il vicario non mostra debolezze, algido come un pinguino dell’Antartide: “mettiamo a verbale quello che sta succedendo, il notaio è pregato di verbalizzare esattamente ciò che sta succedendo” dice dal microfono.
“Ce scappa il morto” – spinto da Mallardo e Caparvi, Antonini rinnova la sua proposta: “chi è contrario alzi la mano”. 3” (tre secondi) e annuncia il verdetto “all’unanimità”, dimenticando che nella sala sottostante ci sono almeno 700 soci che attendono di esprimere il loro voto. Il presidente di Brand-up, Massimo Morelli segue le votazioni dall’alto dei suoi quasi due metri con fare spavaldo. L’aria è pesantissima, quasi irrespirabile. Le telecamere dell’Albornoz registrano la voce di uno dei presenti: “qui ce scappa il morto”. E’ a questo punto che Cucchetto raggiunge il tavolo della presidenza, vuole dire qualcosa a Solfaroli, forse consigliargli di interrompere i lavori. Per gli antoniniani è troppo ed ecco partire il pugile Giacomelli che strattona per un braccio il consigliere dimissionario allontanandolo dal tavolo (trattamento che, neanche a dirlo, non sarà riservato a chi, fra i fedeli del dominus, salirà sulla pedana). Non è dato sapere perché Giacomelli, di professione autista dei bus di U.M., si sia dato così tanto da fare, visto che sulla giacca non ha neanche un tesserino di riconoscimento.
L’aggressione – tocca a Caparvi di provare a sbrogliare l’impasse, anche se il tentativo risulterà devastante: “signori soci”, dice rivolgendosi all’assemblea con voce che ricorda quella di Aldo Fabrizi. Solfaroli è costretto ad interromperlo: “L’avvocato Caparvi non ha avuto la parola; se continua questo clima io fra 1’ chiuso l’assemblea…”. E’ il momento più drammatico, quello denunciato dallo stesso vicario alla procura della Repubblica di Spoleto (pm Mara Pucci) che accuserà di esser stato fatto bersaglio di sputi e strattonate da una decina di persone. Le telecamere non inquadrano ciò che succede ma qualcosa di grave deve esser successo se Rossi (inquadrato) strilla più volte “fermi, fermi, fermi” invitando un vigilantes ad intervenire. Anche Antonini ora richiama all’ordine i suoi: “fermi!”. E’ una calma solo apparente quella che torna nei pressi del tavolo della presidenza. Caparvi si sposta e sale sul palchetto destinato agli interventi: “non dobbiamo cadere in alcuna provocazione” dice suscitando una certa ilarità in chi ha potuto vedere il filmato.
Incontro rinviato – è fin troppo evidente che questo video potrebbe offrire più di uno spunto al palazzo di Giustizia dove ormai non si contano i fascicoli aperti, fra quelli di carattere penale e quelli di natura civile, che riguardano SCS e BPS. Nei giorni scorsi, in città si parlava di queste immagini che Solfaroli&Co. avevano richiesto alla direzione SCS per dimostrare le loro ragioni. Ma dalla holding, a detta di Solfaroli che su questa vicenda avrebbe ingaggiato un pool di investigatori privati, non è mai pervenuta una risposta ufficiale. Tanto da sollevare alcune voci, non confermate, secondo le quali il filmato sarebbe stato distrutto pochi giorni dopo l’adunanza sulla quale pendono i ricorsi delle due fazioni che hanno impugnato l’elezione del 17 dicembre scorso: quella di alcuni soci assistiti dall’avvocato Massimo Marcucci e quella di Cucchetto-Raggi-Solfaroli difesi dal professor Zaccheo e dall’avvocato Mazzi. Due ricorsi che hanno registrato il dispositivo emesso dal presidente del Tribunale Emilia Bellina (la quale ha sospeso il Cda di Antonini dai poteri della straordinaria amministrazione) e l’udienza tenuta dal giudice istruttore Roberto Laudenzi che ha invitato il board e i ricorrenti a trovare un accordo bonario per ripetere l’assemblea (qui). Di poco fa la notizia che il primo incontro, fissato proprio per il pomeriggio odierno a Roma, è stato rinviato a data da destinarsi.
Dopodomani, giovedì, la seconda parte del video.
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Aggiornamento della notizia [21 ottobre 2021]
Il processo di primo grado, durato 10 anni, ha visto alcune posizioni cadere in prescrizione e altre essere stralciate. La conclusione sugli altri capi di imputazione è stata di assoluzione per tutti gli imputati coinvolti.